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Troppi estremisti tra i militari, stretta del Pentagono

Raddoppiati i casi, l’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso campanello d’allarme

La folla davanti al Congresso il 6 gennaio 2021, prima dell’attacco (Keystone)
21 dicembre 2021
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Il Pentagono dichiara guerra agli estremismi tra i ranghi delle forze armate. Anche mettere un like su un post che propaganda teorie radicali, razziste o complottiste potrà diventare d’ora in poi un serio problema per un soldato americano, con azioni disciplinari immediate. La linea dura è dettata dai dati dell’ultimo anno. Cifre che mostrano una crescita esponenziale nel numero dei militari che sui social media manifestano simpatie soprattutto per la teorie suprematiste e dell’estrema destra o che partecipano direttamente ad attività di gruppi radicali e al limite dell’eversione.

Il campanello d’allarme ha cominciato a suonare dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso, che ha visto coinvolti anche decine di militari e riservisti. Almeno cinque di loro - un Marine, due uomini della Guardia Nazionale e due della Us Army Reserve - sono stati incriminati per i fatti sanguinosi di quel giorno.

L’indagine ordinata dal segretario alla Difesa Lloyd Austin ha quindi portato a risultati inquietanti: i dati ufficiali indicano come i casi di militari che hanno violato le regole siano raddoppiati nell’ultimo anno, almeno 100 dall’inizio del 2021, spingendo l’amministrazione Biden a correre ai ripari.

Numeri preoccupanti

Dal 1990 tra le fila delle forze armate Usa e dei veterani si contano ormai 458 reati legati all’estremismo. E a preoccupare è più quello di destra legato a gruppi nazionalisti e suprematisti come gli Oath Keepers, i Three Percenters, i Proud Boys, i Patriot Preyers, o i complottisti alla QAnon, spesso osannati dall’ex presidente Donald Trump. Realtà che al momento negli Usa rappresenterebbero un rischio maggiore rispetto al radicalismo della sinistra, vedi gli Antifa, o a quello jihadista.

Le nuove linee guida del Pentagono, in via di elaborazione, saranno dunque molto più severe. Ma, ha spiegato il portavoce John Kirby, non vieteranno esplicitamente l’adesione a singoli gruppi e non prenderanno di mira ideologie specifiche. Punteranno piuttosto a rafforzare la vigilanza su qualunque tipo di comportamento che desti sospetto e preoccupazione, anche attraverso la denuncia di colleghi. “Fare una lista nera delle organizzazioni vietate avrebbe poco senso - ha spiegato Kirby - perché questi gruppi cambiano e si trasformano di continuo. E una black list in questo caso avrebbe valore solo il giorno della sua pubblicazione”.

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