Estero

Lukashenko respinge le accuse e vola da Putin

Il presidente bielorusso: ‘Il vero bersaglio è Mosca’. L'opposizione prende coraggio: ‘Ora nuove proteste’

Il leader bielorusso Aleksander Lukashenko (Keystone)
26 maggio 2021
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L'onda lunga del caso del volo Ryanair dirottato a Minsk comincia ad aver i suoi primi effetti politici, specie dopo la reazione del Consiglio Ue con le misure di limitazione ai voli da e per la Bielorussia (inclusa la no-fly zone per le aviolinee europee) e la promessa di nuove sanzioni. Il presidente dittatore Alexander Lukashenko ha reagito, difendendo le sue azioni, definite "legittime", e incaricando il governo di stilare un pacchetto di "contro-misure", compreso "un embargo alle merci europee", persino "in transito".

L'opposizione sente invece che è giunto il momento di alzare la posta in gioco e ha promesso "una nuova ondata di proteste". Con l'arrivo della bella stagione, insomma, la Bielorussia potrebbe tornare a vedere le manifestazioni dell'anno scorso, quando nel Paese stretto fra Russia ed Europa si respirava aria di libertà. Il condizionale è d'obbligo perché, in questi 10 mesi, Lukashenko ha stretto il cappio intorno a ogni forma di dissenso, varando leggi draconiane che promettono la galera, di fatto, a chiunque scenda in piazza, giornalisti compresi. Le sigle dell'opposizione, tutte strette intorno all'ex candidata presidenziale Svetlana Tikhanovskaya, hanno però promesso battaglia, anche promettendo "il rafforzamento della struttura del movimento di guerriglia", poiché Lukashenko, con l'arresto dell'oppositore Roman Protasevich e il dirottamento del volo Ryanair, ha trasformato la Bielorussia "in un buco nero sulla mappa del mondo". "Il regime è sull'orlo dell'isolamento totale, come mai prima d'ora", dicono citando le azioni promesse da Usa e Ue, ma non solo.


Una protesta di piazza a Minsk nei mesi scorsi (Keystone)

L'allarme svizzero

L'ultimo dittatore d'Europa ha ribadito la sua linea di aver deciso il dirottamento del volo sulla base della minaccia di attentato "arrivata dalla Svizzera" e ha smentito che il caccia inviato ad affiancare l'aereo Ryanair lo abbia "forzato" all'atterraggio. L'Occidente, ha ribadito, vuole "destabilizzare" la Bielorussia e poi passare "a est", dunque alla "fraterna" Russia, ed è per questo che tocca mantenere salda la posizione. Lukashenko ha poi dichiarato che Protasevich era "un mercenario", con esperienza di combattimento nel Donbass, probabilmente al soldo di qualche "servizio segreto" ed è per questo che l'Occidente sta facendo tanta "confusione". "Era sulla lista dei ricercati per terrorismo, arrestarlo era un nostro diritto", ha tagliato corto.

Se l'Occidente spinge - nel governo già dicono che in queste condizioni aderire al progetto di partenariato orientale dell'Unione europea è "assolutamente inutile" - Mosca spalanca le braccia. Il Cremlino dice di "non aver motivo" per non credere alla versione dei fatti di Minsk e che Usa e Ue non paiono interessati a conoscere davvero i fatti attraverso "un'indagine imparziale". Lukashenko in tutto questo venerdì volerà a Sochi da Vladimir Putin - era "già in programma" prima dell'incidente di domenica, assicurano a Mosca - dove, a quanto pare, si parlerà principalmente di "economia". Ma tutti sanno che il Cremlino vorrebbe stringere sempre di più l'integrazione prevista dal Trattato dell'Unione fino a una annessione de facto. Lukashenko ha detto di essere disposto a parlare dei problemi della Bielorussia anche con "Joe Biden", se vuole. Ma il tempo della politica dei due forni - equilibrismo tra Russia e Occidente - pare ormai tramontato.


Un cartello in cui si chiede dove sia finito Roman Protasevich (Keystone)

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