Estero

Uccisione di Soleimani. Teheran a Trump: 'Ora prepara le bare'

Gli Usa parlano di un atto di 'auto difesa' e inviano in Medio Oriente altri 3'500 soldati. In Iran la guida suprema Khamenei promette una 'dura reazione'

I resti dell'auto in cui viaggiava Soleimani (Keystone)
3 gennaio 2020
|

Un boato nella notte di Baghdad, un missile partito da un drone americano MQ-9 Reaper che centra con precisione chirurgica un convoglio in uscita dall'aeroporto. Così è morto Qassem Soleimani, il potente generale iraniano alla guida delle forze speciali delle Guardie Rivoluzionarie, i temutissimi pasdaran della Qud Force.

Lui, l'uomo più rispettato a Teheran dopo l'ayatollah Ali' Khamenei, lo stratega che per 20 anni ha guidato tutte le operazioni militari e di intelligence della Repubblica Islamica. In patria un leader e un eroe di guerra, per gli Usa un terrorista, un feroce assassino al pari di Osama bin Laden o di Abu Bakr al-Baghdadi, pronto a sferrare nuovi mortali attacchi contro gli americani.

Con Soleimani, in un cumulo di cenere e di ferraglia infuocata, sono finiti diversi uomini dei gruppi filo-iraniani attivi in Iraq, compreso Abu Mahdi al-Muhandis, il numero due delle Forze di mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi), la coalizione di milizie paramilitari sciite che hanno organizzato l'assedio dei giorni scorsi all'ambasciata Usa di Baghdad. Il generale iraniano si muoveva allo scoperto, probabilmente si riteneva al sicuro, e sarebbe stato riconosciuto grazie al vistoso anello che indossava sempre.

A ordinare l'attacco, ha spiegato il Pentagono, è stato il presidente Donald Trump in persona, dalla residenza di Mar-a-Lago, in Florida, dove si trova ancora dopo le festività di fine anno. Una decisione clamorosa che innesca un'escalation senza precedenti con l'Iran, con conseguenze imprevedibili e incalcolabili. La mossa Usa più grave in Medio Oriente dopo la guerra in Iraq del 2003. Gli esperti parlano di "uncharted water", acque inesplorate. E se il segretario alla difesa americano Mark Esper e il segretario di stato Usa Mike Pompeo parlano di atto di "auto difesa", per Teheran l'uccisione di Soleimani è un vero e proprio atto di guerra.

'Dura reazione'

Così la guida suprema Khamenei promette una "dura reazione" e avverte direttamente Trump senza usare giri di parole: "Prepara le bare". "Sarà vendetta contro chi ha le mani sporche del sangue di un eroe e degli altri martiri con lui uccisi".

Nessuno sa quando e dove arriverà la risposta dell'Iran: "Avverrà nel momento e nel posto giusti", ha minacciato lo stesso Khamenei, mentre di fronte a un azione così clamorosa come quella decisa dalla Casa Bianca anche il presidente e il ministro degli esteri iraniani, Hassan Rohani e Javad Zarif - promotori con Barack Obama dello storico accordo sul nucleare - sono costretti ad abbandonare i consueti toni moderati. Intanto a Teheran migliaia di cittadini sono scesi in strada al grido "morte all'America", bruciando bandiere a stelle e strisce e innalzando cartelli con l'effige di Soleimani. Proteste anche a Baghdad, con il Dipartimento di stato Usa che ha ordinato l'evacuazione dei cittadini americani temendo il peggio.

Più soldati statunitensi in Medio Oriente

Dal Pentagono intanto trapela come stanno per arrivare in Medio Oriente, tra Iraq e Kuwait, altri 3.000-3.500 soldati. Un cambio di rotta drammatico rispetto alla linea del disimpegno finora sostenuta con forza da Trump. Che su Twitter non sembra abbandonare l'atteggiamento provocatorio: prima ancora della conferma del raid da parte del Pentagono posta una bandiera americana. Ore dopo, di fonte alle minacce di Teheran, scrive: "L'Iran non ha mai vinto una guerra, ma non ha mai perso un negoziato!", con un chiaro riferimento all'accordo sul nucleare che per il tycoon è solo una truffa per mascherare l'obiettivo della Repubblica degli ayatollah di avere la bomba atomica.

La preoccupazione nelle capitali mondiali è altissima, così come sui mercati finanziari, col prezzo del petrolio schizzato ai massimi livelli da mesi e le Borse, dall'Europa a Wall Street, in calo. Pompeo ha dovuto compiere un giro di telefonate tra le principali capitali per spiegare la ratio della decisione di Trump e per assicurare che gli Usa sono comunque per una de-escalation. "Non possiamo permetterci un'altra guerra del Golfo", ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE