Estero

Conte sblocca, Di Maio vuol restare vice e M5S consulta la base

Italia, non è ancora finita: go&stop nella notte. Il Pd rivendica la vicepresidenza. Si attende Mattarella

28 agosto 2019
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In Italia prima lo sblocco della trattativa per il governo giallorosso. Poi la frenata, dopo il ritorno alla carica di Luigi Di Maio per mantenere il ruolo di vicepremier che il Partito democratico (Pd) vorrebbe solo per un suo uomo. A caricare di tensione la partita si aggiunge la decisione del Movimento 5 Stelle (M5S) di chiedere il gradimento della base al governo M5S-Pd tramite il voto online sulla piattaforma online Rousseau. Solo dopo il conferimento dell'incarico al premier uscente Giuseppe Conte. Tritolo puro che carica la notte di tensione. Non è ancora finita, dunque, e l'intesa non potrà che essere siglata solo all'ultimo momento, poco prima della salita al Quirinale delle delegazioni Pd e dei 5 stelle.

Conte era riuscito a sbloccare la situazione gettando acqua sul fuoco delle accuse contro il vicepremier uscete Luigi di Maio di avere brama di poltrone. "Di Maio non ha mai chiesto il ministero dell'Interno" sottolinea nel pomeriggio, al quale, solo poche ore prima, i Dem avevano chiesto di condurre in prima persona la trattativa.

Ma nella notte tutto torna al punto di partenza, in un estenuante gioco dell'oca. Di Maio non vuole rinunciare alla carica di vicepremier. E a questo punto "solo con l'ok degli iscritti il M5S supporterà il nuovo esecutivo", avverte il leader alzando nuovamente la posta nella trattativa. Così anche al Nazareno le posizioni si irrigidiscono. "Rischia di saltare tutto, perché Luigi Di Maio è tornato a rivendicare la vicepresidenza del Consiglio", affermano fonti Dem secondo le quali, complice anche la scelta della votazione online, il nuovo incontro sul programma previsto in mattinata tra le due delegazioni rischia di essere cancellato.

Conte entrerà ufficialmente in campo solo dopo aver avuto l'incarico dal capo dello Stato Sergio Mattarella, ma con la spada di Damocle della consultazione online e con una base M5S ancora in rivolta per l'abbraccio con i Dem. Per ora a condurre il difficile dialogo restano Di Maio e il segretario Pd Nicola Zingaretti. E il nodo era e rimane quello del vicepremier. Il Pd considera Conte come esponente 5S e vorrebbe un vicepremier unico, in quota Dem. Il M5S mira a ripetere lo schema giallo-verde: un premier-garante e due vice. Con una terza ipotesi: che alla fine le due parti convergano su un presidente del Consiglio e nessun vice.

Le stoccate arrivate dai Dem al capo politico, dopo il vertice notturno di 4 ore, riguardano infatti più il ruolo di vice al quale mira Di Maio che quello di successore del vicepremier uscente Matteo Salvini (Lega). "È impossibile uno schema con Di Maio vicepremier", avverte il senatore Andrea Marcucci. Per Di Maio scatta il campanello d'allarme. Qualcuno, tra i "filo-Dem" nel Movimento, comincia a temere che l'accordo deflagri. "Concentriamoci sui temi", è l'invito che Carla Ruocco rivolge al capo politico in vista dell'assemblea notturna dei gruppi.

Alla Camera, a cavallo dell'ora di pranzo, cominciano ad arrivare alla spicciolata gli esponenti 5 Stelle per una riunione informale con i capigruppo Stefano Patuanelli e D'Uva, che poi si recano a Palazzo Chigi per incontrare Di Maio. EÈ il momento più delicato della trattativa. E non a caso, in diretta facebook, Matteo Salvini sibila: "M5S e Pd litigano sulle poltrone, come nella Prima Repubblica". È a quel punto che lo stallo si sblocca. Con una e più telefonate tra Conte e Zingaretti, che chiede garanzie sulla "presenza" del premier nella trattativa. Una trattativa che, sebbene ancora in maniera ufficiosa, ormai sembra contemplare senza più troppe ombre la presenza di Conte a Palazzo Chigi.

E nella sala Siani di Montecitorio tornano a riunirsi, questa volta con tanto di photo-op, le delegazioni Pd e M5S, guidate dai capogruppo, per iniziare a lavorare su un documento comune. "È stata una riunione serena, abbiamo approfondito i punti per una base comune programmatica", sottolinea il Pd. "C'è stato un buon clima, ma non abbiamo parlato di nomi", aggiunge Stefano Patuanelli. Ponendo l'accento su un punto: "Il nostro capo politico è Di Maio e si parla con lui". Parole che suonano come un avvertimento al Pd, ma forse anche ad una certa parte del Movimento: il leader del M5S non è Conte ma Di Maio.

Intanto, al Colle iniziano le consultazioni, con Leu e anche Civica Popolare che ribadiscono il loro sì al governo. Domani toccherà ai big e, se la trattativa Pd-M5S si concluderà positivamente, nonostante i continui "stop and go", Mattarella incaricherà Conte tra mercoledì sera e giovedì, lasciandogli un certo margine per continuare a lavorare su programma e squadra di governo. Ma nelle prossime ore, per suggellare la schiarita Pd-M5S forse servirà un nuovo vertice tra Zingaretti e Di Maio. Del resto entrambi i leader devono ancora sciogliere gli ultimi dubbi personali e superare le pressioni interne. "Dal Pd nulla su Benetton e Malagò", tuona non a caso Alessandro Di Battista, forse tra i più strenui nemici dell'abbraccio del Movimento al Pd.

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