Estero

Il Conte bis con Cinquestelle e Pd è in arrivo

Le dichiarazioni di Di Maio e Zingaretti confermano la volontà di continuare la legislatura. Salvini è furioso.

Lei è quello che voleva il mio impeachment? (Keystone)
28 agosto 2019
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Il governo si farà, anche se ha le spalle strette. E il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ne ha già garantito la “forte discontinuità”. Un parolone, se si pensa che il presidente del Consiglio rimane quel Giuseppe Conte che il Pd aveva promesso di defenestrare. Dopo le consultazioni col presidente della Repubblica Sergio Mattarella, anche Luigi Di Maio ha confermato la disponibilità dei Cinquestelle a collaborare per un esecutivo “di lungo termine”, facendola cadere dall’alto: per dire di sì al Pd ho rinunciato all’offerta della Lega, ha detto in sostanza l’ex vicepresidente del Consiglio, con la leziosaggine di chi millanta infiniti pretendenti.

In verità Di Maio sembra piuttosto una zitella invecchiata anzitempo, snobbata perfino dal M5S che ora pare riconoscere proprio in Conte il suo nuovo leader (gli è bastato un quarto d’ora da ‘statista’, peraltro postumo; ma la concorrenza è quella che è). Si vedrà poi se il ‘capo politico’ avrà qualche incarico di peso: Beppe Grillo ha invitato i suoi a lasciare i ministeri a un “pool di personalità del mondo della competenza”, escludendo evidentemente che di competenti se ne possano trovare anche fra i suoi seguaci.

Al di là dei nomi, ora il problema è il programma. Le richieste del Movimento 5 Stelle non sono molto diverse da quelle del ‘contratto’ coi leghisti; quelle del Pd sono abbastanza liquide da entrare in tutte le anfore. Sia come sia, la stagione dei ‘Pidioti’ e del ‘partito di Bibbiano’ è archiviata in nome di una strana alleanza fra europeisti-antipopulisti e antieuropeisti-populisti. “Siamo sempre stati un movimento post ideologico”, ha detto d’altronde Di Maio.

La compagine che si delinea rivela anche i rapporti di forza interni al Pd. Zingaretti aveva escluso categoricamente un’allelanza col M5S e avrebbe preferito nuove elezioni, ma si è trovato messo in fuorigioco da Matteo Renzi, che controlla di fatto il gruppo parlamentare. Il segretario si è così rassegnato a fare il canarino in miniera; subordinando così il suo futuro non solo alla riuscita di un governo sghembo, ma anche alle velleità di riconquista di Renzi, che proprio dai banchi parlamentari potrebbe decidere quando alzare il cartellino rosso per l’intera legislatura.

Salvini intanto è prevedibilmente furioso, specie verso i renziani che ne hanno sgambettato la corsa al voto: “l’Italia è ostaggio di 100 parlamentari attaccati alla poltrona”, ha detto uscendo dal Quirinale. E poi “c’è un disegno che parte da fuori dall’Italia”. Non solo Bruxelles, ma perfino Trump gli ha voltato le spalle sostenendo ‘Giuseppi’ Conte. Sic transit!

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