Estero

Sul Russiagate Mueller ribadisce: Trump 'non è stato scagionato'

Il superprocuratore che ha indagato i legami fra il presidente e Mosca testimonia al Congresso: nessuna condanna, ma neppure un’assoluzione.

(Keystone)
24 luglio 2019
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“Il presidente non è stato scagionato per le azioni che presumibilmente ha commesso”. Cammina sulle uova Robert Mueller, il superprocuratore che ha indagato per due anni sulle interferenze russe nell’elezione di Donald Trump: davanti alle commissioni di Giustizia e Intelligence della Camera, fa attenzione a non aggiungere nulla di increscioso a quanto si trova nel rapporto diffuso due mesi fa; sarebbe un abuso del suo ruolo di inquirente. Ma una cosa la ripete chiaramente: sebbene la legge americana impedisca di incriminare il presidente in carica – un’ipotesi esclusa a priori dagli investigatori – questo non significa che le indagini abbiano ‘assolto’ Trump dalle trame che la sua campagna ebbe a tessere insieme agli uomini del Cremlino, e soprattutto dal tentativo di ostacolare le indagini in materia (vedi accanto). Accuse per le quali, ricorda Mueller, il presidente potrebbe essere incriminato una volta lasciata la Casa Bianca.

Per i Democratici che controllano la Camera, quella di ieri è stata un’occasione per riattizzare uno scandalo che gli americani parevano avere quasi ignorato. Davanti alle telecamere accese in diretta, i Dem hanno colto l’occasione per rivisitare con Mueller tutti i capitoli più clamorosi dell’inchiesta. Centinaia di volte il 74enne eroe di guerra ha dovuto schivare le domande con un telegrafico “I can’t get into that”, di questo non posso parlare. E si è dovuto difendere anche dai Repubblicani, intenzionati a screditarne il lavoro e ad accusarlo di risentimento per non essere stato scelto nuovamente come capo della Fbi (“non mi sono candidato”, ha giurato). Intanto ha ribadito che l’interferenza russa ci fu eccome, e che anche se una “cospirazione” non si è provata, questo non esclude un ampio grado di “collusione”. E ha messo in guardia sulla pianificazione di nuovi attacchi russi: “stanno succedendo anche adesso, mentre noi siamo seduti qui”.

Ora è verosimile che si riapra il dibattito fra chi vorrebbe sottoporre a impeachment il presidente – come le due ‘matricole’ Alexandria Ocasio-Cortez e Rashida Tlaib – e chi invece, come la veterana speaker della Camera Nancy Pelosi, teme che la mossa possa regalare a Trump un’altra scusa per parlare di “caccia alle streghe” e per dipingersi come una povera vittima (il caso Lewinsky insegna). Il presidente – che al procuratore avrebbe fornito informazioni “generalmente” lacunose – non si è fatto mancare il tweet: citando un giornalista di Fox news ha definito i procedimenti “un disastro per i Democratici e per la reputazione di Robert Mueller”. Se lo dice lui.

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