Estero

Tiananmen blindata 30 anni dopo, scontro Usa-Cina

Imposto il divieto di commemorare 'l'incidente' e le due potenze riaccedono la vertenza con sullo sfondo la guerra commerciale e tecnologica su Huawei.

4 giugno 2019
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L'ostentata normalità di questa mattina in piazza Tiananmen ha visto anche gruppi di turisti cinesi pronti a entrare nella città proibita: solo un diversivo, perché camminare avendo tratti occidentali ha tradito le apparenze e ha fatto emergere le robuste misure di sicurezza, tra controlli di polizia in divisa o in abiti civili e solleciti anche decisi a non scattare foto o filmare, e ad andare via.

Il trentesimo anniversario della repressione delle proteste pro-democrazia degli studenti resta un nervo scoperto per la Cina e malgrado l'ultima narrativa dell' "incidente" - termine sposato a tutti livelli per indicare il massacro -, il divieto di tenere qualsiasi commemorazione è stato assoluto. E non solo a Pechino e nel resto del Paese: anche internet è finito nella stretta degli algoritmi del Great Firewall e siti stranieri di solito raggiungibili sono stati oscurati, come quello della Cnn.

L'anniversario della strage, con la stima di centinaia di morti, è diventato peraltro nuova occasione di scontro tra Cina e Usa, già alle prese con la guerra commerciale e tecnologica su Huawei. Il fuoco di sbarramento preventivo attivato ieri da Pechino ha tradito l'arrivo di "un messaggio" del segretario di Stato Mike Pompeo. Gli Stati Uniti "onorano l'eroico movimento di protesta del popolo cinese" e invitano il governo di Pechino "a rendere completamente e pubblicamente conto di quelli uccisi o scomparsi per dare conforto alle molte vittime di questo oscuro capitolo della storia".

Dopo 30 anni, le speranze di una società più aperta e tollerante "sono svanite", vista anche "la nuova ondata di abusi" in Cina, inclusi gli internamenti di massa delle minoranze musulmane dello Xinjiang. Pronta la replica dell'ambasciata cinese a Washington: gli Usa attaccano i sistemi cinesi e ne infangano le politiche con commenti carichi "di pregiudizio e di arroganza". E poche ore dopo il ministero degli Esteri ha rincarato la dose accusando Pompeo di "folle vaniloquio e di balbettio senza senso", denunciando "l'intromissione in affari interni".

Anche l'Unione europea però "si aspetta l'immediata liberazione dei difensori di diritti umani e avvocati arrestati in connessione agli eventi di piazza Tiananmen o legati alle attività nella protezione dello Stato di diritto e della democrazia", ha scritto in una nota l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini citando la "violenta repressione delle pacifiche proteste". A distanza di trent'anni, ha aggiunto, "l'Ue continua a piangere le vittime e a porgere le sue condoglianze alle loro famiglie".

A Taiwan, la presidente Tsai Ing-wen ha elogiato il "modello democraticamente eletto" di Taipei contro il "sistema comunista autoritario" cinese. Su Twitter s'è appellata "agli amici amanti della libertà di Hong Kong e Cina", assicurando che Taiwan difenderà "democrazia e libertà". Ma la pressione di Pechino è in aumento per riunificare l'isola ribelle, anche con la forza. E la spinta alla normalizzazione è ancora più forte a Hong Kong, citata non a caso da Tsai. Nell'ex colonia britannica, unico posto della Cina dove c'è ancora libertà di manifestare, si sono ritrovati in oltre 180.000, secondo gli organizzatori, per la veglia dedicata ai caduti di Tiananmen. Un boom di adesioni in risposta all'abbraccio soffocante di Pechino.

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