Estero

La Romania non ha votato contro il matrimonio omosessuale

Con una partecipazione inferiore al 20%, è fallito il referendum sulla famiglia tradizionale voluto da gruppi ultraconservatori omofobi e fortemente sostenuto dalla Chiesa

7 ottobre 2018
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In Romania è fallito per la scarsa affluenza alle urne il referendum sulla famiglia tradizionale e contro le nozze gay, voluto da gruppi ultraconservatori omofobi e fortemente sostenuto dalla Chiesa ortodossa locale. Alla chiusura dei seggi questa sera alle 21 locali (20 svizzere), la consultazione svoltasi ieri e oggi ha fatto registrare – secondo dati ancora non ufficiali – una partecipazione bassissima, inferiore al 20%. Un dato questo lontano dal 30% minimo richiesto per dare validità al referendum.

Nonostante il governo abbia cercato di garantire la partecipazione al voto spalmando la tornata referendaria su due giorni, e nonostante il massiccio coinvolgimento della Chiesa ortodossa, con in testa lo stesso patriarca Daniel, i romeni hanno in gran parte disertato le urne, rendendo quindi non valida la consultazione. Un risultato questo molto gradito alla popolazione Lgbt, che aveva invitato al boicottaggio e che temeva un rafforzamento della già presente forte discriminazione nella società romena.
L'obiettivo dei fautori del referendum era emendare la costituzione definendo il matrimonio "una unione tra un uomo e una donna" e non più una "unione tra coniugi", la definizione attualmente vigente. La giornata di ieri era stata un'autentica delusione per la 'coalizione per la famiglia' che aveva raccolto le firme per il referendum. Soltanto il 5,72% si era recato infatti alle urne. Leggermente più alta l'affluenza oggi, ma non al punto da poter garantire il superamento del quorum, abbassato nel 2014 dal governo socialdemocratico di Victor Ponta al 30%.

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