Estero

Venezuela: in 7 milioni “simbolicamente” contro il presidente Maduro

Venezuela
(Keystone)
17 luglio 2017
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Il "referendum simbolico" organizzato ieri dall’opposizione venezuelana contro il presidente Nicolas Maduro è stato un successo, con oltre 7 milioni di partecipanti e un impressionante 98,4% dei voti contro il chavismo. Anche se il governo di Caracas ne ha minimizzato l’importanza, definendolo un "circo mediatico" senza valore.

In un Paese di 31 milioni di abitanti circa, sono 7'186'170 i cittadini che hanno partecipato alla votazione, e poco più del 98% ha risposto "sì" alle tre domande del referendum: per respingere la riforma costituzionale di Maduro, chiedere alle Forze Armate di appoggiare il Parlamento (in mano all’opposizione) ed esigere elezioni nazionali.

La votazione, hanno sottolineato i responsabili del referendum, è stata organizzata in 15 giorni, senza l’appoggio del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne), e con sette volte meno seggi di quelli delle politiche del 2015, e anche così i voti raccolti rappresentano 1,5 milioni in più di quelli ottenuti dal chavismo in quelle stesse elezioni (5,6 milioni). Così il presidente del Parlamento, Julio Borges, ha proclamato che dopo il referendum «il mandato di Nicolas Maduro è matematicamente revocato».

«Ora si capisce il timore che aveva il governo riguardo al referendum contro Maduro (promosso dall’opposizione l’anno scorso) e si capisce perché non l’ha voluto, e adesso non vuole organizzare elezioni democratiche», ha aggiunto il leader dell’opposizione.

Borges ha invitato dunque il governo a sospendere le elezioni per l’Assemblea Costituente, previste per il 30 luglio, considerate incostituzionali e antidemocratiche dall’opposizione. Lo stesso messaggio è arrivato oggi da varie capitali estere: i governi di Messico, Colombia e Perù, ma anche Canada, Spagna e Germania, hanno manifestato il loro appoggio al referendum di domenica, e chiesto a Maduro di sospendere la sua Costituente.

Il governo, però, non dà segni di voler arretrare. Jorge Rodriguez, capo della campagna per la Costituente, ha definito «ridicolo e senza senso» il referendum, sottolineando che non è stato monitorato da nessuno e che per l’occasione «in Australia hanno fatto votare perfino i canguri». Il ministro degli Esteri, Samuel Moncada, ha denunciato da parte sua la «manipolazione mediatica internazionale» responsabile, a suo avviso, dello scarso rilievo dato alla «prova generale» delle elezioni per la Costituente, organizzata ieri stesso dal Cne, «che dimostra che i venezuelani vogliono la pace e respingono la violenza promossa dall’opposizione».

Scarso rilievo è però stato dato dai portavoce governativi anche al violento attacco lanciato da gruppi armati chavisti – i cosiddetti "colectivos" – contro un seggio per il referendum istallato in una chiesa del quartiere di Catia, in una zona popolare del nordovest di Caracas. I "colectivos" hanno sparato contro la gente che faceva la fila per votare, uccidendo una donna di 56 anni e ferendo altre tre persone, e hanno tenuto sotto assedio a centinaia di cittadini che si erano nascosti nella chiesa, dove si trovava anche l’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa Savino.

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