Stando all'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu 225 milioni di donne non hanno accesso ai moderni metodi di contraccezione di base
Nel mondo si stima che siano 225 milioni le donne che non hanno accesso ai moderni metodi di contraccezione di base, 47mila quelle che muoiono a causa di aborti non sicuri e 5 milioni quelle che riportano invalidità permanenti o temporanee. Lo ricorda l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, in occasione dell'edizione 2018 della Giornata internazionale per l'aborto sicuro e del World Contraception Day.
Per le ragazze la gravidanza e il parto sono dunque ancora una delle cause più comuni di morte nei Paesi in via di sviluppo e per le più giovani (meno di 15 anni di età) il pericolo è cinque volte più elevato. I dati, sottolinea l'Onu, dimostrano come la criminalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza non riduca il numero di donne che ricorrono all'aborto, ma ha come conseguenza il loro ricorso all'aborto clandestino e insicuro. Difatti i tassi di aborto più bassi si registrano nei Paesi in cui le donne possono interrompere legalmente una gravidanza indesiderata e dove possono avere accesso a informazioni e a tutti i metodi di contraccezione.
Troppe donne, continua l'Onu, vengono maltrattate fisicamente e verbalmente o vedono negarsi le cure mediche di emergenza, in violazione delle leggi internazionali, e spesso anche di quelle nazionali, semplicemente perché hanno abortito. I governi hanno invece il dovere di assicurare a donne e ragazze che hanno abortito un trattamento umano, senza giudizi e criminalizzazioni. Le leggi restrittive mettono dunque a rischio la vita delle donne, imponendogli difficoltà e perciò le affermazioni dei cosiddetti 'pro-life' contro l'aborto sono "fuorvianti". È dunque importante che la comunità internazionale promuova l'uguaglianza di genere, garantendo l'accesso a un aborto sicuro e legale.