Estero

'Ritorno in Patria', Maduro chiede 500 milioni all'Onu

Il presidente del Venezuela si appella alle Nazioni Unite per permettere a migliaia di concittadini emigrati di rientrare in patria: “Sono stati ingannati con promesse false”

21 settembre 2018
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Cinquecento milioni di dollari: questa è la somma che il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha intenzione di chiedere all'Onu per finanziare il suo progetto di rimpatrio di decine di migliaia di emigrati venezuelani sparsi in vari Paesi sudamericani e che a suo avviso sono stati "ingannati da offerte false di lavoro, casa e istruzione".

In un discorso a reti radio-televisive unificate dal Palazzo presidenziale di Miraflores, il capo dello Stato ha rivelato la sua intenzione di "chiedere all'Onu un appoggio di 500 milioni di dollari per far sì che gli emigrati possano ritornare".

Maduro ha poi assicurato, a mo' di esempio, che "ad oggi nella nostra ambasciata in Perù si sono iscritti 5000 venezuelani che chiedono di tornare attraverso il programma 'Ritorno in Patria'" lanciato dal governo di Caracas. Per riportarli, ha chiarito, "abbiamo bisogno di una flotta di aerei. Non posso certo farli ritornare a piedi".

Quelli che se ne sono andati, ha ancora detto Maduro, lo hanno fatto credendo ad una offerta falsa di chi assicurava loro che avrebbero potuto fare affari, avere un lavoro fisso, una casa, istruzione e cure mediche. "Sono stati ingannati – ha proseguito senza fare allusione alla gravissima crisi economica che attraversa il Paese – e molti sono stati depredati delle loro cose. A tutti questi venezuelani dico: benvenuti ad una Patria che ha resistito, che vi ama".

Il programma Ritorno in Patria, secondo le cifre diffuse dal ministero degli Esteri, ha permesso finora il ritorno in Venezuela di 3'039 venezuelani che erano emigrati, ma che poi hanno chiesto aiuto nelle ambasciate per essere rimpatriati.

Secondo le Nazioni Unite, sono circa 2,3 milioni di venezuelani che hanno abbandonato un Paese al collasso a causa di una crisi economica e sociale senza precedenti, dirigendosi soprattutto verso Colombia e Perù, ma anche verso Ecuador, Brasile e Argentina.

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