Estero

Piena del Raganello, allerta gialla ignorata

Dopo la tragedia che in Calabria è costata la vita a 10 persone, le indagini provano a fare chiarezza: fra imprudenze, misure di sicurezza ignorate e una natura che non perdona

21 agosto 2018
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È quasi mezzogiorno e picchia il sole di questa strana estate quando si delinea il bilancio della tragedia che ha macchiato per sempre uno dei più straordinari angoli di Calabria, le Gole del Raganello. Sono dieci le vittime e, dopo allarmi e timori che si erano rincorsi per ore, non ci sono dispersi al 99,9%, come rassicura il Ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, a conclusione di un vertice operativo nel Municipio di Civita. Le tre persone di cui non si avevano notizie, facendo trepidare la macchina dei soccorsi, erano da tutt'altra parte e sono state rintracciate.

Quarantaquattro le persone coinvolte dall'onda di piena del Raganello che si è abbattuta lunedì su gruppi organizzati ed escursionisti "fai da te". "C'era un'allerta gialla - ha detto il Capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli che domani sarà a Civita per un sopralluogo - e ricordo che con questa allerta ci possono essere morti". Una vicenda, quella del Raganello, che ha scosso l'Italia.

Dopo un calvario durato quasi 24 ore, fra tristezza e angoscia, non ci dovrebbero essere altri tragici fatti nuovi. La speranza che la conta dei morti sia finita è stata suffragata anche dal clima di smobilitazione che si è respirato nel pomeriggio di martedì nella piazza di Civita, diventata, suo malgrado, l'epicentro del dolore per tante famiglie colpite dalla piena scatenatasi a monte del Ponte del Diavolo. Quella stessa piazza che, in una sorta di Spoon River del Raganello, è stata attraversata da storie di solidarietà e di lutto come quella dell'unica vittima calabrese, Antonio De Rasis, di 32 anni, guida esperta che era stato uno degli "angeli di Rigopiano", tradito da quelle forre che conosceva come le sue tasche, o quelle della coppia di coniugi campani, del padre coraggio di Brindisi, morto dopo avere messo in salvo i figli, delle due ballerine pugliesi, dell'escursionista bergamasca o di quello romano.

Che cosa è successo?

Se la Procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un'inchiesta contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissioni di atti d'ufficio, il ministro Costa si è detto intenzionato, con il Governo, a presidiare il fronte amministrativo della vicenda.

Anche Civita in queste ore ha avuto i suoi angeli, soccorritori che si sono calati con le funi e i verricelli subito dopo la tragedia per salvare vite umane. Almeno in 70, tra Soccorso alpino, con squadre provenienti anche da Campania, Basilicata e Umbria, speleo-fluviali dei vigili del fuoco, Protezione civile, carabinieri forestale e polizia, hanno partecipato senza sosta alle operazioni di recupero dei feriti e dei deceduti. Domani i corpi delle vittime, sui quali non sarà effettuata l'autopsia - su decisione della Procura di Castrovillari - saranno messi a disposizione delle famiglie che hanno espresso il desiderio di riportare a casa i loro cari per i funerali.

Le gole del Raganello e i turisti in infradito

"Nessuno in paese ricorda una piena così del Raganello in estate negli ultimi 40 anni. Una portata simile si vede solo in tarda primavera. D'estate al massimo arriva una piena di 20-30 centimetri. Io però alla vigilia di Ferragosto l'avevo detto al sindaco di Civita di chiudere l'accesso alle gole, perché c'era rischio per i temporali. Poteva fare un'ordinanza sulla base dell'allerta della protezione Civile. Mi aveva detto che ci avrebbe pensato. Ma non ha fatto in tempo".

Emanuele Bisarra fa la guida escursionistica nel parco del Pollino dal 1985. Nel '97 ha preso il patentino da guida ufficiale. Ieri stava portando alcuni clienti in un'altra escursione, ma dato il meteo era rientrato prima. A Civita ha visto il Raganello in piena e il soccorso alpino che portava in salvo un ragazzo. "La piena è arrivata perché è venuta giù troppa acqua - spiega Bisarra -. Non credo ci siano state frane o si siano formate dighe di tronchi. Un amico pastore mi ha raccontato che sulle pareti della gola c'erano le cascate. Sembrava un uragano. E' caduta una quantità d'acqua eccessiva in un lasso di tempo troppo breve. Le persone che stavano nelle Gole si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato".

La guida spiega che prima di fare un'escursione bisogna guardare le previsioni meteo. "Col maltempo non mi sarei mai avvicinato al Raganello - dice -. Di solito la pioggia arriva fra le quattro e le sei del pomeriggio. La gita dura 4 ore. Il collega era partito all'una e pensava di essere di ritorno in tempo. Invece il temporale è arrivato prima, alle tre e mezza. E li ha presi quando erano ancora nel tratto stretto della gola".

Bisarra spiega che l'accesso alle Gole è libero, non è regolamentato. Le limitazioni potrebbero essere messe dal Comune, ma ieri non ce n'erano. "La memoria storica racconta di morti nel Raganello: alcuni pastori e un turista tedesco negli anni Cinquanta - spiega la guida -. Mia madre non voleva che ci andassi, aveva paura. Oggi non ci porto più clienti. `È aumentato l'afflusso di gente ed è diminuita l'esperienza degli escursionisti. Vedo gente con le infradito".

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