Estero

Il primo sciopero Lgbt in Israele

Pare siano oltre cinquantamila le persone arrivate in piazza Rabin per manifestare contro le discriminazioni

La piazza di Tel Aviv assiepata (foto: Twitter)
22 luglio 2018
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Decine di migliaia di persone hanno affollato stasera la piazza Rabin di Tel Aviv dove è in corso una manifestazione di protesta indetta dal movimento Lgbt. Lo ha riferito la televisione statale secondo cui gli organizzatori stimano che i dimostranti siano circa 50mila, mentre altri ancora stanno raggiungendo la zona. Sul palco centrale si alternano cantanti di fama e personalità della comunità Lgbt locale, fra cui giornalisti e attori. 

Per la prima volta nella sua storia Israele ha visto oggi uno sciopero Lgbt a livello nazionale. La scintilla della protesta è giunta giorni fa quando la Knesset (il parlamento) ha approvato una legge ritenuta ’omofoba’: essa estende infatti la maternità surrogata – già garantita alle coppie eterosessuali – anche a donne prive di un partner e afflitte da problemi medici, mentre continua a negare agli uomini single la possibilità di usufruire di ’uteri in affitto’.

Oggi a Tel Aviv centinaia di dimostranti che sventolavano la bandiere multicolore del loro movimento hanno invaso la superstrada Ayalon, bloccando il traffico. Altre dimostrazioni si sono avute a Gerusalemme (presso la residenza ufficiale del premier Benyamin Netanyahu), a Haifa e a Beer Sheva. In serata diverse migliaia di persone sono infine confluite da tutto il Paese a Tel Aviv nella centrale Piazza Rabin dove hanno protestato non solo contro la legge sulla gravidanza surrogata, ma anche contro una lunga serie di discriminazioni di cui ritengono di essere vittime da parte delle autorità.

L’atmosfera, secondo alcuni partecipanti, ricordava quella dell’estate 2011 quando prese piede una vasta protesta sociale. In Israele, affermano gli Lgbt, c’è crescente comprensione per le loro istanze. In parlamento si moltiplicano invece le resistenze, anche per l'ostilità dei partiti confessionali che sostengono la coalizione di Netanyahu. Con loro sorpresa i dirigenti del movimento Lgbt hanno comunque scoperto in questi giorni di essere divenuti una forza politica rilevante.

Espressioni di solidarietà sono giunte loro da molte decine di aziende che hanno garantito oggi una giornata di libertà ai dipendenti che intendevano manifestare. Pieno sostegno è giunto anche dalla Histadrut, la centrale sindacale, nonché da piccole iniziative di carattere popolare. La stampa economica, da parte sua, segue con interesse la disponibilità espressa da numerose aziende di entrare adesso nel "terreno minato" della politica.

Con la massiccia presa di posizione a favore della causa Lgbt si delinea nel mondo degli affari la tendenza ad accettare ora una sorta di ’responsabilità sociale’. Sulla scia della protesta odierna i dirigenti del movimento Lgbt sono determinati a tornare adesso alla carica alla Knesset o alla Corte Suprema per ottenere l’emendamento della legge sulle gravidanze surrogate e altre forme di emancipazione sociale. "Questa – hanno esclamato alla folla radunatasi nella piazza Rabin – è una battaglia per i diritti civili".

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