Entrambi i parametri sono sotto la soglia di crescita fissata a 50 punti. Un'importante considerazione che emerge dal sondaggio è anche legata ai prezzi
Si sono addensate nubi sull'economia svizzera, sia nell'industria che nei servizi: è l'indicazione che emerge dagli indici Pmi, gli indicatori che illustrano il comportamento dei manager che, nelle imprese, si occupano degli acquisti aziendali.
Entrambi i parametri sono sotto la soglia di crescita fissata a 50 punti, secondo uno studio di Credit Suisse. Per quanto riguarda l'industria l'indice si è attestato in giugno a 44,9 punti, confermandosi al di sotto del limite di crescita per il sesto mese consecutivo, malgrado un lieve aumento di 1,7 punti rispetto a maggio, a cui fa però da contraltare la netta flessione annua di 14,2 punti. Il dato è nella fascia di previsione degli analisti interpellati dall'agenzia Awp, che andava da 42,0 a 45,0 punti. In gennaio l'indicatore aveva abbandonato, dopo 29 mesi, la zona di crescita: il punto più alto era stato raggiunto nel luglio 2021, quando erano stati registrati 70,0 punti, massimo assoluto da quando vengono raccolti i dati, cioè dal gennaio 1995.
Passando all'ambito dei servizi, il relativo indice si è attestato in giugno a 49,6 punti, con una flessione di 3,0 punti mensile e di 8,5 punti su base annua. Per la prima volta da dicembre 2022 l'indicatore è così scivolato sotto la soglia di crescita e si mostra meno resistente di quanto stimassero gli esperti, che avevano scommesso su valori compresi fra 50,5 e 52,0 punti.
Un'importante considerazione che emerge dal sondaggio è anche legata ai prezzi: nei servizi la tendenza al ribasso è assai meno chiara che nell'industria. "La pressione inflazionistica non sta diminuendo rapidamente, nonostante il rallentamento della crescita: questa parte del rincaro risulta essere persistente", commentano gli analisti.