Economia

'Per le pensioni non esistono ricette miracolose'

Elsa Fornero, ex ministra italiana del lavoro, a Lugano ha ribadito la necessità di riforme che mirano alla sostenibilità dei sistemi previdenziali

Elsa Fornero all'Università della Svizzera italiana (Foto Ti-Press)
5 febbraio 2019
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La trasparenza e la competenza sono fattori importantissimi nel dibattito e nella formazione dell’opinione pubblica di tutti i Paesi democratici. Purtroppo in questo periodo storico il principio di autorevolezza è scomparso e si tende a semplificare e ridurre a facili slogan la soluzione di problemi complessi che toccano l’intera società. È questo in estrema sintesi il pensiero di Elsa Fornero, professoressa di economia politica all’Università di Torino, già ministro del lavoro e delle politiche sociali tra il 2011 e il 2013 all’epoca del governo tecnico di Mario Monti. Concetti che all’epoca delle ‘fake news’ e dell’immediatezza dell’azione politica legata più all’effetto annuncio che alla concretezza dei fatti appaiono se non superati, almeno di altri tempi.
Elsa Fornero, invitata nell’ambito delle attività dell’Emba (Executive master in business administration) della facoltà di Scienze economiche dell’Usi, ha lungamente parlato – sollecitata da Luca Soncini (cda di BancaStato) e Alessandro Galimberti (IlSole24Ore) – della sua esperienza di governo e della riforma pensionistica che porta il suo nome e che è diventata – nell’ottica del suo smantellamento, ovviamente – uno dei punti del programma politico della Lega attualmente al governo in Italia.
«Quando Mario Monti mi chiamò per chiedermi di far parte del suo governo in qualità di ministro delle politiche sociali, mi diede un’ora di tempo per pensarci. Erano le 21.30 del 15 novembre 2011. Alle 17.30 del giorno dopo ero a Roma per giurare nelle mani del Presidente della Repubblica», ha ricordato l’economista torinese. «Accettai per spirito di servizio e perché in qualità di dipendente pubblico (era professoressa all’Università di Torino) avrei contribuito al cambiamento del mio Paese da un altro ruolo», ha precisato affermando che credeva in buona fede che l’Italia – dopo 20 anni di brutta politica concentrata su ‘berlusconismo’ e ‘anti-berlusconismo’ – fosse pronta ad accettare il cambiamento. «Le riforme non si fanno per difendere il passato, ma per migliorare il futuro della società. E l’emergenza finanziaria impellente, unita a storture del sistema previdenziale urgentemente da correggere, imponevano all’Italia di recupareare credibilità politica. Ebbi non più di 20 giorni per fare una riforma che ritengo ancora oggi necessaria», ha continuato.

L’errore degli esodati
Magari si sbagliarono i tempi e i modi, visto che quelle modifiche lasciarono a ‘piedi’ (i famosi esodati senza né pensione, né lavoro) circa 165mila persone. «Ma non esistono tempi giusti per le riforme. Non credo esista un posto al mondo dove è possibile procastinare riforme sociali urgenti come quella pensionistica in società che invecchiano», ha spiegato Elsa Fornero. «I sistemi pensionistici – ha continuato – sono strettamente legati al mercato del lavoro. E solo mercati del lavoro inclusivi che integrino nel modo più ampio possibile i giovani, le donne e i lavoratori anziani, garantiscono il finanziamento a lungo termine dei sistemi previdenziali. Non esistono ricette miracolose in questo senso soprattutto se si pensa – sbagliando – che i posti di lavoro siano in numero finito e che per ogni ex lavoratore o neo pensionato, ci sia una nuova assunzione».

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