Nella Sala Teatro esaurita in ogni ordine di posti, Umberto Tozzi per la tappa ticinese di una notte che, al contrario, si spera non sia stata l'ultima
Una volta chiesero a Umberto Tozzi quale fosse la sua canzone più incompresa e lui rispose “Notte rosa, pensavo che il singolo avrebbe avuto un gran successo”. Guardando a com’era andata due anni prima con ‘Gloria’, nel 1981 ‘Notte rosa’ non era evidentemente un singolo da classifiche, forse perché un po’ troppo avanti per quelle del 1981, forse per le tonalità dark o l’aria pesante di chi viene lasciato o si sta lasciando. O forse per la struttura armonica ricca, che oggi andrebbe al rogo per troppi accordi. Quella canzone che tanto piacque ai Bon Jovi, o a chi per loro arrangiò ‘Only Lonely’, sarebbe comunque diventata momento imprescindibile dei concerti dell’Umberto, messa a inizio serata coi suoi falsetti ammazzacantanti e una specie di battito che corre lungo tutto il pezzo.
Con ‘Notte rosa’, Tozzi ci apre ancora i concerti. Anzi ci ha chiamato il tour d’addio, ‘L’ultima Notte rosa’, arrivato dalla Germania fino a Lugano, nel Lac sold out a sgolarsi su ‘Gente di mare’ giusto a cinquanta metri dal lago, e a danzare sul posto da ‘Stella stai’ fino a ‘Gloria’, atto conclusivo di quella celebrazione liturgica che è il concerto pop-rock, del quale il Tozzi è degno esemplare italiano. “Accendete la luce del vostro telefonino e facciamo una piccola magia”, dice l’Umberto a inizio serata. Poi si corregge: “La luce del vostro… come si dice qui? Natel”. L’ilarità prima di ‘Ti amo’ è una specie di fidelizzazione aggiunta a una canzone-simbolo con la quale il cantante medio ci chiuderebbe il concerto e invece l’Umberto lo apre, tanto i successi per chiuderlo non gli mancano.
A differenza dei Ricchi e Poveri, e coi microfoni sempre accesi, Umberto Tozzi canta dal vivo e lì dove gli è più difficile arrampicarsi – sulle note altissime dalle parti delle quali comunque ancora si muove – il quasi 73enne artista fa cantare il pubblico e nessuno si offende. Con lui sul palco fanno quindici, tre archi, tre fiati, tre voci (che includono la storica ma giovane Elisa Semprini) e la band con Raffaele Chiatto e Lapo Consortini alle chitarre, Gianni D’Addese alle tastiere, Ricky Roma alla batteria con Antonio Petruzzelli al basso, quest’ultimo nel consueto look da biker buono, la ritmica sopra la quale costruire case e palazzi.
‘L’ultima Notte rosa’, che qua e là nel mondo si integra con orchestre sinfoniche e abbraccia ospiti più o meno local (Masini a Firenze, Raf a Milano anche se vive a Miami Beach) è sì un concerto da grandi successi, ma con il pregio di liberare stelle minori dalle prigioni dei medley. Così tornano tutte intere ‘Qualcosa qualcuno’, dal mood sempre rilassato e internazionale, un sottovalutato episodio da Premio Tenco intitolato ‘Dimentica dimentica’ e la post-apocalittica ‘Eva’, tra i testi più originali di Giancarlo Bigazzi (1940-2012, l’altra metà del duo Bigazzi-Tozzi), autore della storia di due nuovi Adamo ed Eva che, con l’umanità scoppiata di follia, salgono sopra un’astronave (che è “come un uovo di eternità che si torna ad aprire”) e vanno a rifondare l’umanità altrove, che ogni tanto non guasterebbe. A una ventina di giorni da San Valentino è bello riascoltare per intero anche ‘Lei’, ‘Gli innamorati’ e una volta di più le pacifiste ‘Gli altri siamo noi’ e ‘Si può dare di più’, canzoni che l’usura del tempo ha risparmiato come per ‘Notti magiche’ e ‘Volare’.
Quando le luci si accendono in sala per il rito degli inchini, l’Umberto lancia plettri griffati ‘Notte rosa’; alcuni li consegna manu propria, come fosse una comunione. È vero, come dice Guccini, che ‘Gloria’ non è ‘La locomotiva’ (sono i paragoni di Jovanotti, che aveva messo le due canzoni sullo stesso piano come ha fatto giorni fa con la chitarra elettrica e l’autotune), però uscire a cuor leggero dal Lac non è una sensazione da buttare via, soprattutto pensando che sul palco c’erano esseri umani che ancora suonano strumenti reali.
Fuori dalla Sala Teatro c’è gente venuta dalla Germania, che si fa tour interi. “È il mio 38esimo concerto”, dice una fan italiana che ha già i biglietti per il 39esimo. Anche in quel caso sarà ‘L’ultima Notte rosa’, quella di uno che porta la canzone italiana dall’altra parte dell’oceano, cosa riuscita a pochi italiani. Visto l’affetto, un’ultima notte che potrebbe anche essere la penultima.