La recensione

Settimane Musicali, buona la prima (aspettando ‘Un mondo nuovo’)

Ricardo Castro e la giovane orchestra, Piemontesi e Hamelin, la brava Alexandra Achillea Pouta: da Bernstein a Stravinskij, cronaca di un successo

Ai pianoforti, Marc-André Hamelin (sx) e Francesco Piemontesi, dal concerto di martedì 5 settembre nella Chiesa di San Francesco a Locarno
(Roberto Barra)
6 settembre 2023
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L’orchestra è giovanissima, il direttore di spicco e i solisti di fama internazionale. Il repertorio, a cavallo fra il XX e XXI secolo, è uno dei più entusiasmanti. Ci sono le premesse per un evento eccezionale. La Chiesa è gremita di ascoltatori diversi dei quali molto giovani, per un concerto che si preannuncia una consacrazione musicale della Pace.

Il programma della serata vede la Peace orchestra project, che quest’anno collabora con altri due progetti, l’Orchestra giovanile italiana e il progetto umanitario Neojiba, cimentarsi nell’ouverture Candido di Bernstein e a seguire il concerto per due pianoforti di Poulenc. Dopo la pausa, la seconda sinfonia di Campogrande e per terminare l’uccello di fuoco di Stravinskij.

Tutto sembra facile

La forza della musica di Bernstein apre il concerto. Ricardo Castro a capo di questa giovane orchestra realizza l’ouverture come un grande fuoco d’artificio. Colori e Potenza. L’orchestra riduce i suoi ranghi per il concerto di Poulenc. L’accordo iniziale di re minore lascia la scena unicamente ai pianoforti che la popolano di una cascata di arpeggi e trilli. Poi la scrittura di Poulenc si apre in una partitura ricca di elementi ritmici condotti magistralmente da Castro e tutto sembra facile, e i due solisti molto attenti si sentono a loro agio. La vena ironica è sempre presente e fa da contraltare alla melanconia espressa con grande dolcezza da entrambi i pianisti. Il finale quasi inaspettato, con due semplici accordi per grado congiunto discendente, conduce a forza l’ascoltatore fuori da questa atmosfera sognante.

Il secondo movimento, larghetto, ci ricorda che Poulenc guardava sempre a Mozart, come aveva espresso in un’intervista “perché sai io ho il culto della linea melodica, e io preferisco Mozart a tutti gli altri musicisti”.

All’interno della partitura le due battute prese in prestito a Mozart non passano inosservate e fanno sempre sorridere. Il terzo tempo, con i suoi ribattuti e le sue note veloci sembra citare la musica di Couperin che Poulenc conosceva e apprezzava molto. L’energia dell’ultimo movimento ci trascina verso il gran finale con i suoi accordi cromatici discendenti in eco tra i due pianisti, precipitando tutta l’orchestra nell’accordo di re minore che dopo questo viaggio sonoro ha perso la sua valenza di centro tonale ed è diventato un accordo spiazzante.

Sarebbe stato bello poter ascoltare, in questo lavoro di Poulenc, Martha Argerich, alla quale va l’augurio di una pronta guarigione. Il pianista Marc-André Hamelin chiamato a sostituirla si è calato perfettamente nel concerto, sentendosi subito a suo agio con gli altri musicisti. Un applauso caloroso convince il pianista canadese e Francesco Piemontesi a concedere un bis. La settima variazione delle Variazioni e Fuga su un tema di Mozart di Max Reger sarà il brano di coda.

Potenza

La sinfonia di Nicola Campogrande ‘Un Mondo Nuovo’ realizzata allo scoppio della guerra russo-ucraina con il dichiarato intento di deprecare il conflitto, apre la seconda parte del concerto. Il filo conduttore di tutto il brano, per niente banale, è la calma e la serenità. Il quarto e ultimo movimento vede aggiungersi all’orchestra la giovane cantante greca Alexandra Achillea Pouta, che con una calda e avvolgente voce canta un inno alla vita. Il testo di Piero Bondrato parla al pubblico nella lingua della musica, l’italiano. “Canto con voi la vita e la bellezza, canto speranza e canto nostalgia, la bella età che fugge. E tuttavia anche la morte canto. E canto il pianto”.

Chiude il programma L’Uccello di Fuoco di Stravinskij nella versione da concerto. La potenza sonora generata dall’orchestra di più di ottanta elementi è stata ben calibrata dal direttore Ricardo Castro che è riuscito a ottenere dei piani sonori molto chiari. Di notevole dolcezza è apparsa la Danza delle principesse, che nei suoi dialoghi ha esaltato la cantabilità di tutta l’orchestra e specialmente dei fiati, grandi protagonisti di questa partitura. L’applauso finale ha espresso la riuscita dell’intero concerto.

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