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La mia Anna Bolena

Quella di Carmelo Rifici, ma anche di Diego Fasolis, Barocchisti e Coro Rsi. Il 4 settembre al Lac, la prima. Parla il regista, che apre a nuovi creativi

In replica mercoledì 6 e venerdì 8 alle 19.30 e domenica 10 settembre alle 15
(Masiar Pasquali)
30 agosto 2023
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«L’umore è molto buono, c’è grande sinergia tra me e Diego Fasolis, esattamente come nel Barbiere di Siviglia. Lui segue le mie direttive, io cerco di captare le sue intuizioni e lavoriamo molto bene con i cantanti. Abbiamo sempre avuto ottimi cast, ma quello di quest’anno è davvero fuori misura…». Per il Donizetti di Carmelo Rifici e Diego Fasolis con i suoi Barocchisti, e il Coro della Radiotelevisione svizzera, c’è la Anna Bolena per eccellenza, il soprano Carmela Remigio nel ruolo che nel 2016 le valse il Premio Abbiati come miglior cantante al Festival Donizetti Opera. Il cast di cui ci parla Rifici, nel suo ufficio a pochi passi dal Lac, è quello completato da Marco Bussi (Enrico VIII), Arianna Vendittelli (Giovanna Seymour), Luigi De Donato (Lord Rochefort), Ruzil Gatin (Lord Riccardo Percy), Paola Gardina (Smeton), Marcello Nardis (Sir Hervey).

Il regista ci accoglie nell’intervallo delle prove della sua Anna Bolena, terza opera lirica prodotta dal Lac, in prima assoluta nella Sala Teatro lunedì 4 settembre, con repliche mercoledì 6 e venerdì 8 alle 19.30 e domenica 10 settembre alle 15. Le sue prime parole sono per la protagonista: «Remigio è una forza della natura, recita bene e si fa dirigere. Ha avuto un apprendistato con Peter Brook, arriva dal grande teatro e questo fa la differenza per un regista. Essendo lei una vera star, non ha bisogno di farla, la star». Rifici ne loda genuinità e generosità: «Non ha paura di recitare, non si ‘piazza’ per cantare. Si è detta disposta a perdere anche una sfumatura della sua voce per consentirci di lavorare sull’interpretazione, musicale e registica, cosa che per me, per noi, è una grande conquista».

La storia della seconda moglie di Enrico VIII d’Inghilterra, condotta al patibolo nel maggio del 1536 e decapitata con le accuse di adulterio e alto tradimento, non è soltanto la terza opera lirica del Lac, che dal Barbiere di Siviglia in poi ne produce con cadenza biennale (l’ultima volta toccò all’applauditissima Traviata). Anna Bolena è anche l’inaugurazione dell’intera stagione del centro culturale.

Carmelo Rifici. Lo scorso anno, nella Traviata, c’era una sua Violetta, tornata scenicamente vittima del contesto conservatore. C’è una sua Anna Bolena anche quest’anno?

Sì. C’è, innanzitutto, un’altra eroina femminile, anch’ella perseguitata dal maschile, da quell’Enrico VIII che di mogli ne ammazza ben sei. Ho chiesto a Carmela Remigio di evidenziare, di Anna Bolena, la maturazione umana, la sua esistenza in una situazione inconsueta come può essere quella di una regina che verrà giustiziata. In questo caso, però, piuttosto di guardare a Bolena come vittima, cerchiamo di mostrare come questa condizione faccia maturare in lei una coscienza umana, come l’ineluttabilità dei fatti le permetta di essere libera, di dare sfogo ai sentimenti, di chiarire a cosa abbia rinunciato per seguire la propria ambizione. Il tutto approda in quella che, malamente, viene definita una scena di follia, ma che invece è di svelamento: in uno dei duetti tra i più belli dell’opera di Donizetti, Anna Bolena incontra la sua rivale, Giovanna Seymour, e non ha verso di lei moti di vendetta, a differenza di quanto accade in Enrico VIII. Questo suo non provare sentimenti di rivalsa ci ha rivelato, sebbene non immediatamente, una comunità femminile che sa capirsi.

A questo proposito, il secondo atto ci regala due cori femminili, assai ben cantati, che mostrano, dall’inizio della storia sino alla decapitazione, la capacità del femminile del prendersi cura dell’altro. Bolena si prende cura della sua rivale, di colei che l’ha tradita, e non la fa diventare l’ennesimo episodio di violenza, persecuzione. Per me questa è un’opera di maturità esistenziale, ed è su questo che abbiamo lavorato. In questo ritrovo la mia mano, il riuscire a estrarre la parte più essenziale del personaggio.

Umanità, empatia, laddove di Anna Bolena trionfa di norma il pruriginoso, che si tratti di racconto televisivo o cinematografico, di libri o serie tv.

Perché effettivamente il pruriginoso esiste. Io non mi sono concesso nulla in questo senso, ho semplicemente seguito lo spartito e il libretto, che di Bolena raccontano la fase finale, meditativa, riflessiva. Il canto stesso non porta mai a mostrare una donna ambiziosa e priva di scrupoli, ma un essere umano che sta ormai facendo i conti con la propria vita. L’accortezza a non farsi sedurre dal potere, d’altra parte, è scritta già nella prima aria. In questo senso, al Lac non vedremo Anna Bolena cavalcare la sua bellezza, la sensualità, l’erotismo, anche perché chi la interpreterà, di lei ha maturato l’interiorità.

In fase di presentazione dell’opera si è parlato di labirinti, dell’anima ma anche prettamente scenografici. Dei primi, in un certo senso, ci ha detto; dei secondi, vuole concederci un’anticipazione?

Si tratta di muri costruiti all’interno di una struttura girevole, con periacti (macchine del teatro greco, prismi girevoli che consentono cambiamenti di scena a vista, ndr). Movimentano la scena, mostrano e celano spazi, il risultato è sorprendente. La struttura contribuisce al senso di spaesamento di Anna Bolena, confrontata con la passione di chi sta per essere decapitato. Si tratta di uno spazio esattamente opposto a quello della nostra Traviata, che in quel caso accompagnava. I ‘labirinti’ ci consentono di coinvolgere il coro, così importante con i suoi 26 momenti di canto, davvero molti. Un coro che volevo trattare come tragico, per portare al pubblico l’informazione emotiva giusta al momento giusto. Nella tragedia greca però, ci si può permettere di fare uscire il coro quando non serve; spesso e volentieri, nel nostro caso, esso si deve fermare in scena, perché muovere quella massa di persone è azione non facile. Ecco che l’elemento girevole garantisce tanto la resa emotiva quanto la possibilità per noi di fare apparire e scomparire il coro ogni volta che serve. E il pubblico potrà guardarlo attraverso le fessure della struttura, capendo che qualcosa sta per succedere.

Anche nella sua Anna Bolena, così come nella sua Traviata, tornerà il tempo storico ‘non esatto’ tipico di Carmelo Rifici?

Anche qui. Mi piace l’idea di accennare a un mondo che resti comunque immaginario. L’idea di storicizzare l’opera lirica mi fa sempre sorridere. L’opera lirica è canto, fantasia, la sua grammatica è un’altra, il suo scopo non è quello di restituire al pubblico una vicenda esatta. Come sempre accade nel mio caso, i costumi accennano sì a una storicità, ma più che altro rappresentano un mondo, senza alcuna volontà di essere storici. Il taglio, la struttura, l’ispirazione sono rinascimentali, ma sempre liberi, scevri dal bisogno di adeguarsi a quei tempi in maniera pedante e didattica.

Che quest’anno sarebbe toccato a Donizetti era fatto noto ancor prima della Traviata: come si è arrivati ad Anna Bolena? È stata una prima scelta?

La decisione non è stata presa da me soltanto. Questa operazione è molto bella perché entrerà nel circuito dell’Emilia Romagna, dunque farà un bel giro. Abbiamo scelto insieme ai coproduttori e ci siamo trovati tutti concordi sul fatto che Donizetti sarebbe stato il nome giusto, ma un Donizetti non usuale, a partire dal fatto che con Diego Fasolis e I Barocchisti sarebbe stato un Donizetti diverso in partenza. Anna Bolena, in particolare, ci è subito sembrato un titolo interessante, non iperprodotto, così da assicurare una nostra produzione particolare.

Il Lac è alla sua terza opera lirica. Si è spesso parlato, in sede di vostre produzioni, di credibilità, in chiave di successo di pubblico ma anche coproduttiva: quanta ne aggiunge Anna Bolena?

Stiamo già lavorando sulla prossima la regia e non sarà mia. Io mi sento di avere aperto la start up, ora è giusto che arrivino i registi. La prossima operazione vedrà coinvolta l’Osi per un’opera piuttosto famosa e molto bella. Se le cose andranno come credo, sarà diretta da un nome internazionale. Era importante che qualcuno mettesse il palcoscenico nella condizione di accogliere il meglio dal punto di vista operistico, la struttura è pronta, siamo pronti a ospitare i creativi nelle migliori condizioni. Mi piacerebbe molto cominciare a pensare di essere un grande teatro capace di lavorare su titoli non ovvi, partendo dal fatto che quest’anno portiamo in scena Anna Bolena e non Lucia di Lammermoor, per intenderci. Questo ci renderebbe fondamentali nella possibilità di trovare coproduttori, com’è stato con Bolena.

Aggiungo che la mia ambizione è sempre stata quella di rendere Lugano una città importante a livello produttivo, e in questo fare della città una piazza importante, non di provincia, Fasolis è da sempre molto bravo. È chiaro che è anche il pubblico a doverlo volere, perché è soprattutto da esso che dipende il successo di un’opera lirica. Sono curioso di capire se il pubblico si fiderà di un titolo non famoso, e se questo accadrà, potrebbe portarsi a casa un’opera che non conosceva, visto che in essa non vi è l’aria famosa, la hit, perché Anna Bolena non è ‘pop’, ma di una bellezza e una commozione uniche. Sul pubblico della prosa abbiamo fatto un grande lavoro, il Lac ha 1’300 abbonati, più di quelli di una città come Brescia, che conta 250mila abitanti. Ora dobbiamo estendere questa fiducia a tutto il resto, anche alla musica, che per tradizione necessita di tempi più lunghi.


Masiar Pasquali
Un altro scatto dalle prove

Verso l’opera

Dall’Iride alla Hall

All’Anna Bolena del Lac ci si potrà avvicinare con gli appuntamenti collaterali più vicini al debutto. Al cinema Iride, per esempio, domani alle 20.30 con la proiezione di ‘L’altra donna del re’, film di Justin Chadwick preceduto da un incontro di approfondimento a cura di Lorenzo Buccella. Venerdì primo settembre alle 18.30, nella Hall del Lac, l’incontro con Diego Fasolis e Carmelo Rifici concentrato sulla ricerca musicale e sulle scelte registiche attuate per portare in scena questo spettacolo. Domenica 3 settembre alle 11, la conferenza ‘Anna Bolena, seconda moglie; prima regina’, un approfondimento curato dal critico musicale Giovanni Gavazzeni. Infine, le brevi conferenze introduttive ‘Prima della Bolena’ (Sala 2, venerdì 8 settembre alle 18.15 e domenica 10 settembre alle 13.45). L’ingresso è gratuito, la prenotazione consigliata.

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