La recensione

Lazarus: cenere di stelle

La pièce lirica firmata da Bowie e Walsh sulla scena del Lac ieri sera ‘è parte sogno, parte realtà, parte favola’. Repliche stasera e domani (20.30)

Casadilego e Manuel Agnelli
(© Fabio Lovino)
19 maggio 2023
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Lazarus. Lac, Lugano, 18.5.2023. Siamo fatti della stessa materia delle stelle, scriveva l’astronomo Carl Sagan nel 1980. A quei tempi David Bowie usciva con Scary Monsters (and Super Creeps), Berlino era alle spalle, e stava cercando quel che il biografo David Buckley definiva “l’equilibrio perfetto”. Quarantatré anni dopo sul palco abbiamo Thomas Jerome Newton interpretato da Manuel Agnelli e personaggi che entrano ed escono dalla sua mente. Mary Lou, il suo amore scomparso, con lei i suoi due figli. Elly, la sua assistente che sempre più vorrebbe avvicinarsi a lui, a cercare un amore e una vicinanza per i quali deve perennemente giustificarsi con un marito in tuta. Valentine, l’assassino, che ruba vite e storie d’amore (quella fra Ben e Maemi, partiti su due taxi e innamoratisi a un semaforo, prima che lei svoltasse a destra e lui proseguisse dritto, in direzione dell’appartamento di un amico per un party), cercando di sedurre chiunque incontri e riuscendo a irretire Elly fino quasi a provocare l’irreparabile.

Il palco gira, contornato da schermi televisivi e un secondo scenario, rialzato, dentro il quale a tratti si specchia la vita di Thomas Jerome Newton e a tratti viene distrutta quella di altre persone. Ai due lati del palco i musicisti, di nero vestiti, che picchiano, accarezzano, sostengono e guidano. Sopra di essi le voci, intense, liriche, emozionanti di Casadilego, Michela Lucenti, Dario Battaglia, Manuel Agnelli, Isacco Venturini, Camilla Nigro, Giulia Mazzarino, Maria Lombardo, Noemi Grasso, Maurizio Camilli, Attilio Caffarena. Come in un arrovellarsi di pensieri si muovono, danzano e cantano, spesso avvicinandosi gli uni agli altri per dare corpo vocale e ritmico alla causa, riempiendo gli occhi e il cuore. Undici persone, un’enormità, ma è impossibile comprendere fino in fondo chi sia reale e chi il frutto della mente del protagonista.

Protagonista che ha un sogno al lumicino, il tornare a casa. Protagonista che si vede affidare una musa da quelle che sembrano pure emanazioni del passato, rami di un destino avverso che lo hanno trasportato a New York. Protagonista che a questa ragazza si affida, all’idea di un razzo che possa portarlo via, forse inconsapevolmente d’aiuto nel recupero di un’identità da parte di Marley, questo il suo nome, splendidamente interpretata da Casadilego. Bowie aleggia ovunque, nelle musiche e nel suo transitare leggero fra diversi mondi e diversi piani, onirici e reali. Leggevo dell’urgenza con la quale si mise a lavorare all’opera con Walsh, sapendo quanti pochi attimi gli rimanessero su questo mondo. Di sicuro ha trasmesso la percezione di una ricerca endemica, di un tentativo di cambiamento e di aiuto, spesso lanciato a caso e mal raccolto ma gonfio di umanità e di accoglienza.

Durante l’intervista (pubblicata nell'edizione dello scorso 19 maggio de laRegione) con Valter Malosti, riflettevo sul visionare questa opera lirica con una bimba, visto e considerato quanto universale fosse questo messaggio di aiuto, di accoglienza che in Lazarus serpeggia. Mia figlia, 7 anni, nella sua critica finale mi ha parlato di un lavoro fatto con cura e con fatica, strano, commovente e in grado di lasciare delle belle sensazioni.

Alla luce dei fatti credo si sia parecchio immedesimata nel batterista Jacopo Battaglia, seguendo furiosamente le sue incursioni percussive e i suoi colpi, emozionandosi nel seguire una pièce che è parte sogno, parte realtà e parte favola. L’orda musicale imperversa con un tappeto ombroso, i fiati di Laura Agnusdei e di Ramon Moro, le chitarre di Stefano Pilia e di Paolo Spaccamonti, le tastiere e i synth di Amedeo Perri, il basso di Giacomo Rossetti risaltano ognuno a suo modo negli innumerevoli momenti sonori dell’opera. Unione di diverse arti, la musica, il teatro, il canto, il ballo, le splendide scenografie e la direzione artistica. A queste arti il pubblico di un Lac gremito cede e si abbandona, se come prova possono bastare i minuti di applausi ininterrotti che tributano a tutta la troupe, collimati in una standing ovation.

Questa sera e domani sera, sul palco della Sala Teatro del Lac si svolgeranno le repliche di ‘Lazarus’ (alle 20.30), informazioni e biglietti su www.luganolac.ch.

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