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David Crosby, per brevità chiamato ‘Croz’

Una vita ‘movimentata’ e un lascito artistico enorme, anche come solista. Aveva 81 anni, fu nei Byrds e in uno degli acronimi più importanti della musica.

1941-2023 (Keystone)

Una vita ‘movimentata’ e un lascito artistico enorme, anche come solista. Aveva 81 anni, fu nei Byrds e in uno degli acronimi più importanti della musica.

21 gennaio 2023
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«Ho letto questa citazione sul giornale di oggi. È attribuita a Gustav Mahler, e mi sono fermato per un momento: "La morte è entrata, su placide zampe di gatto, nella stanza". Avrei dovuto sapere che stava succedendo qualcosa. David e io ci siamo scontrati molte volte negli anni, ma sono stati per lo più colpi di striscio, eppure ci hanno lasciato il cranio intorpidito. Ero felice di essere in pace con lui. Era senza dubbio un musicista gigantesco e la sua sensibilità armonica era a dir poco geniale. Era colla che ci teneva insieme mentre la nostra voce si librava, come Icaro, verso il sole". Firmato Stephen Stills, quello al centro di Crosby, Stills & Nash, più tardi – e a intervalli irregolari – Crosby, Stills, Nash & Young.

Per David ‘Croz’ Crosby, sull’orlo del precipizio più volte, morto lo scorso 18 gennaio all’età di 81 anni dopo una vita tutt’altro che convenzionale e un’assai lunga malattia, si spendono in queste ore parole importanti, quelle che la sua generazione di appartenenza, i songwriter – o singer-songwriter, quelli che le canzoni se le scrivevano e se le cantavano accompagnandosi con proprio strumento senza bisogno di altro e tutto stava in piedi lo stesso – ha trattato con la massima cura, fissando alcune imprescindibili regole: prima fra tutte, quella del rispetto.

"Il paradiso è un posto sopravvalutato"

David Crosby – due volte nella Rock And Roll Hall Of Fame, con i Byrds e insieme a Stills e Nash – sulla morte ci aveva scherzato solo pochi giorni fa: "Possiamo andare in paradiso se abbiamo i tatuaggi?", si discuteva su Twitter; "Il paradiso è un posto decisamente sopravvalutato", commentava lui, rilanciando. Nel 2021, promuovendo ‘For Free’, ultimo album che averlo poterlo ascoltare è stata una fortuna, diceva a Howard Stern: "Potrei vivere ancora due settimane, o dieci anni. La cosa importante è quello che fai col tempo che ti rimane. Io cerco d’impiegarlo nel migliore dei modi".

Tra un "ci siamo fatti del male a vicenda" e un’abbondante ammissione di colpe, sempre a Stern, nella medesima intervista, Crosby era tornato sulle ‘storie tese’ con gli amici di un tempo, senza più rapporti se non il ricordo della musica suonata insieme: "Nash crede che io sia il responsabile di tutto, persino della guerra in Corea", aveva detto. E sebbene il pensiero del compagno di musica fosse quello, è proprio di Graham Nash l’immagine più forte nella social-commemorazione, uno scatto che farebbe commuovere anche il più insensibile dei metallari (che comunque un cuore ce l’hanno): è un bianco e nero di chitarre chiuse dentro le custodie, con sopra i nomi dei rispettivi proprietari. "Lo so che le persone tendono a concentrarsi su quanto, a volte, sia stata instabile la nostra relazione – scrive Nash – ma l’importante per me e David più di ogni altra cosa è stata la pura gioia della musica che abbiamo creato insieme, il suono che abbiamo scoperto l’uno con l’altro, e la profonda amicizia che abbiamo condiviso in tutti questi lunghi anni. David era un uomo senza paura, lascia dietro di sé un vuoto enorme per quanto riguarda la personalità pura e il talento. Ha fatto parlare la sua mente, il suo cuore e la sua passione attraverso la sua musica, e lascia una incredibile eredità".

KeystoneCon Graham Nash, ‘Occupy Wall Street’, novembre 2011

‘Mi hanno licenziato perché ero uno str****’

Figlio del premio Oscar Floyd Crosby, direttore della fotografia, David Ian Cortland Crosby impara a suonare la chitarra da sé e ascolta tanto jazz. Prima d’intraprendere la carriera di musicista, però, frequenta una scuola di arte drammatica; poi se ne va a New York a vivere i fermenti creativi del Greenwich Village. Non è un tipo facile: Roger McGuinn – nel 1964 con lui nei Byrds (già The Jet Set) – non impazziva per le invettive politiche del collega sul palco, da cui il licenziamento. Con i Byrds, prima dell’addio, Crosby aveva inciso una versione di ‘Mr. Tambourine Man’ di Dylan finita al n.1 nelle chart statunitensi, e un altro paio di successi come ‘Turn! Turn! Turn!’ e ‘So You Want To Be A Rock ’n‘ Roll Star’. Le parole di McGuinn sono in ‘David Crosby: Remember My Name’, documentario del 2019 prodotto da Cameron Crowe; in un altro documentario, ‘Echo Of The Canyon’ (2018), celebrativo del California Sound, c’è la verità di Crosby: "Mi hanno licenziato dai Byrds perché ero uno str****".

KRLA Beat/Beat Publications, Inc.The Byrds, 1965 (il primo a destra)

Crosby incontra Stills nel 1967; poco dopo si unisce a loro Nash, fuoriuscito dagli Hollies. L’album d’esordio che porta i loro cognomi nell’ordine definitivo è un successo. Crosby collabora a ‘Wooden Ships’, ci mette di suo ‘Guinnevere’, ‘Long Time Gone’ e ‘Song With No Words’ e la voce nell’imprescindibile ‘Suite: Judy Blues Eyes’, un sigillo vocale alle armonie dei tre. Nel 1969, al trio si aggiunge Neil Young e l’acronimo muta in CSN&Y: l’album ‘Déjà Vu’ è un bestseller, in esso Crosby firma ‘Almost Cut My Hair’ e la title-track, e canta con gli altri ‘Woodstock’ di Joni Mitchell: proprio lui, tempo prima, aveva portato quel grazioso talento alla Reprise Records per il suo primo contratto. Gli acronimi CSN e CSN&Y, tra alti e bassi, dischi in studio e album dal vivo, in tre o in quattro, sono esistiti sino al 2016, anno del definitivo sfascio.

KeystoneCSN&Y, Los Angeles, novembre 2000

Padre e figli

La morte della fidanzata, nel 1974, segna per l’artista un capitolo importante in ambiti di dipendenze; la droga lo avrebbe più tardi portato in prigione e, più tardi ancora, costretto a un trapianto di fegato. La carriera solistica di David Crosby era iniziata nel 1971 con l’album ‘If I Could Only Remember My Name’; non ha avuto picchi di enorme successo, ma è stata un percorso netto di altissima qualità. Gli album: su tutti ‘Croz’ (2014), il primo da solista dopo vent’anni, ‘Lighhouse’ (2016), ‘Sky Trails’ (2017) e il definitivo ‘For Free’.

Gli ultimi due sono prodotti da James Raymond, il bimbo dato in adozione che da grande è diventato un fior di musicista e con il quale Crosby si è riunito soltanto in età adulta, per alcuni dei capitoli migliori della sua discografia. Compresi i due album del trio CPR, Crosby, Pevar & Raymond. Jeff Pevar, poche ore fa, ha rilanciato una versione dal vivo di ‘Almost Cut My Hair’ al Red Rocks Amphitheatre, uno dei templi del cantautorato, che a sua volta ha omaggiato il cantautore con la più bella delle foto dei concerti, l’artista di spalle e l’anfiteatro pieno davanti.

Red Rocks Park and Amphitheatre official FacebookRed Rocks

Tra i figli di Crosby ci sono quelli dati a Melissa Etheridge, punto di riferimento del rock e della comunità lesbica, che negli anni 90 gli chiese di esserne il padre biologico. Scrive su Instagram: "Ho ricevuto da lui il dono di una famiglia". Del figlio musicista, invece, nei giorni di ‘For Free’, Crosby diceva: "Non ho mai avuto una tale chimica con nessun altro". È proprio Raymond, su quell’ultimo documento di vita, a scrivere per il padre una sorta di testamento intitolato ‘I Won’t Stay For Long’ (Non rimarrò a lungo), nel quale Croz, con la voce che aggiunge senso al titolo, si dice "sulla linea della burrasca" e si chiede se, invece che morendo, non stia per caso nascendo un’altra volta.

KeystoneHollywood Walk of Fame, Los Angeles, 20 gennaio 2023