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Suoni, fulmini e saette: Santilli e Menozzi in ‘Stralüsh’

Spiazzante l’Ep dei due musicisti svizzeri, una convivenza tra clarinetto basso, elettronica e pianoforte tutta da scoprire

Simone Menozzi (sx) e Marco Santilli
18 luglio 2022
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Diavolo d’un Santilli. Al secondo 38 di ‘Föra’ parte un piccolo incubo sonoro in cui si vuole tornare, subito, almeno una seconda volta. Un incubo bello, se così si può dire. Gran bel biglietto di presentazione è l’Ep ‘Stralüsh’ (in dialetto, ‘fulmine’) per chi volesse ascoltare un nuovo capitolo della variegata produzione del musicista svizzero chiedendosi se questa volta sarà ‘jazz’, ‘canzone’ o qualche altra diavoleria electro-swing, restando piacevolmente spiazzati dalla definitiva perdita di punti fermi stilistici.

Con Marco Santilli stavolta c’è Simone Menozzi, cui si devono l’elettronica e pure il pianoforte. «Gran merito va a lui che ha creato veri e propri paesaggi sonori», dice il primo; «Del clarinetto basso – dice il secondo – apprezzo particolarmente la sonorità misteriosa e intrigante. L’accostamento con la musica elettronica è sicuramente atipico; in fondo però, ogni suono interessante si presta a essere inserito e riscoperto in ambito elettronico. L’estetica di questa musica si basa spesso su strutture semplici e piccoli cambiamenti. Il fatto d’inserire uno strumento acustico, in questo caso a fiato, contribuisce a dare vitalità, calore e anima a un contesto che a volte può risultare un po’ artificiale». Parafrasando quella cosa che unisce il contadino, il formaggio e le pere, insomma, non far sapere all’ascoltatore quanto è buono il clarinetto basso con l’elettronica. Come nella seduta d’ipnosi intitolata ‘Gàbola’, dove fiato e synth ‘per me pari sono’.

‘Ti spedisco le tracce’

Marco Santilli, cosa ti è venuto in mente? «Abituato a generi acustici, ho accettato la sfida di prestare il clarinetto basso a un contesto elettronico. M’intriga abbinare il mio strumento a nuovi contesti. Non ho mai ascoltato musica prevalentemente elettronica, sentendo però le tracce di Simone ho sentito pure il ‘musicista’ dietro, la cura del dettaglio, dei suoni, il senso della struttura e della drammaturgia». Entrambi based in Zurigo, anche tra Santilli e Menozzi si è messo di mezzo il Covid, nella modalità tipicamente a distanza del "ti spedisco le tracce": «Ho improvvisato su di esse, utilizzando anche effetti speciali tipici della musica contemporanea che avevo un po’ accantonato», ricorda Santilli, «e abbiamo registrato senza mai vederci. A quanto pare, l’isolamento si presta particolarmente alla musica elettronica…».

E ‘Stralüsh’? Simone: «In quanto entrambi ‘esuli’, siamo partiti dal presupposto di usare il dialetto, la nostra lingua madre, quella che ci lega al Ticino e alle nostre radici. ‘Stralüsh’ è un’idea di Marco e ci ha subito convinti per come suona, oltre che per il significato. Una prima lettura si può trovare nel legame tra elettricità e musica elettronica; il lampo è però anche la controparte visiva del tuono, che nel nostro caso è rappresentato dalla musica. Troviamo anche affascinante l’impermanenza e la fugacità: il fulmine c’è ma subito svanisce, così come la musica, che è un’arte che si sviluppa nel tempo». Inoltre, da non sottovalutare: «Il mio primo gatto si chiamava Lampo».

Catalogare (se proprio si vuole)

Dalle note di copertina: "C’è chi lo definisce ‘dark trance jungle breakbeat jazz techno alternative’. Loro però preferiscono pensare in termini di cosa suona fico". La complessa classificazione viene dal losangelino David Gnozzi, specialista delle varie correnti di musica elettronica. Suo il mastering di ‘Stralüsh’, nella hit factory che ha ‘lucidato’ i lavori di Deezel, Ty Oliver, Isabelly Sierra Kelly, Flo Oramasionwu. ‘Dark trance jungle breakbeat jazz techno alternative’: e se lo dicessimo con una parola sola? «È la community di David che ha catalogato il nostro stile», precisa Santilli, che proprio per ‘Föra’ parla di «colori», di vicinanza alla musica contemporanea. «Oltre al groove che contraddistingue il progetto, siamo dei ‘feticisti del suono’, sempre attenti alle sonorità e alla mescolanza dei timbri. Credo che sia questo il nostro vero animo. In generale – aggiunge – potremmo usare l’espressione ‘electronica’, che vuol dire tutto e niente. Come in altre occasioni, pare che anche questa volta facciano fatica a catalogarci. E sì che non lo facciamo apposta...» (ride, ndr).

Da ieri, ‘Stralüsh’ ha il suo video, quello di ‘Tèra’, mentre ‘Griis’ – bella traccia dall’eco oceanico-californiana tipicamente smooth jazz – è stata presentata a ‘BandZ on air’ e «adesso è on air» (Santilli). Il futuro è live. Simone: «Marco è abituato a situazioni acustiche, io sono abituato a lavorare da solo. Sarà un viaggio di scoperta per entrambi» (www.mx3.ch/stralush).

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