Spettacoli

L’Ucraina ha vinto l’Eurovision Song Contest 2022

Straripante il televoto per la Kalush Orchestra di ‘Stefania’. Gran Bretagna al secondo posto. Poi la Spagna

Ucraina - Kalush Orchestra, ‘Stefania’
(Keystone)
15 maggio 2022
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L’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest va all’Ucraina. Plebiscito per la Kalush Orchestra con ‘Stefania’. Quarti dopo il rito dei ‘Douze points’, il voto delle nazioni, uno straripante televoto li ha issati sul gradino più alto del podio di un’edizione non qualunque.

La Spagna – ‘SloMo’ di Chanel – e la Gran Bretagna – ‘Space Man’ di Sam Ryder – si sono giocati la seconda e la terza piazza. È prevalso il britannico, con una delle canzoni più belle ascoltate quest’anno, ma i 631 punti raccolti dagli ucraini al televoto sono subito sembrati insormontabili. Quarta è Cornelia Jakobs per la Svezia con ‘Hold Me Closer’, quinta la Serbia con Konstrakta (‘In Corpore Sano’), sesta l’Italia di Mahmood e Blanco con ‘Brividi’.

Dodicesima per le nazioni votanti, remunerata con un gruzzolo di 78 punti, il voto del pubblico non ha sorriso alla Svizzera: zero punti per il pur bravo Marius Bear con ‘Boys Do Cry’.

La cronaca

È da brividi, e la canzone non c’entra, il ‘Give Peace A Chance’ che porta dalle piazze di Torino al PalaOlimpico, che batte le mani a tempo con la buonanima di John Lennon. La Finale è cominciata. Apre Laura Pausini di bianco vestita, con medley che va da ‘Benvenuto’ a ‘Scatola’. Sfilano i concorrenti, poi Mika grida "Make some noise" e lo show si accende sullo spettacolo di luce di ‘Lights Off’ dei cechi We Are Domi; così accade anche per il beatmaker WRS in ‘Llàmame’, rumeno dal prodotto musicale latino. MARO, pupilla di Jacob Collier, abbassa i toni nel bell’impasto di voci che è ‘Saudade, saudade’, il Portogallo tra world music, new age e cantautorato. Il piccolo Ben col palloncino torna da Derry, cittadina di fantasia del Maine, per cantare ‘Jezebel’. Ma sotto l’impermeabile giallo c’è Lauri, frontman dei Rasmus, nella citazione di ‘It’, capolavoro horror di Stephen King. Per i trent’anni di rock finlandese, e per la resa del pezzo, l’applauso è dovuto.


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Finlandia - The Rasmus, ‘Jezebel’

Alle 20.35, fuso orario di Torino, appare Marius Bear, che come il più navigato dei professionisti si permette di cambiare qualche linea melodica alla bella ‘Boys Do Cry’, prendendosi, dalla sala stampa, un applauso già a metà pezzo. Nulla lascia presagire il tracollo, ma il riscontro più ‘tecnico’ ha un significato importante per ripartire. È andata peggio alla folta rappresentanza francese in sala stampa, passata dal transalpino flashmob su ‘Fulenn’ di Alvan & Ahez, world music in lingua bretone carica d’elettronica, a un misero penultimo posto.

Danza anche la delegazione norvegese sul tormentone ‘Give That Wolf A Banana’ dei Subwoolfer, non spiegabile come tutti i tormentoni. Rosa Linn per l’Armenia, chiusa nella sua cameretta con la chitarra in mano, fa tenerezza e la sua ‘Snap’, all’ennesimo ascolto, in quanto onesta, strappa un brivido anche ai non amanti dei 4-accordi-4 (ma il pensiero va a chi per una settimana intera ha dovuto riattaccare i post-it alle pareti). Lo sketch sul gesticolare degli italiani chiude il progetto di Cattelan sugli stereotipi del Belpaese: è un assist a ‘Brividi’, nell’esecuzione senza sbavature di Mahmood e Blanco. Non serve essere nati in Italia per spiegare ‘l’effetto che fa’ (cit):


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Italia - Mahmood e Blanco, ‘Brividi’

Se il sito dell’Eurovision dice la verità, al singolo di debutto di Chanel, ‘SloMo’, ha lavorato un team di autori "che hanno collaborato con Madonna, Black Eyed Peas, Britney Spears, Ricky Martin, Mariah Carey and Nicki Minaj". In un professionale trionfo di glutei, la canzone ‘spacca’. Sfila l’Olanda di S10 con ‘Die Diepte’ e se su ‘Brividi’ qualcuno ha trattenuto l’emozione a stento, alla fine di ‘Stefania’ della Kalush Orchestra accade altrettanto: la band ucraina chiama aiuto per la patria sotto le bombe russe. Domani saranno da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’. Lo twitta il presentatore stesso.

Il destino dei tedeschi è nelle mani di Malik Harris: ‘Rockstars’ è un monotono 4-accordi-4 e il palco, se possibile, affossa ancor più quello che in gergo da sala prove viene più confidenzialmente definito ‘un pacco’. Sarà ultimo con 6 punti. Con i suoni Roland ‘di noi giovani’ e l’andamento lento, ‘Sentimentai’ di Monika Liu, per la Lituania in lituano, si conferma il momento chic della manifestazione.

Lui e l’altro di sé azerbaijano continuano a suonarci soporiferi (Nadir Rustamli, ‘Fade To Black’) e così suoneranno ai televotatori. Nelle retrovie anche il diversamente gospel ‘Miss You’ del belga Jérémie Makiese, benché vocalmente impeccabile. Meglio ‘Die Together’, della disneyana Amanda Georgiadi Tenfjord per la Grecia, premiata con i ‘Douze points’ da ben sei nazioni.


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Grecia - Amanda Georgiadi Tenfjord, ‘Die Together’

Il polar-country islandese di Sigga, Beta ed Elín, le Systur di ‘Með Hækkandi Sól’, è chiuso da un ‘Peace for Ucraine’. Quel che accade per la Moldavia – ‘Trenulețul’ dei colorati (eufemismo) Zdob şi Zdub & Advahov Brothers – è spiegabile così:

La Svezia (Cornelia Jakobs, ‘Hold Me Closer’) avanza con la progressione di uno Scania (‘Azienda svedese produttrice di veicoli industriali con sede a Södertälje’. Fonte: Wikipedia). L’Australia, con Sheldon Riley, sale le scale della vita in ‘Not The Same’. Laura Pausini canta ‘Nel blu dipinto di blu’, prima che il britannico Sam Ryder, come un moderno Freddie Mercury, canti una delle canzoni più belle di questo Eurovision (chapeau. Anzi, ‘hat’). La Polonia alza la voce con Ochsman (‘River’) e poi la Serbia con Konstrakta, il battimani di ‘In Corpore Sano’, una catarsi o un incubo (ognuno vive il battimani come crede, ma il momento, seppur ansiogeno, è intenso). Si chiude in gloria con il Momento Morricone regalato dal bravo estone Stefan con ‘Hope’.

Via al televoto e alle 23.20 si ascolta finalmente ‘Supermodel’, nuovo singolo dei Måneskin, venuti a ricordare il motivo per il quale siamo qui. Nel 1965 a Napoli, l’Italia era lì perché l’anno prima l’allora teenager Gigliola Cinquetti cantò ‘Non ho l’età’ e vinse, portando il concorso l’anno dopo in riva al mare. ‘Non ho l’età’ dopo i Måneskin non lo si può esattamente definire un regalo della produzione alla signora Cinquetti, che comunque la porta a casa. Il resto è scritto sopra.


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Måneskin, ospiti con ‘Supermodel’

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