laR+ L'intervista

Tutti in piedi per Iva Zanicchi

La guerra, la vita, la standing ovation di Sanremo e ‘Gargana’, in dialetto ‘vociaccia, la mia, che mi tengo stretta finché Dio me la lascia’.

‘Voglio pensare che la gente mi ami per quello che faccio, perché la standing ovation puoi averla una volta, ma io l’ho avuta tutte le sere…’ .
(Marco Rimmaudo)
4 marzo 2022
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Le limitazioni sanremesi ci consentono d’incontrare Iva Zanicchi soltanto ora, che dalla notte dell’Ariston tutto in piedi su ‘Voglio amarti’, canzone in gara, adesso ci sono di mezzo un mese, un album nuovo e una mezza fine del mondo. L’album si chiama ‘Gargana’ («In dialetto ‘vociaccia’, la mia, che mi tengo stretta finché Dio me la lascia») e tra Bergamo, Milano, Bologna e Reggio Emilia ci hanno messo le mani alcuni degli arrangiatori d’Italia, da Celso Valli ad Adriano Pennino, da Diego Calvetti a Paolo di Sabatino, partendo da Danilo Minotti, caro amico dell’Aquila di Ligonchio (o ‘La Amàlia Rodrigues italiana’).

La signora Zanicchi ha 82 anni e non ne fa mistero, e si spende in un lavoro che sfiora i capisaldi interpretativi dell’intera carriera, col ‘graffio’ di fabbrica sempre in canna e ‘Canzone’ di Don Backy e Detto Mariano così come da notte delle cover al Festival, più un rimando ai tempi di ‘Caro Theodorakis… Iva’ (1970) nella bella riproposizione in lingua italiana di ‘Ghir enta’ di Souad Massi, cantautrice e musicista algerina di origine berbera. In ‘Gargana’ si trovano anche un omaggio a Lucio Dalla (‘Dove sei’) e uno al Modugno di ‘Vecchio frac’. E la sua interprete, in queste giornate in cui l’euforia festivaliera è finita sotto le scarpe, è la nostra boccata d’aria.

Signora Zanicchi, tra le foto ufficiali che abbiamo ricevuto ce n’è una di lei 17enne: dove fu scattata?

Quella in cui faccio una posa un po’ stupidella da diva del cinema?

Esattamente.

Ero al mio paesello, dove c’è una diga e io m’illudevo che dietro ci fosse il mare, ma era poco più di una pozzanghera. Bei ricordi, lontani e molto teneri.

Non posso esimermi dal farle una domanda, promettendo di non tornare più sul tema: ha ricordi della guerra?

Ne ho. La guerra finì nel ’45 e io ero una bambina di 5 anni, sottoposta a stress. Ho ricordi indelebili, flash che non si cancellano e rivivere quel che sta succedendo ora fa accapponare la pelle. Questa sarebbe una guerra ben più feroce di quella che vidi io, oggi si parla di armi nucleari. Sarebbe la distruzione di questo mondo, per distruggere il quale già facciamo di tutto. Ma non voglio filosofeggiare.

Ha parlato di flash…

Sì, tre-quattro, fortissimi. Uno riguarda mia mamma che trema: un giorno, un SS con la mitragliatrice in mano mise al muro me, mia madre col mio fratellino in braccio, 3 anni in meno di me, e le mie sorelle; ricordo le urla di quest’uomo che parlava una lingua a me incomprensibile. Non successe nulla, per fortuna, altrimenti non ci sarebbe stata Iva Zanicchi cantante. Un altro flash che non mi abbandona è un uomo del paese cui i tedeschi che sparavano in ritirata intimarono l’alt: lui scappò, i nazisti lo colpirono e lui venne a morire davanti a casa nostra; si avvicinò bocconi, i suoi ultimi movimenti mi ricordarono un Pinocchio di legno tutto snodato regalatoci da nostro nonno, l’unico giocattolo che avevamo. Ci sarebbero altre cose, ma non vorrei diventare pesante…

Ripartiamo dalle sue tre standing ovation all’ultimo Festival?

Bene. La prima, sono sincera, non me l’aspettavo per niente. Ho sperato che la gente avrebbe applaudito, che è ciò che spera ogni cantante, ma che si alzassero tutti in piedi è stata una cosa che mi ha destabilizzato. E ho anche detto una sciocchezza: "Il mio Festival di Sanremo potrebbe anche finire qua!". Mi hanno ascoltato! (ride, ndr).

Di standing ovation, per la verità, ve ne sono state altre due…

È vero. Ma io nemmeno la guardo la classifica. A Sanremo o arrivi primo oppure chi se ne frega…

Che significato dà a questa ovazione? Non era solo affetto…

Me lo sono chiesta anche io. Mi sono detta: "Non è che mi fanno la standing ovation perché sono vecchia?" (ride, ndr). Poi ho pensato che ci dovesse essere dell’altro. Non per fare la presuntuosa, ma ho ancora una voce integra. Certo, non è più squillante e limpida come la voce dei trent’anni, ma c’è, e posso ancora affrontare pezzi dall’estensione di ‘Voglio amarti’. Voglio pensare che la gente mi ami per quello che faccio, perché la standing ovation puoi averla una volta, ma io l’ho avuta tutte le sere…

Concordiamo. A Sanremo le hanno chiesto di tutto, della sua vita sessuale e non, per esempio, della sua amicizia con Ungaretti. Qualcuno è anche andato oltre le righe...

Sanremo è un posto particolare, tutto si condensa in quattro giorni esaltanti. A Sanremo ci sono anche critici, che in una settimana esprimono il meglio di loro stessi, o il peggio. L’ho detto spesso: puoi darmi 4 oppure 0, e lo accetto, ma lo devi giustificare. E se la tua giustificazione è "l’arrangiamento è polveroso e l’assolo di chitarra sarebbe degno di essere presentato da Pippo Baudo", allora è solo un aggrapparsi sui vetri. L’arrangiamento di ‘Voglio amarti’ è stato realizzato da Celso Valli: perché quando Celso Valli arrangia Vasco Rossi è magnifico e quando arrangia Iva Zanicchi è polveroso?

Per quel che riguarda questo giornale, quella sera noi titolammo ‘Più che Zalone poté Zanicchi’, con la sua foto su tre colonne…

Grazie, e chiedo scusa alla sua categoria, mi sono un po’ lasciata andare. Ma ci tengo a dire che così come il mio compito è quello di cercare di cantare bene, è dovere del critico musicale scrivere quel che pensa. Però, se scrivi una sciocchezza, anche se sei un critico musicale hai scritto una sciocchezza. Piuttosto che offendere un arrangiatore tra i migliori in Italia, di’ subito che non ti piaccio, che lo capisco di più.

‘Gir enta’ ricorda i tempi di ‘Fiume amaro’…

La matrice in effetti è quella. Nel 1978 feci un disco chiamato ‘Shalom’, uscito in un momento molto critico, in linea con il mio essere sempre controcorrente, un disco di canti antichi e moderni ebraici. Ricorda molto quel mondo. Avrei voluto tanto fare un disco di musica tzigana, esistono brani di una bellezza incredibile. Si figuri cosa sarebbe successo se l’avessi fatto! Theodorakis è quel mondo, mediterraneo. Il testo italiano di ‘Gir enta’ è di Malgioglio…

… il contrasto premia sempre…

… infatti.

Iva Zanicchi non ha cantato solo l’amore: ‘La riva bianca, la riva nera’ è una meravigliosa canzone pacifista…

Mai così attuale come in questo momento! Un testo semplice ma molto toccante. Lo scrisse Alberto Testa, un grande, colpendo nel segno.

Quali sono i momenti discografici che ricorda con più affetto?

Tanti. L’album di Theodorakis, naturalmente. Lo conobbi prima che entrasse in carcere ad Atene, aveva già scritto canzoni per me. ‘Fiume amaro’ è la mia canzone più ascoltata, ancor più di ‘Zingara’. Amo ‘Caro Aznavour’ (1971, ndr), che non ebbe grande successo perché uscì prima lui in italiano, malgrado le promesse dell’editore. Ma lo realizzai comunque con amore, cantai con Aznavour a ‘Senza rete’, mi invitò in un suo spettacolo in Francia, ci ritrovammo in Germania. Era un grandissimo. Leggermente sottobanco credo sia passato il disco dedicato a Federico García Lorca, ‘Io sarò la tua idea’ (1975, ndr), scritto quasi interamente da Corrado Castellari, un autore che scrisse per me, per Mina, Vanoni, ma non ebbe mai il successo che meritava. Quell’anno, recensendo il disco, Renzo Arbore disse, bontà sua, che era uno dei migliori usciti negli ultimi tempi.

Tre anni dopo ci fu anche un disco intitolato ‘Playboy’. Non posso non chiederle delle sue foto sulla nota rivista per soli ometti, castigatissime rispetto a quel che gira oggi. Lei dice di non avere rimorsi…

Devo smentire le sue fonti: è il contrario. È vero che feci quelle foto senza che nessuno mi obbligasse, ma non è vero che non ho rimorsi. Il direttore era Paolo Mosca, eravamo molto amici; mi giurò che non sarebbero mai uscite su altri giornali. Dopo due mesi, mentre mi trovavo in tournée a Tokyo, mi ritrovai nuda in tutte le edicole del Giappone. Non mi pento di come siano venute le foto, ma avrei potuto evitare. Fu un momento di ‘stupidera’: in quegli anni, quando una donna arrivava sui quaranta si sentiva bell’e che vecchia e io volevo dimostrare che non ero affatto vecchia. Ecco la ‘stupidera’.

Perdoni l’autoreferenzialità: ‘Mamma tutto’ è il primo disco che ho trovato sotto l’albero…

Ecco, vede? La mia vita è fatta di contrasti violentissimi: finivo su Playboy e poi cantavo ‘Mamma tutto’! (ride, ndr). Nel 1976 i frati dell’Antoniano mi chiesero se avessi una canzone per lo Zecchino d’Oro e il mio maestro tirò fuori dal cassetto un brano francese, ‘Maman bonheur’. Lo cantai all’Antoniano durante lo Zecchino e in una settimana vendemmo 500mila dischi, cosa che oggi ti puoi sognare!

Crede che la tv, l’impegno politico in Europa, l’amicizia con Silvio Berlusconi abbiano tolto attenzione alla sua musica?…

Senz’altro. Pensi solo alla Grecia, a Melina Mercouri che diventò ministro, pensi a Ronald Reagan. In Italia guai! Se poi sei dalla parte sbagliata sei morta! Lei non ha idea di quanto io abbia faticato per ripropormi come cantante, forse ci sono riuscita solo a Sanremo. Ma non rimpiango nulla, ho fatto politica perché l’ho voluto io non perché lavorando a Mediaset, come dicono, Berlusconi me l’avrebbe chiesto. Berlusconi, al contrario, mi disse: "Ma chi te lo fa fare, hai un programma di successo (‘Ok, il prezzo è giusto’, tremila puntate in 13 anni, ndr), guadagni benissimo, entrerai in politica e conoscerai l’odio". Ma sono stati 6 anni anche esaltanti, anche se ne sono successe di ogni: ero vicepresidente della Commissione sviluppo e poiché la presidente non aveva voglia di viaggiare, mandava me ovunque. Nei Paesi più poveri, in Africa, ho visto cose di una tristezza infinita. Nel frattempo cantavo, ma nessuno se ne accorgeva. Sa qual è la sciocchezza più grande che ho fatto nel primo anno al Parlamento europeo? Sono andata a Sanremo, e mi hanno ucciso. E hanno fatto bene! (ride, ndr).

L’immediato futuro di Iva Zanicchi?

‘Gargana’ non è un disco che devo sostenere, si sostiene da sé. Però per l’estate, non perché voglia copiare la signora Orietta Berti, ho in animo di fare una pazzia, un brano che vorrei cantare alla ‘Come ti vorrei’. Gliel’ho detto che faccio un tour?

No. Non ho letto bene il comunicato stampa?

No, non lo sa nessuno, è un segreto. Si chiamerà, guarda caso, ‘Gargana’, e avrò come ospite mia nipote, che canta benissimo. Debutteremo nel Teatro Municipale di Piacenza a metà maggio: ci viene?

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