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Confederation Music fa bene alla vista (le Sessions)

Live, in alta qualità audio e video, tra la tv e il Tubo. Da oggi fino al 25 febbraio. Spiega tutto Marco Kohler

Pablo Infernal, oggi, e altri quattro fino al 25 febbraio
28 gennaio 2022
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A differenziarle dal glorioso ‘Unplugged’ manca solo il pubblico e Kurt Cobain (o anche Eric Clapton). Perché quanto a lampade da salotto e arredamento generale, pare Mtv a volumi bassi. Ogni venerdì, per cinque venerdì, a partire da oggi, il radiofonico ‘Confederation Music’ di Rete Uno diventa ‘Confederation Music Sessions’, rendendosi visibile su YouTube Rsi Musica con una serie di appuntamenti live di alta qualità cinematografica e sonica firmati Rsi. Dietro, artisticamente parlando, c’è il titolare del contenitore radiofonico, Marco Kohler. È lui che ha scelto, in ordine di apparizione: Pablo Infernal, Cyril Cyril, Animor, Nadja Zela, Boodaman. «Ho cercato di fornire un primo ventaglio della proposta musicale svizzera, cose veramente particolari oltre che musicalmente profonde», ci dice. Cinque vecchie conoscenze del suo format, restati in mente per «un forte senso di creatività e originalità».

Con Joanne Holder a curare la produzione insieme a Kohler, e con Nick Rusconi a metterci la firma registica e stilistica, ogni venerdì una nuova puntata e il lunedì successivo su YouTube Rsi Musica la parte relativa all’intervista. E su YouTube Rsi Musica, intervista a parte, è musica ininterrotta. Si parte con i Pablo Infernal: «Fra tutti i gruppi rock ascoltati nell’ultimo anno e mezzo sono quelli che più mi hanno impressionato per tecnica e songwriting, e una chimica confermatasi durante la produzione, positiva, ridanciana, innaffiata di whisky. Sono una specie di in-house band del Kir Royal di Zurigo». Aneddoto: «Una sera, da ubriachi, fecero una scommessa con il proprietario del club: ‘Sappiamo suonare tutte le canzoni dei Beatles’; e il proprietario disse loro ‘Bene, vediamo’». Da allora, al Kir Royal sono stati riproposti tutti gli album dei Beatles, e i Pablo Infernal che suonano i Fab Four al Kir Royal sono diventati un classico. «Le strutture di Lennon e McCartney, tra le altre cose, hanno molto influenzato tanto la tecnica quanto il loro songwriting». Il 4 febbraio sarà la volta di Cyril e Cyrill, dall’accostamento banjo-percussioni decisamente affascinante: «Cyrill Yeterian è il fondatore di Bongo Joe Records, prima negozio di dischi poi etichetta discografica diventata punto d’incontro, anche caffè letterario, epicentro di nuove sinergie. Raccogliendo in un certo senso l’eredità dell’Usine, la scena ginevrina parte da lì, nel suo coraggio, nella sua trasversalità, mettici pure lo spirito calvinista che permea il posto». L’altro Cyirill, Bondi, è un batterista jazz che viene da mondo sperimentale. Tornando a Yeterian, «è, tra l’altro, uno dei fondatori di Mama Rosin, gli unici svizzeri a suonare da Jools Holland alla Bbc, tipico di come prima devi farti conoscere all’estero perché in Svizzera s’accorgano che ci sei».

L’11 febbraio tocca a Romina Kalsi alias Animor, una delle più belle voci (di casa) in circolazione: «Realizzò la puntata pilota nel 2019 ed è confermata anche in questa nuova impostazione. Completa la proposta con qualcosa di musicalmente e melodicamente ‘potabile’, non perché mainstream, ma perché più immediata, dentro l’estrema qualità. Credo che il duo Romina Kalsi-Tobias Granbaka, pianista finlandese che vive in Svezia, nato durante un songwriting camp in Austria, dia risultati a livello pop strepitosi». Il 18 febbraio sarà la volta di Nadja Zela: «Dopo la morte del marito, il fumettista zurighese Christophe Badoux, Nadja ha iniziato un percorso introspettivo andando a studiarsi la storia del requiem classico, per riemergere due anni dopo con un doppio album magnifico. Di requiem rock ve ne sono pochissimi nella storia». E il suo, per la precisione, è ‘Greetings to Andromeda. Requiem’. Il 25 febbraio chiude Boodaman, all’anagrafe Stéphan Caviglioli, integralista dell’analogico: «Io lo chiamo ‘Maestro svizzero dei synth modulari’, maestro perché costruisce i modelli dei propri sintetizzatori. Boodaman è parte di questo underground estremamente appassionato, quasi nerd, di gente che rifiuta l’informatica per lavorare in modo assolutamente analogico, artigianale, basandosi unicamente sulla forma d’onda».

Seattle-Lugano andata e ritorno

Ritroviamo il Kohler produttore quasi un anno dopo ‘A beautiful day with Gemina – Tales from Skeleton Dreams’, produzione Rsi che raccontava di Michael Sele, idealmente in nome e per conto della musica svizzera alle prese con la pandemia: «Se da una parte del grande albero artistico il ramo della musica è quello che ha sofferto di più, e parlo di gente che vive anche sotto la soglia di povertà per il non poter più suonare dal vivo visto che non esiste uno statuto di lavoratore indipendente per il musicista, dall’altra parte la chiusura ha permesso a tante persone di lasciare da parte impegni pressanti in funzione del ritrovarsi, del lavoro introspettivo, del collaborare a distanza e creare nuove sinergie. Cito Bonaparte e Sophie Hunger con Tyler Pope, bassista degli LCD Soundsystem, figlio dichiarato dell’impossibilità di suonare con quel poco di cui si dispone, strumentisticamente parlando. Ho visto anche tanti dischi, purtroppo, bruciarsi perché la gente non ha resistito alla tentazione di pubblicare nonostante l’assenza di concerti. Ora le cose sembrano migliorare».

Come si arriva al video? «Conduco Confederation Music in onda da dodici anni su Rete Uno e da un anno anche su Rete Tre, siamo a quasi 600 puntate che significano quasi 600 ospiti. A un certo punto mi sono reso conto che era diventata una passione e una missione, e che aveva quasi azzerato o comunque ridotto l’ascolto di quel che succede al di fuori di questo Paese. Tanta ve n’è di musica, e di buona qualità, che mi sembrava un crimine non permettere che fosse ascoltata almeno per una volta alla radio. Poi ho trovato su YouTube nelle KEXP Sessions, nei Tiny Desk Concerts, in questi format da una quindicina/ventina di minuti molto efficaci, la premessa per questa operazione e mi sono detto: ma se noi, da qui, possiamo rimanere affascinati guardando le session di una radio per noi anonima di Seattle su YouTube, perché da Seattle non possono restare affascinati guardando le session di una radio per loro anonima in Svizzera? Perché alla fine ciò che conta è la qualità della musica. Poi, certo, bisogna anche promuoverla, ma i mezzi ci sono, il vettore è libero, democratico, YouTube. Sfruttiamolo».

Finiamo acustici, finiamo ‘Unplugged’, come avevamo cominciato. «Mi sono reso conto del mood Mtv allestendo, una volta spente le luci bianche fredde per accedere quelle di scena. Voglio sottolineare il grande lavoro scenografico e registico di Nick Rusconi, persona rivelatasi di una sensibilità pazzesca. Il suono era un’altra delle condizioni da me imposte, affidato a Davide Pagano, a Milano, sound Engineer che mastica tutto il giorno rock and roll e pop. Forse, una delle cose più difficili è stata convincere tutti quanti che la musica alternativa svizzera ha un potenziale enorme anche per il pubblico internazionale e che meritava quindi un format di altissimo livello. Serve un linguaggio internazionale, che non è Anderson Paak, i Muse, ma che importa: abbiamo un prodotto che qualitativamente sta al livello coi concorrenti internazionali».


Marco Kohler

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