Spettacoli

Elio De Capitani finalmente al Lac con ‘Diplomazia’

L’attore interpreterà il generale tedesco che doveva radere al suolo Parigi. Uno spettacolo che avrebbe dovuto debuttare a Lugano nel 2020

Foto Laila Pozzo
30 novembre 2021
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Agosto 1944, la liberazione di Parigi dai nazisti è imminente. Il governatore della città occupata, il generale Dietrich von Choltitz, ha ricevuto l’ordine da Hitler di distruggere la città in caso le truppe tedesche fossero costrette ad abbandonare Parigi. Il console svedese Raoul Nordling lo convince a desistere. Lo scontro tra i due è al centro di ‘Diplomazia’, uno spettacolo scritto dal francese Cyril Gely che Elio De Capitani e Francesco Frongia portano in scena al Lac venerdì 3 e sabato 4 dicembre alle 20.30. Protagonisti lo stesso De Capitani (nel ruolo del generale tedesco) e Ferdinando Bruni (il console svedese) che tornano a sfidarsi dopo il successo di ‘Frost/Nixon’.
‘Diplomazia’ è una coproduzione del Lac, del Teatro dell’Elfo di Milano e del Teatro Stabile di Catania. «È un ponte molto lungo che dal centro dell’Europa arriva fino al cuore del Mediterraneo per parlare di Parigi e di storia» ci spiega Elio De Capitani che, concluse da poco le repliche in Sicilia, attende con impazienza l’arrivo a Lugano. Perché «nel nostro mestiere le platee fanno cambiare molto la temperatura dello spettacolo e recitare con il pubblico di Milano, con il pubblico di Catania o il pubblico di Lugano è una bella sfida». Ma c’è anche un altro motivo: questo spettacolo avrebbe dovuto debuttare a Lugano a marzo del 2020. «Quando il 23 febbraio l’Italia ha chiuso i teatri noi stavamo provando e abbiamo deciso di continuare perché la Svizzera era ancora aperta: speravamo almeno le due date di Lugano di riuscire a farle». Poi è arrivata «una doccia fredda che mi ricordo ancora benissimo: avevamo appena finito la prova generale, l’8 marzo, quando mi ha chiamato il direttore Carmelo Rifici per dirci che chiudevano anche loro». Un anno e mezzo dopo, finalmente al Lac. «Arriviamo con uno spettacolo rodato da molte repliche: sarà molto bello portarlo con la forza e la maturità che ha raggiunto, ma sarebbe stato molto bello anche farlo debuttare allora. Certo adesso è in forma splendida: come sempre in questo mestiere più si lavora più si entra nello spettacolo, più si entra nel personaggio».
Il che nel caso di De Capitani significa entrare nella mente di un generale del Terzo Reich. «Dietrich von Choltitz è un personaggio abbastanza emblematico della storia della Germania: nobiltà prussiana, famiglia di antiche tradizioni militari, una carriera iniziata già nella Prima guerra mondiale». E poi la Seconda, partecipando a praticamente tutte le campagne: l’invasione della Polonia e della Francia, l’assedio di Costantinopoli, la battaglia di Anzio e poi la Normandia. «Era una grande genio tattico e strategico: l’incarico di governatore di Parigi è arrivato perché non ha partecipato al complotto del fallito attentato contro
Hitler del 20 luglio 1944 ed è un governatore molto militare. Parigi è sotto attacco e, per ordine di Hitler, è stata completamente minata utilizzando tutte le riserve di esplosivo della marina militare. Una quantità spaventosa di esplosivo: lo scopo non era solo distruggere Parigi ma anche punire i francesi, una sorta di ‘moral bombing’ contro i francesi e contro la resistenza francese».
E poi Nordling, un altro personaggio chiave della storia di quel periodo, coinvolto in molte trattative «anche più importanti di quella di Parigi che rimane comunque il suo più grande successo». Si tratta, ci spiega De Capitani, «di due giganti, uno nel campo militare e l’altro nel campo diplomatico e lo spettacolo si dipana sullo scontro tra due caratteri, due concezioni della vita».
Quali licenze storiche si è preso lo spettacolo? «In primo luogo temporale: le trattative fra von Choltitz e Nordling sono avvenute nell’arco di due settimane, non di una notte. Però creare questa notte in cui avviene tutto è di grande efficacia dal punto di vista drammaturgico, la tensione è fortissima». La seconda licenza è immaginare che il quartier generale di con Choltitz all’Hotel Maurice sia nella stanza in cui Napoleone III incontrava la sua amante, cont anto di entrata segreta utilizzata da Nordling. «Questo permette di arrivare nel cuore della tana del lupo nel momento giusto e anche di sintetizzare sia la situazione del periodo sia quella del rapporto tra un diplomatico e un militare». Il resto, prosegue De Capitani, «è tutto storico, incluso il collegamento forte con l’attentato a Hitler di cui all’inizio mostriamo alcune immagini del processo e della condanna a morte degli ufficiali coinvolti che Hitler aveva inviato a tutti gli ufficiali come monito».
Nello spettacolo anche tre ruoli minori: l’attendente Helmut Mayer (interpretato da Simon Waldvogel), Werner Ebernach, il capitano delle SS che ha coordinato il piano di esplosione di Parigi (Michele Radice) e un giovane soldato di 17 anni (Alessandro Frigerio). «Piccole figure ma fondamentali per costruire il quadro di questa notte angosciosa e di questa alba tragica» spiega De Capitani, lodando la bravura dell’autore, il giovane drammaturgo francese Cyril Gely che ha saputo inserire «personaggi secondari con brevi scene ma che sono elementi chiave dello sviluppo della vicenda».
La «qualità straordinaria della scrittura» è uno degli elementi che ha convinto De Capitani a cimentarsi con ‘Diplomazia’. «È un piccolo capolavoro contemporaneo, e dico “piccolo” perché è molto asciutto: riuscire a raccontare in un’ora e venticinque la storia di quel momento è straordinario».
Cosa altro vi ha convinto a realizzare questo spettacolo? «Il fatto storico che non conoscevamo nei dettagli e che ci ha molto affascinato, così come i due personaggi: è uno scontro etico, sui limiti del dovere. E l’agonia di un regime, la perdita di controllo, anche fisica, di Hitler».

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