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Gli assassini invisibili di Ingeborg Bachmann

Uscito nel 2009, ‘Il libro Franza’ è stato ripubblicato da Adelphi in una veste nuova a cinquant'anni dalla tragica morte dell’autrice

Nata a Klagenfurt nel 1926, morta a Roma nel 1973
(Keystone)
4 marzo 2024
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Per me, e forse anche per voi, è stato sempre un problema scoprire dove sia andato a nascondersi il virus del crimine, non può certo essersi dileguato vent’anni fa, perché oggi, in un’epoca in cui l’assassinio non viene più permesso e sovvenzionato, o lo è solo in alcune parti del mondo, di cui si legge con orrore nei giornali, e io non desidero certo assumermene la colpa […], oggi quel virus non è affatto scomparso dal mondo. Commettere delitti è solo diventato infinitamente più difficile, e quelli che vengono perpetrati sotto i nostri occhi che non vedono, tra i nostri vicini, sono delitti sublimi. Anzi affermo, e devo anticipare questa tesi rispetto alle prove, che ancor oggi la maggior parte degli uomini non muore, ma viene assassinata.

Si muove attorno a questo sottile assioma ‘Il libro Franza’ della scrittrice e poetessa di lingua tedesca Ingeborg Bachmann, uscito nel 2009 e appena ripubblicato da Adelphi in una veste nuova per il cinquantesimo anniversario dalla tragica morte dell’autrice. Rispetto alla prima versione del 1978, che sotto il titolo ‘Il caso Franza’ riunisce ciò che restava dell’incompiuto ciclo romanzesco ‘Cause di morte’, questa edizione è stata oggetto di un riassetto filologico in cui sono incluse le diverse versioni dei capitoli, delle varie prefazioni e premesse scritte e pensate nell’arco di diversi anni.

Pezzi di un puzzle

Quello che ci troviamo oggi tra le mani è dunque il frutto di un lavoro monumentale in cui il curatore Luigi Reitani tenta di dare una forma a pezzi di un puzzle sostanzialmente incompiuto e frammentario ordinandoli per la prima volta secondo un criterio tematico piuttosto che cronologico, volto a seguire le direttrici fondamentali di un libro dalla genesi tormentata e complessa. Bachmann infatti ci lavora a più riprese, redigendo abbozzi di storie inizialmente indipendenti, destinate poi a confluire in un’unica narrazione che mette al centro l’esistenza della fragile Franza e del fratello Martin, colti in momenti di vita e luoghi di volta in volta diversi.

Shock

Non è semplice riuscire a immergersi in quest’opera dalla scrittura multiforme, così incline all’astrazione e all’indagine filosofica e tanto segnata dallo shock provocato dalla Seconda Guerra Mondiale. La stessa vicenda ci viene presentata più volte, declinata ora in prima ora in terza persona attraverso i differenti punti di vista dei personaggi, in un loop dove osserviamo sia le variazioni su tema sia il ritorno di alcune costanti decisive nella poetica di Bachmann, sopravvissute alle diverse stesure e presenti anche in opere precedenti come il più conosciuto Malina. L’indagine attorno alle cause di morte è una di queste.

La scrittrice torna in modo ossessivo sulla sua tesi, attirando l’attenzione del lettore sul concetto di omicidio e invitandolo a leggere tutto il volume in questa chiave. Ebbene, molte delle morti dovute a circostanze apparentemente naturali sono, secondo Bachmann, attribuibili a responsabilità a volte di singoli individui o di un intero apparato sociale. Non è più così semplice condannare gli assassini, come ai tempi del nazismo, poiché adesso essi agiscono nell’ombra, sul filo della morale, senza eclatanti spargimenti di sangue.

È ciò che avviene a Franza, giovane protagonista con problemi psichici sposata a uno psichiatra Viennese che opera su di lei una quotidiana violenza psicologica riducendola a uno dei suoi casi clinici e causandone, indirettamente, la morte.

Come Camus

Il viaggio/fuga con il fratello Martin nel deserto nordafricano dove Franza muore rappresenta una parte sostanziosa del romanzo che ricorda a tratti le atmosfere de ‘Lo Straniero’ di Camus. Le molteplici versioni inserite in questa edizione contribuiscono ad amplificare le atmosfere allucinatorie, ossessive, persecutorie, dove il caldo e il sole offuscano gli eventi, erodendo il confine tra reale e immaginario e lasciando in bocca un sapore di surreale disperazione.

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