laR+ Il popolo degli immersivi

Essere dentro un’opera d’arte

Fra il 1949 e il 1969 il pubblico museale entra sempre più nella creazione artistica. Con l’esposizione losannese ‘Immersion’ ripercorriamo l'evoluzione

Ferdinand Spindel hole in home, 1966 (reconstruction, 2023)
(MCBA, Etienne Malapert)
25 gennaio 2024
|

L’esposizione ‘Immersion’, ideata dal Museo delle belle arti di Losanna e visitabile fino al 3 marzo 2024, ha l’invidiabile pregio di aver riunito sotto un unico tetto quattordici installazioni di artisti internazionali, grazie alle quali ricostituire la genesi storica dell’arte immersiva. L’operazione, diciamolo subito, è doppiamente riuscita: innanzitutto perché riesce a restituire il senso, a risalire alle origini, e a ritrovare i protagonisti di un momento storico preciso, rintracciando altresì l’evoluzione artistica e terminologica che ha portato, nel breve volgere di un ventennio (1949-1969), a conferire all’arte contemporanea quella dimensione immersiva oggi ampiamente consolidata. In secondo luogo, l’esposizione mette il visitatore nelle condizioni di sperimentare l’esperienza immersiva come un vero e proprio laboratorio di proposte artistiche che si arricchiscono vicendevolmente.

Nel periodo preso in esame, infatti, molti artisti esplorano attivamente il campo del possibile – le declinazioni e le sfumature – di una nuova concezione dell’arte che non è più circoscritta solo dalle dimensioni di un quadro, o dai volumi di una scultura, ma si estende fino a includere dei veri e propri ambienti a geometria variabile. La parola “ambiente”, infatti, esprimerà – unitamente ad altri termini affini – questa volontà di ridisegnare i confini spaziali della creazione artistica. La Biennale di Graz del 1967 si chiamerà, non a caso, proprio ‘Ambienti’, in riferimento all’Ambiente spaziale a luce nera, uno spazio immersivo che evoca il gioco di luci e di oscurità del cosmo stellato che Lucio Fontana realizza nel 1949. L’artista italo-argentino proporrà, negli anni successivi, una ventina di variazioni sul tema, una delle quali è stata ricreata espressamente, in omaggio al ruolo di pioniere svolto dallo stesso Fontana, per l’esposizione losannese.

Siamo nel mezzo di una profonda trasformazione. Con l’aggiunta del carattere immersivo, l’opera d’arte non è più solo un oggetto che, per quanto bizzarro e inusuale, viene offerto al nostro sguardo, ma assume i contorni più aperti e indefiniti di uno spazio che ci circonda, ci avvolge, e ci accoglie. Grazie alle intuizioni di Fontana e di altri artisti, il visitatore non è più solo un semplice spettatore, ma entra letteralmente dentro l’opera d’arte diventandone parte integrante.

Il campo del possibile dell’esperienza immersiva

La recente moda delle esposizioni immersive di grandi artisti come Vincent van Gogh o Pablo Picasso, il filone cinematografico che include film come Il tagliaerbe (Brett Leonar, 1992), Strange days (Kathryn Bigelow, 1995) o Ready Player One (Steven Spielberg, 2018) o, ancora, le tendenze in atto nel mondo delle Big Tech – da Google ai social media, passando per i videogiochi –, ci invitano ad associare l’esperienza immersiva a caschi, visori e altri aggeggi supertecnologici o, alternativamente, a mostre d’arte luminescenti che strizzano l’occhio all’intrattenimento. In realtà, se restituiamo al fenomeno la sua complessità e lo osserviamo da una prospettiva storica, ci rendiamo conto che le declinazioni dell’esperienza immersiva possono essere molto più variegate. Lo dimostrano le installazioni riunite dall’esposizione losannese, che risalgono tutte al ventennio fra il 1949 e il 1969 e che, come detto, sono state ricreate per l’occasione.

Nel complesso, si tratta di proposte artistiche estremamente inventive e originali, che trasmettono sensazioni che vanno dalla gioia all’inquietudine, dalla curiosità al disorientamento, comprendendo una vasta gamma di sentimenti intermedi. Sul versante delle esperienze più giocose e ammiccanti, segnaliamo Luna di Fabio Mauri. Si tratta di uno spazio che evoca un paesaggio lunare, nel quale i visitatori si muovono, camminano, ma possono anche sedersi, sdraiarsi, o addirittura nuotare immersi in una polvere lunare formata da palline di polistirolo che, con il movimento, producono un leggero fruscio. Feather Room, opera di Judy Chicago in collaborazione con Lloyd Hamrol e Eric Orr, è una configurazione immersiva simile a quella di Mauri. Qui però i visitatori entrano in una stanza riempita di piume bianche sperimentando un’atmosfera eterea di delicatezza, leggerezza, ed evanescenza. Degna di nota è anche Hole in home del tedesco Fernand Spindel, un’accogliente e rilassante caverna, particolarmente apprezzata dai bambini, le cui pareti sono fatte interamente di morbida gomma piuma rosa.

Sul versante delle esperienze più destabilizzanti segnaliamo Sound Breaking Wall dell’americano Bruce Nauman. In questo caso, il visitatore entra in una stanza bianca e vuota e, quando avvicina l’orecchio alle pareti, sente il suono soffocato di una risata provenire dall’interno del muro, come se qualcuno fosse imprigionato nelle pareti: un’idea, quella di Nauman, sicuramente degna di un film d’orrore di quelli che ti lasciano con il fiato sospeso. E che dire invece di Passageway di Robert Morris? Invitati a inoltrarci lungo un corridoio a spirale che, man mano che ci si addentra, diventa più stretto, qui siamo noi a essere intrappolati, sfiorati dalla sensazione di essere schiacciati dalle pareti che, mentre avanziamo, si chiudono attorno a noi.

Inserendosi nel continuum che va dall’esperienza inquietante a quella ludica, l’opera Environnement dello svizzero Christian Megert, utilizzando una moltitudine di specchi, arricchisce notevolmente il campo del possibile dell’esperienza immersiva. Entrando in una stanzetta cubica, il cui pavimento e soffitto sono ricoperti da specchi, il visitatore vive un’esperienza percettiva di sdoppiamento vertiginoso che sembra procedere all’infinito. In Vento di s. e. velocità 40 nodi, invece, l’italiana Laura Grisi propone uno spazio nel quale, grazie a dei ventilatori, viene riprodotto un flusso di vento di 74 km/h. L’installazione della Grisi ottiene risultati importanti con mezzi apparentemente banali, dimostrano che anche una presenza invisibile come il vento contribuisce, in determinate condizioni, a modificare la struttura e la percezione dell’ambiente che ci circonda.

Un’esposizione da consigliare

Il visitatore di una mostra convenzionale spesso osserva attentamente un quadro, distoglie lo sguardo, fa qualche passo, si ferma e, di nuovo, osserva un’altra opera. Un’esperienza che in alcuni casi può diventare ripetitiva, noiosa, persino faticosa. Questo perché, dopotutto, non possiamo far finta che l’opera d’arte sia un oggetto qualunque. In un ambiente in cui le opere sembrano affollarsi alle pareti esigendo la massima attenzione, il visitatore finisce, sovente, per essere saturato dagli stimoli che è costretto a elaborare frettolosamente e, deambulando da opera a opera, rischia di esaurire le riserve necessarie. L’esperienza del visitatore del museo non è solo mentale, ma è anche fisica: basti pensare al fatto che, al di là di qualche sedia sistemata in posizione strategica, si sta quasi sempre in piedi. In queste circostanze, chi visita un museo spesso non può fare a meno di avvertire una certa tensione muscolare, oltre che mentale.

Per dirla con Walter Benjamin, ammirare l’aura delle opere d’arte costa fatica. Ma, fortunatamente, ci sono anche le eccezioni alla regola. L’ esposizione Immersion. Les orgines 1949-1969 evita efficacemente gli inconvenienti delle mostre più convenzionali, offrendo al visitatore un’esperienza giocosa, rilassante, rigenerante, senza nulla togliere al valore artistico delle proposte. A volte basta poco: togliersi le scarpe, ed entrare in uno spazio in cui ci si può addirittura sedere o sdraiarsi. Ed ecco che anche il ricordo della fatica un po’ austera che l’arte esige svanisce, quasi magicamente, nelle atmosfere eteree dell’esposizione losannese.

Dove e quando: Immersion. Les origines: 1949-1969, Losanna, Musée cantonal des Beaux-Arts (fino al 3 marzo 2024)

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔