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Isole poco isolate

Ricordi del pre-tutto, il selfie di Milei davanti alla Casa Bianca, l'escopetarra di César López e altre meravigliose, giornalistiche avventure

Diego Garcia, l’atollo dal satellite
(Wikipedia)

Un mese di lettura di riviste e quotidiani stranieri. I temi del momento o dell’epoca come sono visti in Europa e nel mondo; storie di persone, animali, robot; resoconti di viaggi (compresi gli spaziali), di esposizioni e di libri; commenti di commenti e racconti di racconti; le lettere dei lettori; il giornalismo che riflette su di sé, tra minacce esterne o interne e l’impegno a rafforzarsi e rinnovarsi.

Dicembre

Finestre. Sfoglio un Bell'Italia del gennaio 2010. Quanti anni sono passati davvero dal 2010? Un altro mondo e quasi un altro secolo. Cerco l'ingenuità di chi poteva guardare un mondo pre-pandemia e pre-guerre europee o quasi europee, pre-emergenza climatica e pre-allarmi IA, pre-rinascita degli autoritarismi. Nell'ultima pagina, una finestra disegnata da un lettore: tetti e terrazze, una gru. "Ho scoperto di recente – scrive – che le città sono costruite per essere viste dalle finestre". Un giudizio che pare pensato in piena pandemia. Invece è nato nel mondo pre-tutto di quattordici anni fa. Il tempo in cui potevi guardare divisioni e lacerazioni senza troppi timori.

Sconfino dal campo della rubrica con una rivista italiana. Ma si può considerare questa nota la premessa di quella che segue.

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La Casa delle Feste. Che vuol dire, oggi, giocare allo Scarabeo in gaelico?

Nulla di più innocuo di un gioco da tavolo salvo il Risiko. Ci ha pensato il Gaelic Cultural Centre An Taigh Cèilidh, noto come Gaelic Cafè, che si trova sull'isola scozzese di Lewis, e lo racconta Eve Livingston sull'Observer. Quando il direttore del Gaelic Cafè suggerisce l'idea ai produttori, gli rispondono che forse si può fare. E infatti si farà. È già fatto.

Negli anni del tutti contro tutti all'interno dei singoli Paesi, in tempi in cui ognuno vuol separarsi da qualcun altro e le isole non si sentono abbastanza isolate, in Corsica bruciano le seconde case dei francesi di Francia, in Irlanda – dove si parla, volendo, un diverso gaelico – si rinfiammano i nazionalismi, in Argentina lo sappiamo, in Spagna la destra moderata si allea con l'estrema e iniziano la loro personale guerra perché non sono riuscite a formare un governo, dato questo, un Natale a giocare allo Scarabeo in gaelico, che vorrà dire?

Quattro anni fa aveva un significato che oggi si complica. Una simpatica prova di attaccamento alle origini si prolunga in un ennesimo segno di chiusura, forse. An Taigh Cèilidh significa: Nella Casa delle Feste. Che è un bel nome. Giocare al Gaelic Scrabble vuol dire una cosa diversa quanti sono i giocatori. Le lingue sono belle o brutte tutte. Dipende dai parlanti e da cosa dicono.

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Da sinistra a destra. Un selfie davanti alla Casa Bianca. Parti dal considerare di non sapere chi hai davanti. Qui, cinque su sei. Ma anche il sesto, fingere di non conoscerlo non è difficile. Chi sia la donna sono quasi sicuro di saperlo: la sorella del neo-presidente argentino Karina. La didascalia del Clarín dà per scontato che ognuno conosca tutti e non aggiunge l'utile: "da sinistra a destra..." Così prima di verificare ipotizzi. Ci sono due Caputo e uno potrebbe essere quello che fa il selfie. L'altro, uno dei due sul fondo. La compitezza di Milei, da foto di primo giorno di prima elementare, contrasta con i sorrisi degli altri. Tanta felicità mista di cameratismo non è quella solita dei selfie ma più che reale.

Com‘è possibile agognare tanto un compito gravoso com’è l'amministrazione di un governo? Governare l'Argentina oggi è non solo gravoso, ma proibitivo e straziante. La risposta è elementare: nessuna di queste persone ritiene gravoso il proprio compito. Se non sapessimo chi sono non sapremmo come sono. Il giovane che scatta è simpatico. Così il signore che s'infila nell'inquadratura per non restarne fuori. Ci sono uno o più furbi, disonesti, malintenzionati? C‘è un protagonista o lo è l'intera "delegación exultante"? Nelle mani di questi signori – Santiago e Luis Caputo, Nicolás Posse e Gerardo Werthein – e degli altri due sta la politica argentina. Uno è il Ministro dell'Economia, un altro forse (quello che s'infila) l'ambasciatore negli USA.

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Chitarre a salve. Il colombiano César López ha messo le corde a un fucile e ha chiamato il risultato "escopetarra" – "escopeta" più "guitarra" –, e l'idea ha avuto un più che discreto successo. Un paio di momenti della ventennale storia dell'invenzione: a Bali l'hanno arrestato per due giorni; un capo di narcotrafficanti, a Rio, ha chiamato i figli e ha detto: "Questo voglio per voi, non quello che vi tocca vivere adesso". Di "escopetarras" ce ne sono una ventina, metà delle quali donate ai musei. Quali domande suggerisce la storia?

Lo invitano perché è bravo o perché suona la "escopetarra"? Inizia i concerti con quella e poi passa a una chitarra vera? La dona a Shakira, e a molti altri, perché crede che non sia abbastanza pacifista? Girerà il mondo per tutta la vita senza suonare una vera chitarra? E inoltre: chi racconti dell'idea di López può lasciar andare, se ce l'ha, un'impressione personale? Lara Gómez Ruiz, su La Vanguardia, sceglie l'invisibilità. Nel tempo in cui tutti opinano, solo i giornalisti – in teoria i meglio preparati e perfino chiamati a dare un giudizio – non dovranno farlo?

Dovendo assistere a un intero concerto, meglio che un AK 47 che suona, sarebbe forse una chitarra che spara. Per avere davanti agli occhi uno strumento di vita e non di morte.


Keystone
César López

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Camp Justice. Diego Garcia è un'isola dell'Oceano Indiano. Maggiore delle isole Chagos, si trova tra le Seychelles e le Mauritius. Ha il profilo della Calabria, o meglio è il profilo della Calabria. Dentro il profilo, tutta acqua. Ma basta e avanza, ai britannici, per piantarci una base militare. Basta e non avanza visto che tutti gli abitanti, tra il 1967 e il ’73 – cinquecento famiglie – sono scacciati dall'isola. I più si esiliano negli arcipelaghi vicini. Qualcuno raggiunge il Paese degli usurpatori, aggettivo insufficiente e troppo lungo, ma i sinonimi gli somigliano. Alcune di queste notizie le trovo nell'Atlante delle Isole Remote di Judith Schalansky. Ricordavo di averlo già visto il profilo di Diego Garcia che trovo sull'Observer.

Se la vista umana non avesse una gittata tanto corta, girandoci su noi stessi da una collina dell'isola vedremmo l'est dell'Africa e il sud della penisola Arabica e dell'Asia. E Australia e Antartide. Per questa libera equidistanza da tutto, senza terre in mezzo, fu agognata dal Regno Unito.

Katie McQue e Mark Townsend raccontano la morte di Saddam Ali, "under unexplained circumstances". I familiari accusano i responsabili della base anglo-statunitense di non averlo trasferito dove avrebbe avuto cure che la base non poteva garantire. L'evento rende noti alcuni usi della base. Stipendi meno che minimi, licenziamenti da un giorno all'altro, sistema fondato sulla paura. Soprusi che seguono, coerentemente, la sopraffazione originaria. Agli inizi del 2000 si vide uno spiraglio. "I chagosiani si conquistano duramente un passaporto britannico – racconta Schalansky –, l'accesso ai tribunali e finalmente anche il diritto di tornare. Glielo tolgono di nuovo. La regina sottoscrive un trattato, un relitto dei tempi del colonialismo: la patria dei changosiani rimane zona vietata, una base navale e aeronautica. Il suo nome: Camp Justice."


Diego Garcia (frazione)

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Omogeneo, frazionabile... La pagina 24 del Figaro del 6 dic. luccica come vuole il tema: lingotti e pile di monete, un "napoleone" al recto e al verso... Florentin Collomp e Daniele Guinot riferiscono che le cause della crescita del valore dell'oro sono "complexes et multiples". Ma stavolta si devono a un consiglio di Jerome Powell, presidente della Riserva Federale degli USA, istintivamente non seguito. Powell dice, venerdì 1, che "sarebbe prematuro speculare sul momento", e domenica 3 si tocca il picco: 2.135 dollari all'oncia (31 gr.). Le mie nozioni di economia non mi permettono di seguire lucidamente, ma non ci sarà una voce "Oro" nella Garzantina del Diritto e dell'Economia? Vado a prenderla e continuo la lettura dell'articolo, aderendo alle suggestioni, alle sorprese e alle curiosità. I francesi comprano volentieri "napoleoni". L'Italia risulta il terzo maggior detentore di riserve d'oro, insieme alla Francia, dopo Stati Uniti (8.100 tonnellate) e Germania (3.335). Ma Russia e Cina hanno appena raggiunto Francia e Italia (2.800). L'Italia ne possiede quanto la Cina. Che vuol dire? Si può avere tanto oro e una situazione economica rovinosa? O non è rovinosa? Perché i creditori di uno Stato, quando dice che non può pagare il debito, non gli rispondono: "Venditi l'oro"?

Carole comprò delle monete messicane. Saputo del forte rialzo, va a fare un giro in rue Vivienne per concretare l'eventuale vantaggio. Decide di vendere e con i 4'000 euro ricavati investirà in una start-up. Ora apro la Garzantina e trovo la voce che mi interessa. Leggo lentamente, perdendomi i due terzi della sostanza e attaccandomi alle suggestioni, alle sorprese e alle curiosità. All'ineffabile incipit: "Riserva di valore storicamente accettata, omogenea, frazionabile, liquida..." Mi confondo su "omogenea", mi soffermo su "storicamente". Vuol dire, credo, che se dovevi dare delle garanzie, in ogni epoca della storia dell'uomo (dalla scoperta dell'oro), e dicevi: "oro", quell'altro rispondeva: "D'accordo". Lo stesso se dovevi pagare qualsiasi cosa. Forse ho capito anche "omogenea", pur trovandoci davanti a "un problema di grande complessità teorica" – che ossessionò Ricardo – : "quello della misura invariabile del valore". Perché non arriva mai un giorno che l'oro vale poco?

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Domestico e selvaggio. Il Tagesspiegel riporta dati di uno studio sulle predazioni dei gatti. Direttore della ricerca è Christopher Lepczyk dell'Auburn University (USA) e il resoconto è affidato alla rivista Nature Communications. Che trovino commestibili 2084 delle specie presenti in natura è sorprendente. Il sospetto che siano di più, malgrado la sorpresa, è condiviso dallo stesso team. L'osservazione che il collarino col campanello renda difficoltosa la caccia è comica e patetica. Il suggerimento di lasciarli uscire solo quando i piccoli degli uccelli siano nel nido, impraticabile.

Delle 2084 specie, 347 sono a rischio di estinzione, sicché l'estrema facilità di gusti del gatto attenta gravemente alla biodiversità. Cosa si può fare?

Patrick Eickemeier, autore dell'articolo, non lo dice. Così questa nota: (continua).

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