Linguaggi

I neologismi estivi, da ‘furbetto del telo’ al ‘talkaholism’

Treccani, da anni a caccia di nuovi slang, accoglie nel dizionario di lingua italiana alcune parole nate nel mese di agosto

Ecco, i soliti furbetti del telo
(Keystone)

Dal "furbetto del telo" al "grassofobico", dal "no-green" passando dal "sanchismo" per finire al "talkaholism". Sono i neologismi di questo mese d'agosto individuati dalla Treccani che, da tempo, si è data il meritorio compito di monitorare l'evoluzione del linguaggio e i cambiamenti dell'italiano.

Se i "furbetti del telo" hanno interessato le cronache ferragostane del 2023, l'incipit è stato dato dal sito di primalariviera.it a inizio luglio, soppiantando i "furbetti del posticino" già dato alle stampe nel 2022 da Open.online per indicare "chi lascia l'ombrellone per tenere un posto". A rilanciare invece il termine "grassofobico", già in uso nella divulgazione scientifica o dietetica per indicare il pregiudizio e la discriminazione generalizzata verso le persone giudicate in sovrappeso, è stato invece un fatto di cronaca: la denuncia sollevata sui social dalla semiotica e attivista bolognese per i disturbi alimentari, Maruska Albertazzi, contro un libro per bambini, che narra le varie disavventure di una bambina "un po’ cicciottella". Il libro, dopo le polemiche, è stato prontamente ritirato dal commercio dalla casa editrice.

Sorvolando sui neologismi delle categorie politiche ("no-green" o "sanchismo") dove il rinnovamento dei termini di comunicazione è pressoché quotidiano, resta l'ibrido "talkaholism", il termine coniato dai ricercatori James McCroskey e Virginia P. Richmond che lo hanno usato per definire un difetto, che ha anche una sua traduzione italiana, "logorroico", per indicarne però una necessità irrefrenabile. L’“upgrading” è ottenuto grazie all'uso della desinenza anglosassone che riprende quella propria delle "dipendenze".

Sono moltissimi i neologismi catalogati in questi anni dalla Treccani che va a caccia dei nuovi slang, giovanili e non, diffusi soprattutto via social. Spesso sono termini per cui si ricorre all'uso dell'inglese per definire con maggiore precisione un concetto: per esempio sono moltissimi i modi di dire derivanti dal verbo "to kill", ma la differenza tra "killerare", banalmente "assassinare" o, in senso figurato, "privare della ragion d'essere, svuotare di significato e di valore" è molto diverso da "killare" che, spiega la Treccani, indica "l'azione di uccidere all'interno del gioco un nemico". Il termine è generalmente in uso nell'ambito dell'informatica per indicare il processo di terminazione o chiusura forzata di un'applicazione, ma ha ormai sostituito il precedente nel linguaggio comune. Come "shippare", non ancora catalogato da Treccani, che deriva da shipping che a sua volta deriva da relationship: si "shippa" qualcuno o meglio, una coppia, quando la si vorrebbe vedere insieme, coinvolta e innamorata.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔