Culture

È morto lo scrittore britannico Martin Amis

Ridefinì la narrativa britannica degli anni Ottanta e Novanta. Aveva 73 anni

1949-2023
(Keystone)

Martin Amis, lo scrittore inglese i cui romanzi caustici, eruditi e cupamente comici hanno ridefinito la narrativa britannica degli anni Ottanta e Novanta, è morto nella sua casa di Lake Worth in Florida di cancro all’esofago, la stessa malattia che nel 2011 uccise il polemista Christopher Hitchens, amico dai tempi in cui entrambi lavoravano allo Statesman. Lo ha annunciato la seconda moglie, Isabel Fonseca. Amis aveva 73 anni e aveva alle spalle 15 romanzi, tra cui la Trilogia di Londra, composta da ‘Money’ (1985), ‘Territori Londinesi’ (1990) e ‘L’Informazione’ (1995), un memoir intitolato ‘Experience’, saggi e raccolte di racconti. Negli ultimi anni si era dedicato a studiare le atrocità di Stalin, l’Olocausto e la guerra al terrorismo. “Ho cercato di creare uno stile alto per descrivere cose basse: il mondo del fast food, dei sex show, delle riviste porno”, aveva detto al New York Times nel 1985; “Sono spesso accusato di concentrarmi sul lato repellente della vita, in realtà penso di essere un sentimentale. Chiunque legge i tabloid si imbatte in orrori molto più grandi di quelli che descrivo”.

I suoi eroi letterari – che chiamava i suoi “Twin Peaks” – erano Vladimir Nabokov e Saul Bellow, che lo influenzarono: il primo, per l’amore per le parole, il secondo per l’esuberanza e il brio. C’era però un altro, inevitabile modello per Martin, figlio di Kingsley Amis, uno degli Angry Young Men degli anni Cinquanta, famoso dopo il successo del capolavoro comico Lucky Jim del 1954. Padre e figlio erano vicini, ma spesso ai ferri corti, soprattutto dopo la deriva a destra di Kingsley durante l’era Thatcher mentre Martin era rimasto stoicamente Labour. La loro presunta rivalità faceva la gioia dei media. Essere figlio di uno scrittore famoso fu per Martin Amis una fortuna e una maledizione. Lo aiutò a farsi conoscere fin da giovane, ma lo mise anche al centro di gelosie e invidie: “Sarebbe stato diverso se papà fosse stato un insegnante”, aveva detto al Sunday Times nel 2014.

La fama di Martin crebbe a metà anni Novanta scandalo dopo scandalo. Nel 1994 abbandonò la sua agente storica, Pat Kavanagh, moglie dell’amico Julian Barnes, per passare al rivale Andrew Wylie, che la stampa britannica aveva soprannominato “lo Sciacallo”: l’episodio mise una croce sull’amicizia. Quello stesso anno aveva anche segnato la fine del primo matrimonio con Antonia Phillips, lasciata per la più giovane Fonseca che – aveva spifferato Hitchens – era corteggiata anche da Salman Rushdie. La stampa tabloid ci andò a nozze senza risparmiare a Martin colpi bassi come quando furono messi in piazza i costosi trattamenti a cui si era sottoposto per rifarsi i denti. Nel 2010 il cambio di continente: stufo di come i suoi connazionali avevano recepito i suoi ultimi romanzi, tra cui ‘The Pregnant Widow’, Martin aveva lasciato Londra per New York mettendo in vendita la casa di Regent’s Park per 4,5 milioni di sterline.

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