Culture

La foto originale di Prince va protetta, anche contro Warhol

La Corte Suprema degli Stati Uniti dà ragione alla fotografa Lynn Goldsmith contro la legacy del papà della pop art, che dovrà pagare i diritti d'autore

Andy Warhol
(Keystone)

In una decisione con importanti ripercussioni sulla creatività artistica, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha determinato che Andy Warhol non poteva attingere liberamente al ritratto di Prince scattato nel 1981 dalla fotografa Lynn Goldsmith, quando a metà anni Ottanta creò una delle sue serie più famose.

I giudici hanno in questo modo limitato la portata del fair use, un istituto giuridico che regolamenta, sotto alcune condizioni, la facoltà di utilizzare materiale protetto da copyright per scopi d'informazione, critica o insegnamento, senza chiedere l'autorizzazione o pagare le royalties.

Il voto è stato di sette contro due. “Il lavoro originale della Goldsmith, come quello di altri fotografi, ha diritto di essere protetto anche contro artisti famosi”, ha stabilito la giudice Sonia Sotomayor, scrivendo il parere di maggioranza. Ha replicato la collega Elena Kagan nel parere di minoranza a cui si è unito il giudice capo della Corte, John Roberts: “La decisione farà il mondo più povero. Soffocherà la creatività. Impedirà nuove creazioni artistiche, musicali e letterarie, l'espressione di nuove idee e il raggiungimento di nuove conoscenze".

L'antefatto

La Goldsmith era famosa all'epoca per le sue foto di divi del rock. Prince era un musicista emergente e lei, su incarico di Newsweek, lo portò nel suo studio truccandolo con l'ombretto viola e un rossetto per accentuare la sua sensualità androgina. Nel 1984, più o meno all'uscita di Purple Rain, Vanity Fair commissionò a Warhol un'immagine per accompagnare un articolo intitolato Purple Fame. La rivista pagò alla Goldsmith 400 dollari per i diritti sul ritratto condizionando il compenso all'uso unico legato alla pubblicazione dell'articolo. In una serie di 16 immagini l'artista alterò la foto in bianco e nero in vari modi, tagliandola e colorandola: una di queste accompagnò l'articolo Purple Fame.

Warhol è morto nel 1987 e la Fondazione che porta il suo nome ha argomentato che le trasformazioni apportate al ritratto giustificavano il suo "fair use". Poi però alla morte di Prince nel 2016 Condé Nast, da cui dipende Vanity Fair, pubblicò un numero speciale sul musicista. Pagò la fondazione oltre 10mila dollari per usare in copertina una diversa immagine dalla serie, quella intitolata Orange Prince. La Goldsmith, che non aveva ricevuto alcun tipo di compenso o riconoscimento, fece causa.

L'azione legale era imperniata sul fatto che Warhol avesse o meno trasformato la foto. I giudici di Washington hanno stabilito che un'opera è "trasformativa" se "aggiunge qualcosa di nuovo, con uno scopo ulteriore, alterando la prima con una nuova espressione, significato o messaggio". Nel caso dell'immagine di Prince, ha scritto la Sotomayor, non c'era differenza: lo scopo era in entrambi i casi commerciale, in quanto immagini destinate a riviste, Newsweek quella della Goldsmith, Vanity Fair la versione di Warhol.

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