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Dada Montarolo, un altro giro di ‘Mixing’

Dodici racconti, dodici verità; per ogni storia uno specifico drink. La scrittrice presenta il suo ultimo libro sabato 22 aprile a Paradiso

‘Dentro i bicchieri di ogni personaggio galleggiano sogni e rimpianti’
(Luigi Zucca)
21 aprile 2023
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In una fiaba africana, Kumba riesce a sbarazzarsi della sua gobba cedendola a uno spirito danzante in una notte di luna piena: “Tienimi il bambino, per favore, adesso è il mio turno di ballare”, dice la donna prima di abbandonare il suo fardello e tornarsene a casa leggera e con la schiena dritta.

Non sempre nella vita reale si ha a disposizione qualcuno disposto a farsi carico delle nostre gobbe, purtroppo. Si può fare appello agli amici, anche se non è scontato che abbiano voglia di ascoltarci o che sappiano essere discreti. Ci si può rivolgere a un analista, a patto di avere a disposizione un po’ di liquidità. Oppure si può puntare tutto su uno sconosciuto e alleggerirsi di un segreto per lo spazio di una confessione. È quello che fanno i personaggi di ‘Mixing’, l’ultimo romanzo della giornalista e scrittrice Dada Montarolo edito da Gabriele Capelli editore. Ogni storia porta il titolo di un drink specifico, preparato dal barman di un albergo di montagna che, dal bancone, osserva, ascolta e racconta in prima persona gli incontri fatti durante la stagione. Dodici racconti e, al contempo, dodici verità personali, dodici cocktail sapientemente preparati da chi non solo sa dosare e mixare gli ingredienti, ma anche intuire i gusti e la personalità di chi ha di fronte, facendosi specchio di un’umanità varia e originale. Come originale, d’altronde, è la creazione del romanzo.

Come è nata l’idea del romanzo?

Ho scritto ‘Mixing’ perché volevo celebrare la lentezza, la riflessione, l’introspezione. Ho “lavorato” sull’impalcatura della narrazione spostando di continuo l’attenzione dal soggetto narrante ai suoi comprimari, gli ospiti che si avvicendano al suo bancone, i veri protagonisti del libro. Ho seguito un filo conduttore che si snoda attraverso le loro storie per far affiorare quanto hanno in comune: talvolta mancano il coraggio e la forza di avviare un dialogo troppo esplorativo con se stessi e allora si preferisce dirottare le parole pensate verso qualcun altro, fino a farlo diventare in modo inconsapevole il proprio riflesso. Guarda caso, alle spalle di ogni barman c’è quasi sempre uno specchio... I miei personaggi non vogliono essere giudicati, vogliono essere ascoltati. Il nostro mondo è affollato di frastuoni incessanti e di Torquemada improvvisati, un certo tipo di silenzio può offrire comprensione e anche consolazione. Il barman è il contrappunto ideale delle situazioni difficili, complesse, grottesche o anche gioiose che gli vengono raccontate: non è un amico ma è qualcuno di cui in quei momenti ci si può fidare. Offre un sollievo effimero eppure solido come una sincera e disinteressata stretta di mano. È uno sconosciuto e proprio per questo asettico eppure partecipe, anche se per il tempo breve di un cocktail. Dentro i bicchieri di ogni personaggio galleggiano sogni e rimpianti, entusiasmi e aspirazioni si mescolano al profumo del successo oppure si annacquano nella disillusione.

Per la preparazione delle bevande si è avvalsa della consulenza di un barman di Praga, com’è stata questa esperienza? Come si legano i cocktail alle confessioni dei personaggi?

Esperienza inaspettata e coinvolgente, ho scoperto un mondo affascinante, ricco di grandi competenze e complessi risvolti psicologici, di sottili strategie comunicative e di alte scuole di comportamento. Oltreché l’estrema professionalità di chi, dietro al bancone, prova e riprova con pazienza infinita e tanta umiltà alchimie di sapori, colori, aromi fino a raggiungere il risultato che ritiene perfetto. Dietro ogni miscelazione c’è uno studio accurato, tanta analisi e tanta, tanta storia. Durante un’estate torrida mio marito e io ci siamo avventurati lungo un’autostrada in mezzo a una serie impressionante di incendi pur di andare a parlare con un barman che aveva alcune competenze… uniche. Per scrivere Mixing ho iniziato tracciando gli schemi delle trame e dei personaggi traendo spunti ovunque: dalla mia fantasia, da fatti di cronaca, da racconti di conoscenti e addirittura, per uno, da un quadro. Il barman a cui mi sono rivolta per la consulenza studiava di volta in volta a quali cocktail abbinare il racconto e poi ne discutevamo fino a quando non trovavo la giusta armonia fra la vicenda narrata e la ricetta scelta. Insieme abbiamo mescolato e shakerato personalità, ricerche e liquori.

Qual è l’ingrediente principale per raccontare una buona storia?

Non prendere in giro il lettore, mai. Comprare un libro è un atto di fiducia, un investimento al buio fatto sullo scrittore: così bisogna costruire vicende credibili anche se fantastiche e impegnarsi a fondo per non deludere chi legge, curare ogni dettaglio e leggere, rileggere infinite volte. Se si improvvisa, se non si creano basi solide per una storia, qualsiasi storia, la struttura diventa debole, scialba e alla fine collassa su se stessa. Insomma, è un soufflé venuto male.

La presentazione è in programma sabato 22 aprile alle 16.30 al Suitenhotel Parco Paradiso. Modera il giornalista Nicola Bottani, letture dell’attore e regista Roberto Regazzoni (prenotazioni: info@directions.ch).

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