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Per Giulia Caminito una compagna di tutti i giorni

Intervista alla scrittrice romana, ospite venerdì 31 marzo ad Ascona con il suo terzo romanzo ‘L’acqua del lago non è mai dolce’

Giulia Caminito, nata a Roma nel 1988 e laureata in filosofia politica
27 marzo 2023
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«Lo studio era impegnativo e il mio divertimento era la scrittura. È iniziata da lì». A raccontare i primi tentativi di narrazione è Giulia Caminito che, terminati gli studi universitari in filosofia politica a Roma e fatte le prime esperienze professionali in alcune case editrici, scrittrice lo è diventata per davvero. «Scrivere quelle storie, sebbene piuttosto brutte, mi assorbiva, mi faceva staccare la testa dallo studio e dal quotidiano. La scrittura è diventata, di lì a poco, una compagna di quotidianità». Nel contesto editoriale, l’autrice prende quindi coscienza delle possibilità che scrivere le dà, in particolare per raccontare le «cose di cui mi importa veramente».

L’occasione di scambiare due chiacchiere con Caminito, nata a Roma a fine anni Ottanta, ci è data dall’undicesima edizione degli Eventi letterari Monte Verità di Ascona (www.eventiletterari.ch), intitolata ‘Di alberi e di guerra’. L’autrice parteciperà all’incontro ‘Il tempo della rabbia’, venerdì 31 marzo (alle 20), quando converserà col pubblico del suo terzo romanzo ‘L’acqua del lago non è mai dolce’ (Bompiani, 2021), dove la collera è tema che attraversa la vicenda (ma ci arriviamo dopo).

‘Cose di cui m’importa’

Le vicende individuali e familiari sono le storie che animano Giulia, che le permettono però anche «uno sguardo caleidoscopico su una serie di rifrazioni sociali del mondo che mi circonda». Così attraverso queste «microstorie» ragiona sulle questioni sociali ponendosi interrogativi «dal basso; dalle vite dei personaggi».

Il romanzo d’esordio è ‘La grande A’ (Giunti, 2016): Caminito ha ventotto anni e racconta una storia basata sul passato della sua famiglia; libro che le è valso diversi premi, fra cui il Bagutta per l’Opera prima. Quel primo progetto le rende ancora più chiaro come attraverso la scrittura le sia possibile costruire una memoria personale e familiare. Arriva quindi il secondo libro: ‘Un giorno verrà’ (Bompiani, 2019), Premio Fiesole. La vicenda de ‘L’acqua del lago non è mai dolce’ vedrà la carta a distanza di quattro anni, nel 2021, un romanzo che è stato finalista al Premio Strega 2021, vincitore del Premio Strega Off e del Premio Campiello (59esima edizione).

Madri e figlie

Eccoci allora al romanzo protagonista dell’incontro asconese; ambientato sul lago di Bracciano (nella provincia romana) fra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila.

Il libro nasce da un incontro fra Caminito e una donna che ispirerà il carattere di Antonia, la madre, che si arrabatta per tenere in piedi la famiglia dopo che un incidente ha reso disabile il marito. Antonia che lotta per una casa popolare e cresce quattro figli in ristrettezze economiche, insegnando all’unica figlia femmina – Gaia – di contare solo sulle sue capacità e tenere la testa alta. Dall’altra parte c’è la figlia, un’adolescente (e voce narrante), che impara a diventare grande, ma non ci riesce e alle innumerevoli frustrazioni, ai torti subiti, risponde con rabbia veemente.

I due personaggi femminili «sono due figure ingombranti: da una parte c’è Gaia con la sua voce giudicante, infelice e frustrata; dall’altra parte la forza fattiva della madre, Antonia che è un po’ l’archetipo della madre coraggio, di quella figura “neorealista” (anche cinematografica) della cultura italiana, che qui risulta un po’ anacronistica». L’intenzione della romanziera era raccontare due donne «con caratteristiche precise, con luci e ombre e complessità, per cui sentirle anche vicine», chiarisce Giulia.

L’autrice cerca sempre «di analizzare il mondo delle donne da vari punti di vista. Nei diversi romanzi c’è sempre una figura di madre, così anche per la figlia. In questo caso, Antonia è una montagna, una statua marmorea, una presenza massiccia negli anni di crescita della figlia che, piuttosto che formarsi, si deforma. Al modello della madre Gaia reagisce con aggressività».

Della rabbia, dell’adolescenza

I temi cardine del romanzo sono molteplici: dalla questione abitativa alla «rabbia che inizialmente ha una ragione sociale. Andando avanti però diventa sempre più individuale ed egoistica, perdendo legittimità». La protagonista della storia «è scomoda, così come sono scomode le sue reazioni di fronte agli eventi della normale crescita adolescenziale e a un mondo consumistico che le gira intorno mentre lei non riesce a parteciparvi».

Ma c’è anche l’adolescenza, tema ricorrente nei romanzi di Caminito che si concentra su quel lasso di tempo che intercorre fra il passaggio dall’infanzia alla vita adulta. «In questo libro è proprio il passaggio il punto: Gaia è incapace di entrare nel mondo degli adulti (infatti non si tratta di un romanzo di formazione, ndr), non riesce a trasformarsi e a oltrepassare la soglia dell’adolescenza, indugia. La sua sola risposta a questa difficoltà di ricerca identitaria è scalciare, arrabbiarsi, fare a botte. In più, nonostante eccella a scuola non riesce a entrare nel mondo del lavoro e neppure la società sembra voler accogliere i suoi sforzi. Così non può smarcarsi dalle condizioni familiari di partenza».

Identità e definizione

“Acqua dolce” è un’espressione che definisce tutte quelle acque che si distinguono dal mare, che è salato, e che si usa per definire specchi d’acqua molto diversi fra loro (lago, fiume, fonte). Nel titolo del suo romanzo, Giulia nega quella dolcezza: «Mentre il mare ha una caratteristica riconoscibile tramite i sensi (è salata davvero), l’acqua cosiddetta dolce non lo è realmente». Il gioco sulla definizione è allora «metafora per la condizione della giovane protagonista, che è difficile definire. Gaia fatica a trovare un aggettivo per se stessa, per chiamarsi. Anche il suo nome non le piace: è gioioso e solare, mentre lei ha una personalità cupa», illustra la scrittrice, che chiosa: «Autodefinirsi è molto difficile; è molto più facile che ci definisca l’esterno, la società».

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