laR+ Speciale Jannacci

In effetti era vero

In collaborazione con naufraghi.ch, terzo appuntamento con ‘L'Armando’, la rubrica che Enzo Jannacci curò per l'allora RegioneTicino dal 2006 al 2008

A dieci anni dalla morte
(Facebook)
29 marzo 2023
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Testo pubblicato su laRegioneTicino il 30 giugno 2007 all'interno della rubrica ‘L'Armando’, che Enzo Jannacci curò dal 2006 al 2008 per la RegioneTicino. Già disponibili, anche su naufraghi.ch i seguenti titoli:

‘Giuseppe Panebarco accusa polmonite’

‘Morire di camion’

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C’eravamo fermati a orinare in compagnia, per via del ladro, della spia eccetera eccetera. La Seicento ci guardava con i suoi occhi piccoli dei fanali posterio­ri che sono più piccoli come dice la parola stessa.

Nessuno parlava, né il batteri­sta, né il bassista cantante, né il chitarrista jolly, né per l’occa­sione l’altosassofonista cantan­te che era Luigi Tenco. Cioè non parlavano, loro, perché erano presi come delle bestie a orina­re. Io invece parlavo perché mi avevano tirato fuori dal freddo con la storia del ladro, della spia, eccetera eccetera. Così, che già ero fuori, non c’era nien­te da orinare, mi ero messo a parlare mentre Luigi Tenco cer­cava di aggiustare la cinghia della ventola con una biro. Vabbe’. Luigi studiava da ingegne­re, se non lo sapeva lui... E que­sto è un fatto.

A me piace parlare con la roba. È uno dei motivi per cui la gente mi considera strano e mi va bene anche se si tratta di roba liquida. Oddio, non è che parli allo stesso modo con una bottiglia di Chinotto o con il Mar Ligure. Dico nel senso che se devo parlar con della roba li­quida preferisco parlar con l’I­droscalo, anche perché lui non disturba. Il mare, per via del cif ciaf a riva (vedi risacca), non la­scia le pause, cioè vuole parlare sempre lui. Così non andiamo d’accordo.

Così, quella sera lì, per ragio­ni in parte urologiche, in parte legate al Ministero della difesa, mi trovavo di fronte al Naviglio che è roba liquida anche lui, ma è meno importante dell’Idrosca­lo, battezzato ultimamente Mi­lano Lago.

Mi trovavo lì con altri quattro deficienti intenti in altre fac­cende e con la Seicento con gli occhi piccoli così, io gli ho detto, all’Idroscalo: “Tu cerca di cam­minare, sennò vado in giro a dire che c’hai dentro Aldo Moro. Dopo voglio vedere cosa ti fanno”.

Il chitarrista aveva finito di allacciarsi i pantaloni e mi ven­ne vicino con un falso paternali­smo, e mi disse: “Ma sei ben strano tu, eh? E poi sei sempre così pessimista! Ma pensa alla vita, pensa alla festa di stasera, pensa a quello là che dice ‘l’otti­mismo è il sale della vita...’”. Ma va’ a caga’, ti e l’ottimismo!

“Pensa alla festa di stasera, alla bella gente che vedremo, dove andremo a suonare. Che magari ci divertiamo”.

In effetti, era vero.

In una veglia di 10 ore fatta per i 18 anni della casa del com­mendatore salendo con l’ascen­sore di servizio con stop regola­mentare alternato all’una, per qualche panino offertoci gentil­mente in cucina, poteva capita­re anche di divertirsi.

E bravo il chitarrista jolly, e bravo anche Tenco. La macchi­na era ripartita e io non avevo neanche orinato.


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