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Reynaldo Hahn, l’amante e l’amico

A cent’anni dalla morte di Marcel Proust, il rapporto tra i due e la fama inversamente proporzionale allo scorrere del tempo

Marcel Proust nel 1895
( Otto Wegener/Wikipedia)
17 novembre 2022
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Approfittiamo dell’importante ricorrenza di oggi per ricordare un personaggio particolare nell’universo proustiano, un musicista che strinse amicizia con il grande letterato: Reynaldo Hahn, nato a Caracas nel 1874 ma cresciuto nella capitale francese fin dai tre anni di vita. I due intellettuali si specchiano: entrambi omosessuali, molto uniti alla madre, di origine ebraica da parte del padre (Hahn) o della madre (Proust), il primo è musicista appassionato di letteratura, l’altro letterato appassionato di musica; la loro fama è inversamente proporzionale allo scorrere del tempo: quando si incontrano, Proust è pressoché sconosciuto mentre Hahn è il musicista del momento, apprezzato dal Tout-Paris, più ammirato di Debussy.

È nel salotto di Madeleine Lemaire che i due si incontrano la prima volta, il 22 maggio 1894. È un colpo di fulmine: se il periodo dell’amore dura poco – la relazione intima cessa nel corso del luglio 1896 – l’amicizia continua, fino alla morte di Proust. Tra i due nasce un cospicuo epistolario: le 172 lettere di Proust rimaste, scritte tra il luglio 1894 e il novembre 1915, sono per noi di grande interesse. I nomignoli tra i due interlocutori abbondano, nelle sue lettere Proust moltiplica gli appellativi con mille varianti, come Bichnibuls, Binibuls, Guminuls; le lettere sono costellate da simpatici disegni corredati da didascalie e versi. L’ortografia adottata è debitrice di una ipotetica lingua francese antica, ironicamente contraffatta; vi troviamo anche pastiches e poesie. L’umorismo di Proust è raffinato: una lettera è indirizzata al cane di Hahn, Zadig; singolari due passaggi, nel 1911 e 1913, dove Proust informa Hahn di avere ascoltato due opere al telefono tramite il Théâtrophone, che permetteva di ascoltare in diretta un’esecuzione attraverso il proprio apparecchio telefonico: un antesignano del nostro streaming.

Le lettere di Proust a Hahn contengono vari accenni alla musica: Proust rimprovera Hahn di dirigere in maniera affettata. Le discussioni di carattere musicale sono intense, le loro visioni divergono sostanzialmente: per Proust la musica è una forma di spiritualità, qualcosa di misterioso e religioso: in controluce intravediamo l’idealismo tedesco, il pensiero di Schopenhauer. Hahn considera invece la musica sempre dipendente dal testo, l’armonia serva dell’orazione: la priorità va alla declamazione, all’arte oratoriale, al legame con l’estetica ereditata dal Settecento attraverso maestri imprescindibili quali Gounod, Saint-Saëns, Massenet. Anche per queste opinioni Hahn è stimato dall’ambiente letterario a partire dal circolo di Alphonse Daudet. Il pensiero di Hahn è chiaro: «una sola cosa mi interessa, mi entusiasma e mi ossessiona: l’unione tra letteratura e musica!». In virtù di queste differenze di fondo, i gusti musicali dei due divergono; per Proust le sinfonie di Beethoven sono ciò che di meglio esiste in musica: Hahn, pur ammirandole, ne è annoiato. Proust confessa che in società evita di parlare delle opinioni di Hahn: «la discussione sulla musica innervosisce presto Reynaldo e gli è pesante». Il dibattito su Debussy e il suo Pelléas et Mélisande è intenso: Proust scrive «amo tanto Pelléas quanto tu non l’ami»; tuttavia Proust riconosce i suoi limiti in àmbito musicale: «non mi obbligo ad amare ciò che tu non ami, Pelléas, Salomé, ma mi succede senza alcuna ragione, perché non me ne intendo». In una lettera del 1912 vi sono riferimenti alla cosiddetta "piccola frase di Vinteuil" della Recherche, riferimento musicale diventato famoso, e intorno al quale i critici si sono accapigliati per determinarne la paternità. È interessante ricordare proprio la testimonianza di Hahn, per il quale la "piccola frase" sarebbe un passaggio della Sonata per violino e pianoforte op. 75 di Saint-Saëns, il secondo tema del primo movimento. La stima di Proust per Hahn è grande; nell’agosto del 1895 scrive a Maria, sorella del compositore: «Reynaldo è divino in spirito, bontà e grazia». Proust apprezza la prosa di Hahn: «rileggo continuamente i Suoi divini articoli il cui spirito mi inebria, la malizia mi provoca delle trance, e il talento una gelosia infinita ma senza acredine».

Le lettere di Hahn a Proust non ci sono pervenute, ma sono rimaste altre testimonianze del compositore, che provano la stima reciproca; 1894: «Marcel Proust è un’anima di poeta e un cuore d’oro: sente la musica come un’arpa eolia vibra al vento!». 1913: «considero Marcel Proust un uomo di grande genio, il suo libro [Du côté de chez Swann] è il migliore che ho letto da L’Éducation sentimentale [di Flaubert]». Tra le occasioni mondane della Belle Époque legate alla musica, è intrigante un invito organizzato da Proust all’Hôtel Ritz il 1º luglio 1907 in onore del direttore del Figaro, Gaston Calmette, comprendente cena e concerto. La testimonianza è in una lettera a Hahn: Proust invita a suonare Fauré, che deve però rinunciare per problemi di salute. Al centro del programma v’è la Sonata per violino e pianoforte op. 13 di Fauré, accanto a pagine di Beethoven, Schumann, Chopin, Wagner, Chabrier e Couperin. Unica collaborazione tangibile tra Hahn e Proust è quella per Les Plaisirs et les Jours: opera singolare, costituita da testi di Proust con le illustrazioni di Madeleine Lemaire e i commenti musicali per pianoforte di Hahn. Pubblicato nel 1896, il libro è frutto degli anni di intimità con Hahn, nelle dimore della Lemaire. Proust si compiace nell’inserire riferimenti all’atteggiamento snob, parte integrante della vita mondana che si respira nei salotti parigini: «tratto comune, stessa follia collettiva, stessa epidemia regnante della quale tutti erano affetti».

Se Hahn non appare nella Recherche, egli è ben presente dietro le quinte, in veste di consigliere e confidente di Proust, e intermediario con gli editori. Oggi stiamo rivalutando Hahn non solamente in quanto compositore, esecutore e saggista, ma anche nel ruolo di "spalla" di Proust; quest’ultimo concentra la sua attività scrittoria durante le ore notturne per trascorrere la maggior parte di quelle diurne nel riposo: una quantità di informazioni contenute nella Recherche sarebbe quindi frutto della frequentazione di Hahn, che, secondo la testimonianza della governante di Proust, Céleste Albaret, era l’unico tra i suoi conoscenti che entrava in casa Proust senza farsi annunciare. Reynaldo, assiduo frequentatore della società parigina, di salotti, teatri e concerti, aggiornato su ciò che succedeva in àmbito artistico, funse quindi da "periscopio di Proust".

Proust pubblica sul Figaro dell’11 maggio 1903 un articolo dove troviamo la più bella descrizione di Hahn, ritratto al pianoforte, in piena esecuzione di una sua mélodie: «Mai, da Schumann, la musica ha avuto lineamenti di verità così umana, d’una bellezza così assoluta, per dipingere il dolore, la dolcezza, la pacificazione davanti alla natura. Ogni nota è una parola – o un grido! La testa leggermente inclinata indietro, la bocca malinconica, un po’ sdegnosa, lasciando scappare il flusso ritmato della voce più bella, più triste e più calda mai sentita, questo "strumento di musica di genio" che si chiama Reynaldo Hahn abbraccia tutti i cuori, inumidisce tutti gli occhi, nel brivido d’ammirazione che propaga lontano e che ci fa tremare, ci piega tutti uno dopo l’altro, in una silenziosa e solenne ondulazione del grano al vento».

Giuseppe Clericetti è autore della biografia in italiano di Hahn, pubblicata nel 2021 per l’Editore Zecchini di Varese: ‘Reynaldo Hahn. Compositore, Interprete, Critico’.

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