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ChiassoLetteraria: la storia degli uomini vista dal mare

Intervista a David Abulafia, professore emerito all’Università di Cambridge e ospite, domenica, del festival di Chiasso

13 maggio 2022
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La sedicesima edizione di ChiassoLetteraria, in programma fino a domenica, ha i porti come tema principale e, dopo l’inaugurazione di stasera con lo scrittore Jón Kalman Stefánsson, domenica alle 10 allo Spazio Officina accoglierà lo storico David Abulafia, professore emerito all’Università di Cambridge e autore di numerosi saggi tra cui ‘Il grande mare’ e ‘Storia marittima del mondo’, Abulafia dialogherà con Benedicta Froelich sull’importanza dei porti.

David Abulafia, perché è importante rileggere la storia guardando ai mari, e al Mediterraneo in particolare?

Se guardiamo al Mediterraneo su una mappa, quello che notiamo subito è la presenza di tre continenti: l’Europa, l’Asia (che geograficamente possiamo considerare una terra unica, l’Eurasia) e l’Africa che nell’Antichità era semplicemente indicata come Libia. L’incontro di queste tre realtà, ognuna con le proprie caratteristiche e la propria storia, ha dato forma alla storia del mondo o almeno a una parte significativa di essa. Ora, scrivere la storia del Mediterraneo, come ho fatto nei miei libri, non significa scrivere semplicemente la storia di un mare, ma nelle terre che vi si affacciano, delle persone che vi abitano. Quello che mi sono chiesto è se è possibile scrivere una storia umana dalla prospettiva del mare, dalla prospettiva delle persone che attraversano il mare, che si incontrano, dei contatti tra civiltà, dei movimenti di merci, persone e anche idee – pensiamo ad esempio alla diffusione, lungo il Mediterraneo, delle idee religiose. Dobbiamo chiederci perché le persone attraversano il mare: ovviamente per andare dall’altra parte, poi per commerciare beni e anche per procurarsi schiavi.

Il Mediterraneo non ha perso importanza dopo la caduta dell’Impero romano? Se come ‘mare nostrum’ era al centro, con il Medioevo è diventato periferia.

Quello che è interessante del periodo del ‘mare nostrum’ è che si tratta dell’unico momento nella storia in cui un singolo potere politico controllava più o meno completamente il Mediterraneo e possedeva più o meno completamente le isole. Questo significava che le persone potevano muoversi liberamente attraverso il Mediterraneo che costituiva quello che ho definito uno "spazio integrato". La storia del Mediterraneo è la storia di un processo di integrazione – iniziato molto prima dei Romani, già durante l’età del bronzo – e poi di un processo di disintegrazione con il collasso della civiltà greco-romana. Ci sono stati poi tentativi di integrazione, riusciti solo in parte: l’Islam ha cercato di controllare il Mediterraneo, fallendo, e lo stesso hanno cercato di fare gli italiani. Nonostante i molti tentativi, quello del ‘mare nostrum’ rimane l’unico momento nella storia del Mediterraneo – un "momento" che è durato centinaia di anni! – in cui si è riusciti a integrare davvero quello spazio.

Una storia umana dei mari immagino non possa prescindere dai porti che fanno da tema a questa edizione di ChiassoLetteraria.

Sì. Dobbiamo sempre ricordarci che stiamo scrivendo la storia di uno spazio che è fondamentalmente inabitabile: puoi ovviamente vivere su una barca, ma escludendo le isole non puoi avere un insediamento umano stabile sul mare. I porti sono quindi un elemento molto importante della storia del Mediterraneo, sono i punti di passaggio dal mare all’entroterra dove vengono effettivamente prodotte le merci che poi vengono commerciate via mare. E qui dobbiamo tenere presente la varietà, geologica e climatica, che abbiamo nel Mediterraneo: ci sono zone in cui è ad esempio molto facile produrre grano e altre che invece dovranno importarlo, diventando di fatto dipendenti dal commercio. Un altro aspetto molto importante dei porti è che quando si ha un certo livello di integrazione, le persone tendono a spostarsi. E i grandi porti diventano posti in cui le popolazioni si mischiano, in cui culture e tradizioni diverse si ritrovano a convivere: italiani, greci, turchi, ebrei, arabi… un multiculturalismo tipico del Mediterraneo che a volte funziona pacificamente, altre volte crea tensioni.

A proposito di convivenze non pacifiche: il mare, lo si è ricordato con gli schiavi, ha anche significato sfruttamento e colonialismo.

Il controllo del mare è sempre stato fondamentale per costruire un potere di tipo imperialistico. Ma ci sono varie forme di potere imperialistico e va ricordato che il colonialismo non è un fenomeno solo europeo: abbiamo diversi esempi anche in Asia. E anche tra i Paesi europei ci sono molte differenze: la Spagna è stata interessata a costruire un impero "di terra" che le potesse fornire argento e oro; il Portogallo invece era più interessato al commercio e alla realizzazione di centri di scambi. In epoca moderna, vediamo gli approcci diversi di Francia, con la conquista dell’Algeria e il protettorato del Marocco, e Regno Unito con un sistema di basi come Gibilterra, Malta, Cipro. Quello che accomuna tutte queste strategie è la convinzione di poter possedere e controllare territori che appartengono ad altre popolazioni.

Possiamo usare questi strumenti per leggere l’attuale guerra in Ucraina? Odessa, Cherson, Mariupol sono importanti porti.

Dal punto di vista della storia del Mediterraneo quanto sta accadendo in Ucraina è molto interessante e temo che non tutti comprendano l’importanza dei tentativi di prendere il controllo dell’Ucraina meridionale unendo fisicamente la Crimea con la Russia.

Odessa è stata fondata alla fine del Settecento da Caterina la Grande espressamente come punto di accesso russo al Mar Nero e da lì al Mediterraneo. È la stessa ambizione che precedentemente aveva portato Pietro il Grande a fondare San Pietroburgo come via di accesso al Baltico e da lì al Mare del Nord e all’Atlantico. Ma Caterina aveva in mente anche le importanti risorse dell’Ucraina, soprattutto il grano che già veniva commerciato a livello europeo. Aprire una via di comunicazione per la Russia, sfamare la popolazione ma non solo e infatti il nome che hanno dato a quei territori è stato "Nuova Russia". Storicamente è stato uno sviluppo molto importante e, venendo all’attualità, Putin ha riattivato quella visione e il rischio è che non si fermi alla Crimea ma voglia proseguire, prendendo Odessa, via di accesso per tutto il territorio ucraino, e ancora più a ovest, la Moldavia. Controllare il Mar Nero è molto importante, ma anche molto complicato, perché si aprono tensioni con la Turchia per l’accesso al Mediterraneo.

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