Culture

‘Traditi da ebrei’, disse Otto Frank: un libro lo conferma

Il padre di Anna lo affermò nel 1948. In ‘Chi ha tradito Anne Frank’ di Rosemary Sullivan, l’indagine che ha portato a questa conclusione

17 gennaio 2022
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Poetessa, biografa, antologista, Rosemary Sullivan è una delle voci più importanti del Canada. Ha acquisito ulteriore fama nel 2015 per ‘La figlia di Stalin: la vita straordinaria e tumultuosa di Svetlana Alliluyeva’, libro frutto di una lunga ricerca tra Russia e Georgia durante la quale l’autrice ha intervistato il nipote di Stalin, i cugini della figlia, colleghi di lavoro e amici, entrando negli archivi russi per leggere la toccante corrispondenza tra Svetlana e il padre, e molto altro. Sullivan torna con il medesimo approccio in ‘Chi ha tradito Anne Frank’ (HarperCollins), nelle librerie dal prossimo 20 gennaio, forse il titolo più atteso delle pubblicazioni del Giorno della Memoria che si celebra il 27 gennaio. Il recente ritrovamento di nuovi documenti, le più aggiornate tecniche investigative sviluppate dall’Fbi hanno rivelato in quale modo, e informata da chi, la polizia tedesca sia arrivata fino all’alloggio segreto in cui si nascondeva la famiglia di Anna Frank. Sullivan ricostruisce l’intero lavoro investigativo messo in atto dal team internazionale costituitosi appositamente per far luce su uno dei misteri irrisolti della Seconda guerra mondiale.

Letto da almeno 30 milioni di persone nel mondo, ‘Il diario di Anne Frank’ contiene la storia dei due anni trascorsi dalla 13enne ebrea con la famiglia e altre quattro persone nel luogo segreto del retro di un edificio di Amsterdam, prima che i nazisti li scoprissero e li inviassero in un campo di concentramento. Malgrado l’imponente mole di saggi, romanzi, articoli, opere teatrali dedicati ad Anne Frank, nessuno, prima d’ora, era riuscito a fornire una spiegazione di come otto persone siano potute vivere nascoste per un periodo di tempo così lungo senza che nessuno si accorgesse della loro presenza. Fino almeno al team di Vincent Pankoke, ex agente dell’Fbi, calatosi su documenti mai analizzati in precedenza, frutto d’interviste ai discendenti di molte persone che conoscevano i Frank. I mesi che hanno portato all’arresto degli occupanti della casa segreta sono così finiti sotto la lente della Squadra Casi irrisolti dell’Fbi, producendo – 78 anni dopo – la sorprendente conclusione: si tratterebbe di Arnold van den Bergh, notaio ebreo di Amsterdam che aveva contatti con i nazisti, uomo al quale era stato ordinato di selezionare i nomi di ebrei da deportare. Denunciato anch’egli dalle Ss in quanto ebreo, l’uomo, ritrovatosi alle strette, avrebbe deciso di scambiare la sua libertà con quella di Anna e di chi si nascondeva con lei. La scoperta darebbe conferma alle convinzioni di Otto Frank, padre di Anna, unico sopravvissuto della famiglia ad Auschwitz-Birkenau, che nel 1948, durante un’intervista, avrebbe detto: “Siamo stati traditi dagli ebrei”.

In ‘Chi ha tradito Anne Frank’, Sullivan porta a conoscenza i professionisti che hanno lavorato al caso, spiega il comportamento dei prigionieri e di chi li ha alla fine catturati, stila il profilo psicologico dei sospettati e offre un ritratto della Amsterdam della guerra, città nella quale ricchezze personali o status sociale non erano garanzia d’incolumità e salvezza.

Giornata della Memoria: altri titoli

Del ‘Diario’, che in occasione della Giornata della Memoria viene riproposto in diverse versioni, si segnala ‘Dov’è Anne Frank’ (Einaudi Super Et) del regista israeliano Ari Folman, con la disegnatrice Lena Guberman. Dopo avere realizzato il graphic novel tratto dal diario della giovane ebrea, Folman racconta la storia di Anne dal punto di vista insolito di Kitty, l’amica immaginaria cui sono confidati i segreti del Diario. L’opera di Folman è una dei molti titoli attesi. A partire da ‘La bambina che non sapeva odiare’ (Solferino) della scrittrice polacca Lidia Maksymowich, con Paolo Rodari e la prefazione di Papa Francesco, libro al cui interno sono contenute le testimonianze – col tempo che passa, sempre più preziose – di chi ha vissuto la deportazione e i campi di concentramento. All’età di tre anni, Maksymowich fu rinchiusa con la madre ad Auschwitz-Birkenau, dove rimase per tredici mesi, diventando una delle ‘cavie’ del famigerato dottor Josef Mengele.

C’è l’esperienza diretta anche in ‘Il ragazzo che disegnò ad Auschwitz’ (Einaudi), scritto dall’israeliano di origini tedesche Thomas Geve, oggi 92enne, internato in quel campo poco più che bambino. In ‘40 cappotti e un bottone’ (Piemme), invece, è contenuta la storia di un gruppo di bambini e ragazzi ebrei salvati a Nonantola, in provincia di Modena, tra l’estate del ’42 e il settembre del ’43, ai quali ha dato voce Ivan Sciapeconi. In ‘Le sarte di Auschwitz’ di Lucy Adlington (Rizzoli), la voce è quella di 25 giovani internate ad Auschwitz-Birkenau, selezionate per disegnare, tagliare e cucire capi d’alta moda destinati alle mogli delle Ss del lager. Altra testimonianza in prima persona è quella di Virginia Gattegno, 99enne di Venezia che, aiutata da Matteo Corradini, torna ai giorni di Auschwitz in ‘Per chi splende questo lume’ (Piemme). Esther Lederman, sopravvissuta all’Olocausto e membro del North Carolina’s Holocaust Speakers Bureau, racconta in ‘La vita nascosta’ (Guanda) come sia sopravvissuta all’Olocausto nascondendosi per ventidue mesi in una fattoria di cattolici, trovando rifugio proprio in Germania per riuscire poi ad approdare avventurosamente negli Stati Uniti.

Si segnalano, ancora, ‘Lo shtetl perduto’ di Max Gross (E/O), che riporta in vita microcosmo dello villaggio abitato da ebrei yiddish dell’Europa orientale. Lia Levi, vincitrice del Premio Strega Giovani 2018, pubblica ‘Ognuno accanto alla sua notte’ (sempre per E/O), ambientato a Roma nel periodo delle leggi razziali, mentre di Edith Bruck si ‘Lettera alla madre’ (La nave di Teseo) con una nuova introduzione dell’autrice, libro scritto all’indomani della morte di Primo Levi.

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