Cinema

Caro Cristopher Nolan, ti scrivo per 'Tenet'

Lettera aperta al regista. Bello, sì, ma abbiamo raggiunto una complessità e un esoterismo tali che anche lo spettatore ben disposto smette di ragionare...

John David Washington e Robert 'Faccia da cotoletta' Pattinson in una scena del film (Warner Bros. Ent.)
26 agosto 2020
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Caro Christopher Nolan,

prima di tutto, ti devo chiedere scusa per aver scritto questa lettera aperta, invece di una normale recensione del tuo ultimo film, ‘Tenet’. Il fatto è che – meglio essere sinceri, nelle lettere – questo espediente mi permette di neanche provare a riassumere la incredibilmente complicata trama del film, di quelle che dovresti andare in sala con due-tre quaderni per prendere appunti e no, all’anteprima non li avevo e comunque non potevo chiedere al proiezionista di fermare un attimo il film per disegnare uno schema di eventi e personaggi (hai deciso di attendere la riapertura dei cinema perché ‘Tenet’, girato in IMAX 70 mm, merita di essere visto in una vera sala cinematografica, ma se le immagini vogliono il grande schermo, la trama ne vuole uno piccolo e personale per raccapezzarcisi o almeno capire se alla fine non resta qualche buco nella sceneggiatura).

Ma non è questo l’unico motivo per cui ho deciso di ricorrere all’espediente della lettera aperta: è che sono uscito dalla sala con una gran voglia di chiederti alcune cose. Intendiamoci: ‘Tenet’ mi è piaciuto molto, è un bel film di fantascienza con stupende scene d’azione e ne consiglio senz’altro la visione – al cinema, e anzi spiace non avere sale IMAX vicino casa. Tuttavia, caro Christopher Nolan, qualcosa non torna. Prendiamo la trama. Sei partito da un’idea semplice e suggestiva: l’esistenza di oggetti (e persone) con entropia invertita e quindi in grado di muoversi indietro nel tempo; cosa che ti ha permesso non solo di avere scene d’azione incredibili, con i protagonisti che si muovono tra edifici che esplodendo tornano in piedi e proiettili che dai muri tornano nelle pistole, ma anche di costruire un intricato meccanismo narrativo che si muove avanti e indietro nel tempo, roba ancora più sofisticata di ‘Dunkirk’ (con l’evacuazione di Dunkerque raccontata in contemporanea da tre punti di vista diversi) e ‘Memento’ (montato “all’incontrario” per mettere lo spettatore sullo stesso piano del protagonista, incapace di ricordare nuovi eventi). L’idea del tempo invertivo ti ha anche permesso di inserire un po’ di citazioni – come quelle del Quadrato di Sator di Pompei, con la frase palindroma “Sator Arepo Tenet Opera Rotas” – e la storia dell’entropia, a prima vista il classico “technobabble” per dare parvenza scientifica a una cosa fondamentalmente indistinguibile dal GiraTempo di Harry Potter, sta già aprendo un nuovo filone di fisica pop sulla plausibilità scientifica di questa inversione temporale. Ecco, con tutto questo, passi la solita caccia al MacGuffin, ma possibile che non ti sia riuscito di trovare niente di meglio che l’eroe che deve salvare l’umanità dalla distruzione? Una cosa del genere non la osano più neanche nelle parodie di James Bond. Non c’è sta stupirsi se alcuni critici si sono messi a fare dell’ironia sulla vera missione di ‘Tenet’, non salvare l’umanità dalla distruzione ma Hollywood dalle piattaforme di streaming…

Poi, il cast; hai trovato degli attori davvero notevoli: il protagonista è John David Washington (di cui ti sei giustamente innamorato guardando ‘BlacKkKlansman’ di Spike Lee) che si confronta con Kenneth Branagh, abbiamo poi l’ottima Elizabeth Debicki, il versatile Aaron Taylor-Johnson, la brava Dimple Kapadia, pure un cammeo di Michael Caine. Cosa ti è venuto in mente di inserire una faccia da cotoletta come Robert Pattinson, oltretutto in ruolo fondamentale? Nelle note stampa affermi che “He’s just fantastic”, ma dopo aver visto la sua interpretazione riesco a immaginarti pronunciare quelle parole solo con una pistola alla tempia. Già che ci siamo: dare un maggiore spessore ai personaggi era così difficile? Capisco che le energie della sceneggiatura siano andate tutte nella gestione degli intricati spostamenti temporali, ma il personaggio di Branagh alterna momenti intensi e interessanti a scene da burletta e quello di Elizabeth Debicki meritava più della madre disperata che “farei di tutto per mio figlio”.

Lo so: son dettagli, e del resto ribadisco che il film mi è piaciuto – e di nuovo consiglio vivamente di andarlo a vedere – ma è chiaro che non sei il regista che si accontenta di dirigere film che piacciono. Ecco, per questo vorrei concludere questa lettera con un consiglio: non esagerare. Perché con ‘Tenet’ abbiamo raggiunto una complessità e un esoterismo tali che anche lo spettatore ben disposto a un certo punto smette di ragionare sull’ingarbugliata trama e si gode le (fantastiche, ma te l’ho già detto) scene d’azione senza pensare troppo a quel che accade – a me è capitato con lo scontro finale. Solo che a questo punto non è più cinema ma, a seconda del numero di esplosioni, videoarte o un film di Michael Bay con le inversioni temporali invece dei Transformers.

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