Culture

Beethoven è ovunque

Da Kubrick a Die Hard, da Chuck Berry a V per Vendetta ai Peanuts: come Beethoven ha influito sulla notra cultura

Statua di Beethoven a Bonn. Con passeggero (Keystone)
15 giugno 2020
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Quando Chuck Berry decise di prendersi una piccola rivincita su sua sorella Lucy, che occupava incessantemente l’unico pianoforte di casa per i suoi esercizi di musica classica impedendo al piccolo Chuck le sue sperimentazioni musicali, scrisse uno dei brani più celebri del Novecento, ripreso tra gli altri dai Beatles e dalla Electric Light Orchestra. Chuck Berry intitolò la canzone ‘Roll Over Beethoven’, appunto perché il compositore tedesco si sarebbe rivoltato nella tomba scoprendo che la musica classica era stata superata dal rock and roll e dal rhythm and blues.

Ma chissà come avrebbe effettivamente reagito, Beethoven, se avesse potuto ascoltare ‘Roll Over Beethoven’ quando uscì nel 1956: probabilmente, più che dalle sonorità sarebbe rimasto stupito dalla chitarra suonata da Chuck Berry o, in caso di una registrazione, che della musica potesse provenire da un disco fatto di uno strano materiale nero… Insomma, lasciamo il Beethoven personaggio storico alla sua epoca e guardiamo piuttosto all’influenza che – 250 anni dopo la sua nascita – continua a esercitare, come testimonia anche la canzone di Chuck Berry che ha scelto proprio Beethoven, per affermare la novità del suo modo di suonare (e per prendere in giro la sorella). Perché Beethoven non è solo un compositore vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento, ma è un’icona della modernità che ritroviamo in mille trasfigurazioni – tanto che è impossibile citarle tutte in questo articolo. Così, per l’arte ci limitiamo al celebre ritratto di Joseph Karl Stieler del 1820, anche perché ha fatto da base per la serie di stampe che Andy Warhol ha realizzato negli anni Ottanta del Novecento. (Esattamente in mezzo tra il neoclassico Stieler e il pop Warhol, troviamo il Fregio di Beethoven di Klimt).

Pochi anni prima di ‘Roll Over Beethoven’, Charles M. Schulz introdusse nei Peanuts il personaggio di Schroeder, ricevitore nella squadra di baseball di Charlie Brown e profondo ammiratore di Beethoven, per il quale riesce a superare i limiti del proprio pianoforte giocattolo facendolo suonare come neanche uno Steinway & Sons in mano ad Arturo Benedetti Michelangeli. Schroeder si ricorda il proprio indirizzo di casa solo perché il civico coincide con l’anno di nascita di Beethoven (1770, ovviamente: si era detto che il 2020 è il 250º anniversario della nascita), e ogni 16 dicembre Schroeder celebra il compleanno del maestro – per quanto non si abbiamo certezze sul giorno esatto di nascita di Beethoven, ma solo che è stato battezzato il 17 dicembre.

Sempre nell’ambito dei fumetti, troviamo Beethoven anche in ‘V per Vendetta’ di Alan Moore: per la precisione, l’inizio della Sinfonia n. 5, quel “da da da dum!” – così lo riporta uno dei personaggi – che in codice Morse indica, appunto, la lettera “v”. L’associazione tra la Quinta di Beethoven e il codice Morse non è peraltro un’invenzione di Moore, ma risale alla seconda guerra mondiale quando la “v” divenne nelle mani di Churchill simbolo di vittoria.

La Sinfonia n. 5 è ovviamente ripresa nell’adattamento cinematografico del fumetto di Alan Moore, diretto dai Wachowski (quando ancora riuscivano a fare bei film). E il cinema è probabilmente il media che più di altri ha reso omaggio a Beethoven. Al personaggio prima ancora che alla sua musica, dal momento che risulta protagonista di un film muto del 1927: ‘Das Leben des Beethoven’ di Hans Otto. In quell’occasione fu Fritz Kortner a impersonare il compositore, ruolo che negli anni è toccato ad alcuni attori di prestigio tra cui Gary Oldman (‘Amata immortale’di Bernard Rose), Ed Harris (‘Io e Beethoven’ di Agnieszka Holland) e Alejandro Jodorowsky nel frastornante ‘Musikanten’ di Franco Battiato.

Ma le musiche di Beethoven non le ritroviamo solo nei biopic a lui dedicati anzi: sono molti i film che accolgono, in maniera più o meno esplicita, suoi brani, tanto che l’elenco dei titoli appare uno sconclusionato affastellamento di generi e stili. Fa strano pensare che è Beethoven a tenere insieme lo sdolcinato ‘L’uomo che sussurrava ai cavalli’ con Robert Redford e il primo ‘Die Hard’, che all’epoca si intitolava ‘Trappola di cristallo’, con Bruce Willis, la commedia ‘… e alla fine arriva Polly’ con Jennifer Aniston, ‘L’uomo che non c’era’ dei fratelli Cohen, alcuni capitoli delle saghe di Jurassic Park e Star Trek, ‘Ace Ventura l’acchiappanimali’ con Jim Carrey, ‘Rosemary’s Baby’ di Roman Polanski, ‘Camera con vista’ di James Ivory e ‘L’attimo fuggente’ di Peter Weir. (Ci sarebbe anche da citare la commedia ‘Beethoven’, con protagonista un San Bernardo, ma meglio non esagerare).
Un discorso a parte merita ‘Arancia meccanica’ di Stanley Kubrick, dove la Sinfonia n. 9 è protagonista al pari di Malcolm McDowell. Nel romanzo di Anthony Burgess infatti Alex viene accidentalmente condizionato contro tutta la musica: è nel film che la Nona diventa il brano che fa soffrire l’ex drugo, fino al tentativo di suicidio accompagnato dal Secondo movimento della sinfonia.

In realtà, cronometro alla mano, nel film ci sono più brani di Rossini che di Beethoven, ma ‘Arancia meccanica’ può contare sulla rielaborazione elettronica della Nona da parte di Wendy (ma all’epoca si chiamava Walter) Carlos.
Sempre a proposito di rielaborazioni contemporanee, da citare il ‘Ludwig van’ dell’argentino Mauricio Kagel, riproduzione di una visita fittizia allo studio di Beethoven nella sua casa di Bonn.

Un accenno alla politica, alla quale peraltro Beethoven stesso non fu del tutto estraneo: pensiamo alla dedica di un’altra grande sinfonia, la n. 3, inizialmente per Napoleone e gli ideali della rivoluzione. Poi il generale si incoronò imperatore, e la dedica venne cancellata.
Oggi la Nona, o meglio un brano dell’ultimo movimento, è inno europeo, adottato su consiglio di Herbert von Karajan sia dal Consiglio d’Europa sia dall’Unione europea. Con un po’ di mal di pancia sovranista: ci fu persino chi giudicò inopportuna (in quanto strisciante propaganda europeista) l’esecuzione della Nona per l’inaugurazione del Lac nel 2015, con l’Orchestra della Svizzera italiana diretta da Vladimir Ashkenazy.

Concludiamo con un assaggio di letteratura: una delle più belle sonate per violino e orchestra, la n.9 “a Kreutzer”, ha infatti ispirato un romanzo breve di Tolstoj, intitolato appunto ‘Sonata a Kreutzer’, storia di gelosia come solo lui sa scrivere. Fatto curioso, il romanzo ha a sua volta ispirato un brano musicale, il primo quartetto d’archi di Janáček.

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