Arte

Urban art Chiasso, un festival per unire le comunità

Da ‘From tag to art’, allo Spazio Officina dal 27 agosto al 20 settembre, a ‘Third year street art’, l'arte secondo le signore e i signori del Tertianum

Carlo Basilico, Torre scenica Cinema Teatro Chiasso (1936)
(Lorenzo Mussi)
26 agosto 2023
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Prosegue il festival Urban Art Chiasso che oltre alla realizzazione di quattro murales site-specific inediti che andranno ad animare il Comune di Chiasso, prevede una mostra – che inaugurerà presso lo Spazio Officina oggi, sabato 26 agosto alle 18 – dedicata all’arte urbana contemporanea. Sono 26 gli artisti esposti per un totale di 62 opere, tra cui 34 sono dell’artista Banksy, figura polarizzante e misteriosa che ha saputo scatenare l’interesse verso l’arte urbana conquistando anche gallerie e musei.

Vicolo dei Calvi, Via degli Albrici, Via Odescalchi e Acquedotto Prà Tiro: questa è la mappa che si sta delineando al festival Urban Art Chiasso. Promuovere l’arte nello spazio urbano, questo è l’obiettivo. Il primo murale, ‘Borders’, è stato terminato a luglio a opera della crew torinese Truly Design, seguito dall’opera murale ‘Bardana ferroviaria’ dell’artista ticinese, americana di adozione, Mona Caron in collaborazione con Mauro Neri, graffitista brasiliano (alla quale Federica Ciommiento ha dedicato un approfondimento nell’edizione di ieri). Mentre, tra pochi giorni, inizierà a lavorare al suo progetto murale Sir Taki, artista ticinese che si esprime in particolare attraverso la tecnica del collage. Infine, la metà di settembre sarà dedicata all’artista messicana Atentamente una Fresa.


Ti-Press
Truly Design, ‘Borders’

Pur non trattandosi in senso stretto di street art, Chiasso vantava già due importanti murali, risalenti agli anni Trenta del Novecento: ‘L’emigrante’ di Pietro Chiesa, realizzato tra il 1933 e il 1934 sulla parete in alto dell’atrio della stazione ferroviaria e la ‘Torre scenica del Cinema Teatro di Chiasso’ di Carlo Basilico, del 1936. «A distanza di quasi 100 anni – sottolinea Nicoletta Ossanna Cavadini – questo fenomeno della street art non poteva lasciarci indifferenti. Sempre più, la fortuna critica della street art, ha fatto si che questi pezzi di muri potessero entrare nei musei, grazie anche alla grafica, alla serigrafia, alla stampa ad alta tiratura». ‘From tag to art: dai graffiti all’artivismo di Banksy… e oltre’ è il titolo della mostra proposta dallo Spazio Officina di Chiasso dal 27 agosto fino al 20 settembre. Le opere esposte hanno un contenuto sociale esplicito e portano all’interno della cornice istituzionale le rivendicazioni nate per le strade. Dal Ticino all’America, dalla Francia all’Italia e al resto della Svizzera, la mostra co-curata dalla direttrice del m.a.x. museo e Spazio Officina Nicoletta Ossanna Cavadini e da Patrizia Cattaneo Moresi, Presidente Aut (associazione Arte Urbana Ticino) rispecchia perfettamente l’identità di frontiera di Chiasso e la vivacità artistica e culturale che ne consegue.


Collezione privata
Speedy Graphito, ‘Urban Karma - HPM3’

Dentro la mostra

La prima parete all’ingresso è dedicata agli artisti ticinesi, il percorso prosegue poi con la scena newyorkese, in cui lo spazio pubblico – a partire dagli anni Settanta – è stato conquistato illegalmente, in contrasto con le forze dell’ordine. Si passa poi alla corrente europea: «JonOne – presente in mostra con le sue opere – ha portato il graffitismo in Europa», spiega Patrizia Cattaneo Moresi. Verrebbe da chiedersi se le opere di arte urbana, inserite nel contesto istituzionale, non perdano il loro valore sociale e di lotta politica. Per Cattaneo Moresi la risposta è ‘no’; Seen – altro artista in mostra – ha iniziato a esprimersi attraverso i graffiti molto giovane, in un tessuto sociale composto da gang e da misure politiche volte a “togliere i ratti dalle strade”: «se venivi arrestato dalla polizia, rischiavi di non uscire vivo di galera, per questa ragione Seen ha iniziato a realizzare delle tele». Lo stesso Banksy ha dovuto pensare di trasporre la sua arte su altri supporti, «ha iniziato a realizzare delle serigrafie per conservare lo spazio pubblico, per evitare che le persone andassero a staccare parti di muro. Non mi viene in mente un altro artista contemporaneo così attivo nell’ambito umanitario, di lui non sappiano nulla, ma lascia che siano le sue opere a parlare – prosegue la curatrice – ma lo fa anche attraverso l’aiuto ai migranti oppure con opere come il ‘Walled Off Hotel’ che Bansky ha realizzato in Palestina». Un impegno civile che a volte si accompagna anche a un riscatto sociale personale, come è successo al writer Pro176 che ha dichiarato che “l'arte l’ha salvato”. Insomma, l’arte urbana contemporanea si inserisce negli spazi museali riuscendo a coinvolgere diversi strati della popolazione, con i festival e le mostre, conquistando il web e influenzando la moda e i costumi, senza perdere la sua natura controversa.

Un grande spazio dell’esposizione è stato dedicato a Banksy, capostipite del graffitismo europeo. Dalle opere esposte emerge subito come la ricerca dell’artista nasca da una narrazione fatta di contraddizioni, che rivelano controsensi e paradossi. Banksy, che è stato presentato come “artivista”, concilia il ruolo di artista e attivista, non perdendo l’occasione per strizzare l’occhio a pubblici diversificati, riportando sempre però l’attenzione a una riflessione che ruota attorno alle guerre, il consumismo, il capitalismo, con un messaggio di pace e spesso prendendo in giro il sistema stesso dell’arte. Tra le opere più note di Banksy è possibile vedere anche copia numerata di ‘Girl with Balloon’.


Ti-Press
Mona Carona, ‘Bardana Ferroviaria’

Tertianum

‘Anche la street art non ha età’

L’iniziativa promossa dal Comune di Chiasso grazie alla realizzazione del murale ‘Bardana ferroviaria’ di Mona Caron su una facciata della struttura Tertianum è riuscita a raccogliere un grande entusiasmo da parte degli ospiti della struttura. Con lo slogan “Anche la street art non ha età”, ha aperto le porte al pubblico presentando l’evento ‘Third year street art’.

I signori e le signore del Tertinum hanno presentato i loro lavori artistici, prendendo la parola e intrattenendo amici e parenti. Il signor Michele, ad esempio, pratica un’arte particolare: tesse lane e cotoni. È una passione che gli arriva dalla gioventù, racconta che «a militare un commilitone realizzava questi centrini per poi venderli al mercato in Sicilia. Ho osservato come faceva e poi gli ho rubato il lavoro. Ogni tre centimetri si mette un chiodo per creare il telaio – spiega Michele a una sala gremita e attenta – poi si crea una trama e una volta finita si toglie dal telaio e si crea spontaneamente questa frangia. Dei miei amici che abitano qui, non c’è nessuno che non ne abbia uno». La signora Lidia invece preferisce dipingere: «Prendo dei fogli e comincio a fare delle forme, un cerchio, un quadrato, e da lì poi viene da sé. Un tempo pitturavo il legno, come si usa in Appenzello, dipingevo armadi, mobili.”

Gli artisti Mona Caron e Mauro Neri hanno assistito alle presentazioni visibilmente emozionati, durante il periodo di realizzazione del loro murale hanno infatti condiviso diversi momenti e i pasti con gli ospiti della struttura e a loro va un omaggio, un gesto di cura da parte di Mona Caron: «La bardana, la pianta che ho scelto, è un’erba medicinale che viene impiegata nella cura dei reumatismi; l’ho immaginata come una sorta di talismano per tutti voi».

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