Ticino

Canone: il Ticino sarebbe il più colpito in caso di sì

21 dicembre 2025
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L'eventuale approvazione dell'iniziativa popolare che mira a dimezzare il finanziamento della SSR avrebbe ripercussioni economiche più rilevanti nella Svizzera italiana rispetto alla Romandia e alla Svizzera tedesca. È quanto emerge da uno studio commissionato dall'Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM). Una centralizzazione delle attività indebolirebbe inoltre in modo particolare le regioni periferiche, come il Ticino.

Secondo lo studio dell'istituto di ricerca BAK Economics, il valore aggiunto lordo - ossia il contributo delle attività della SSR alla performance economica - è sì il più basso in termini assoluti in Svizzera italiana, ma la sua incidenza sull'economia complessiva è quattro volte superiore rispetto alle altre regioni. In Svizzera tedesca e romanda il valore aggiunto si attesta allo 0,1%, contro lo 0,4% nella Svizzera italiana.

"In rapporto all'insieme dell'economia regionale, è in Ticino che l'impatto della SSR è più significativo", scrivono gli autori dello studio. La quota del suo effetto complessivo sull'occupazione rispetto al totale dei posti di lavoro è pari allo 0,8% nel cantone e allo 0,9% sui redditi dei salariati.

A livello nazionale, l'impatto della SSR sui redditi dei salariati è dello 0,3%, ovvero tre volte inferiore. È quindi nella regione italofona che la SSR riveste "la maggiore importanza economica complessiva", indica lo studio, realizzato nel 2015 su mandato dell'UFCOM e aggiornato nel maggio 2024. Alla fine del 2024, 1124 persone lavoravano per la RSI.

Posti di lavoro sovrarappresentati

Secondo lo studio, poco più della metà dei posti di lavoro della SSR si trova in Svizzera tedesca, oltre un quarto in Svizzera romanda. Con una quota del 18%, gli impieghi nella regione italofona risultano nettamente sovrarappresentati rispetto al peso demografico.

Secondo una simulazione, un "sì" all'iniziativa "200 franchi bastano" comporterebbe una diminuzione del valore aggiunto di circa il 46% per la SSR stessa e per le aziende che beneficiano direttamente o indirettamente dei suoi mandati, spiega Michael Grass, responsabile Analisi settoriale e d'impatto presso BAK Economics, interpellato dall'agenzia Keystone-ATS.

Indicazioni più precise sulle possibili conseguenze redazionali per la RSI non sono disponibili. L'ufficio stampa della RSI rinvia a quello della SSR, che sottolinea come, in caso di "sì" all'iniziativa, l'azienda dovrebbe "ridurre la presenza" nelle regioni.

Minoranze linguistiche penalizzate

"Non potremmo evitare una forte centralizzazione", spiega il portavoce della SSR. Questa centralizzazione e l'indebolimento delle regioni avrebbero conseguenze particolarmente nefaste per le minoranze linguistiche e le aree periferiche.

"In caso di sì all’iniziativa, ci sarebbe in generale meno giornalismo regionale, meno produzioni proprie, meno sport e meno cultura", aggiunge il portavoce. Secondo i calcoli di BAK Economics, l'accettazione dell'iniziativa potrebbe comportare una riduzione del 59% del valore aggiunto nella Svizzera italiana e la soppressione di circa 550 posti di lavoro (-57%).

"La RSI è di importanza fondamentale per la Svizzera italiana: garantisce una copertura completa della regione e promuove la lingua italiana e la cultura locale", prosegue lo studio. La SSR contribuisce così a evitare l'isolamento della regione.

Un ridimensionamento di RSI avrebbe "gravi conseguenze per l'economia locale, la formazione professionale, la scena culturale locale e il suo sviluppo", nonché per l'industria audiovisiva regionale e la conservazione del patrimonio culturale. Particolarmente colpita sarebbe la comunità italofona dei Grigioni, sottolinea lo studio.

"La RSI ha un potenziale di risparmio"

Alla domanda di Keystone-ATS se un'eventuale approvazione dell'iniziativa non impoverirebbe ulteriormente il canton Ticino, già economicamente fragile, il comitato d'iniziativa risponde: "Se si vuole rafforzare le imprese, è importante che la doppia imposizione venga finalmente eliminata".

"I collaboratori pagano già un canone per economia domestica e l'imprenditore paga inoltre una tassa sulle imprese fino a 50'000 franchi. Questa doppia imposizione ingiusta deve essere abolita. L'iniziativa alleggerisce il carico per le imprese, ma anche per le famiglie, i nuclei monofamiliari e la classe media", argomenta il comitato.

Interpellato da Keystone-ATS, il consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa (UDC), membro del comitato d'iniziativa, riconosce che il Ticino ha bisogno di un servizio pubblico, che l'iniziativa - a suo dire - non mette in discussione. La RSI dispone di mezzi sovraproporzionati rispetto a SRF e RTS: è giusto e resterà così anche con l'iniziativa, afferma. Tuttavia, secondo Chiesa, la RSI ha un certo potenziale di risparmio ed è - come SRF e RTS - sovradotata. "Per questo l'iniziativa è giusta", sostiene, aggiungendo che la SSR deve concentrarsi "sulla sua missione principale", anche in Ticino.

I risultati dello studio di BAK Economics non sorprendono invece il direttore della Camera di commercio ticinese, Luca Albertoni. È evidente che uno smantellamento avrebbe ripercussioni sulla regione, spiega a Keystone-ATS. Ogni taglio ha un impatto sull'intera economia regionale, sottolinea.