Ticino

Abbassamento del canone a 200 franchi, ‘una Ssr indebolita significa un Ticino più invisibile’

Lanciata dai contrari all’iniziativa Udc la campagna in vista del voto. Mattei (Ssm): ‘Non difendiamo un’azienda, ma un diritto democratico fondamentale’

Alle urne il prossimo 8 marzo
(Ti-Press)
3 dicembre 2025
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‘Non lasciamo segare a metà la nostra Rsi’. Non potrebbe essere più chiaro lo slogan della campagna contro l’iniziativa popolare democentrista sulla Ssr ‘200 franchi bastano’ in voto il prossimo 8 marzo. Campagna lanciata questa mattina in conferenza stampa dall’Uss, l’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa.

A ribadire e rimarcare la propria contrarietà alla proposta dell’Udc è il segretario regionale di Syndicom Nicola Morellato: “Indebolire il servizio pubblico significa indebolire la democrazia. In un contesto globale in cui la disinformazione e gli attacchi alla credibilità dei media si moltiplicano, ridurre il ruolo della Rsi significherebbe privare i cittadini di uno strumento essenziale per formarsi un’opinione libera e consapevole”. Per Morellato, “una società democratica vive di trasparenza e di confronto: senza media forti e indipendenti, il rischio è quello di un’informazione parziale, manipolabile e subordinata agli interessi economici”.

Ha le idee chiare anche la co-segretaria della Vpod Giulia Petralli. Che evidenzia: “Il servizio pubblico è un bene comune, essenziale per la qualità della vita e per la coesione del nostro Paese. È la spina dorsale della nostra società. E, come ogni infrastruttura che funziona, richiede investimenti adeguati; investimenti che qualcuno considera soltanto costi in eccesso”. Si tratta, sostiene Petralli, di “una spirale al ribasso che conosciamo bene: meno risorse, meno personale, più stress, più abbandoni, servizi sempre più deboli. Una dinamica – recrimina – che colpisce prima i lavoratori, ma alla fine tutta la popolazione”. Non solo. “Le regioni periferiche – prosegue la sindacalista – lo sanno meglio di chiunque: senza scuole pubbliche, senza ospedali di prossimità, senza trasporti affidabili, senza una Ssr capace di raccontare i territori, senza servizi amministrativi realmente accessibili, l’uguaglianza territoriale non esiste più”. Va da sé che “per il Ticino questo è ancora più cruciale, poiché siamo l’unico cantone di lingua italiana in Svizzera”. Insomma, il discorso è semplice: “Una Ssr indebolita significa un Ticino più invisibile”.

Va dritto al sodo il segretario regionale del Sindacato svizzero dei media (Ssm) Riccardo Mattei: “Il mondo del servizio pubblico radiotelevisivo, e chi ci lavora, si trova nel punto più critico degli ultimi decenni”. Secondo Mattei, “la Ssr e la Rsi stanno già rispondendo da anni alla richiesta di ridimensionarsi”. Ma “con l’iniziativa anti-Rsi non si parla più di ridimensionamento. Non si parla più di risparmio. Si parla di un arbitrario dimezzamento del budget della Ssr, ed è evidente che con la metà delle risorse non è possibile mantenere tre unità produttive regionali come le conosciamo oggi”. Ed è fermo il sindacalista: “Non stiamo difendendo un’azienda. Stiamo difendendo un diritto democratico fondamentale”.

Presenti alla conferenza stampa, anche Unia e Sev. “Il servizio pubblico – scrive il Sev in una nota – non è un privilegio: è ciò che garantisce a tutti, indipendentemente dal reddito o dal luogo in cui vivono, accesso a notizie verificate, cultura e intrattenimento di qualità”.