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Energia e clima, il Piano cantonale marcia e i numeri migliorano

Il Dipartimento del territorio fa il punto della situazione. Obiettivi confermati, consumi in calo rispetto a due anni fa. Zali striglia politica e banche

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(Ti-Press)
4 febbraio 2025
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Il Piano energetico e climatico cantonale (Pecc) marcia spedito, con i dati attualizzati a mostrare che il calo dei consumi è di fatto una realtà. Con lui, marciano compatti anche gli obiettivi di accelerare l'uscita dai combustibili fossili e di tendere a un Cantone a indipendenza energetica entro il 2050, abbattendo emissioni e consumi. La conferma arriva dall'aggiornamento del Pecc, licenziato dal Consiglio di Stato nel febbraio 2023 e da allora prima in consultazione, poi all'attenzione del Gran Consiglio.

Obiettivi confermati

«Conversione energetica, produzione di energia e approvvigionamento efficienti, sicuri e sostenibili. Ma anche un'efficacia ed efficienza unite al risparmio energetico oltre al pilastro della neutralità climatica». Sono questi gli indirizzi generali confermati davanti alla stampa da Nicola Solcà, caposezione della protezione dell'aria, dell'acqua e del suolo del Dipartimento del territorio. Da raggiungere «con la decarbonizzazione, risparmiando energia, producendo più energie rinnovabili».

Esattamente come sono confermati, due anni dopo, gli indirizzi operativi. Anche i più controversi, come l'approvvigionamento di energia termica da fonti rinnovabili per tutti i nuovi edifici e, entro il 2040, l'installazione di questi impianti sugli edifici già esistenti. Confermato anche che le pompe di calore «dovranno coprire almeno il 60% della produzione di calore» esattamente come si andrà avanti con la riversione dei grandi impianti, l'aumento della produzione nel periodo invernale e la realizzazione di impianti di pompaggio-turbinaggio con funzione di stoccaggio di energia e regolazione della rete. Senza dimenticare, va da sé, tutto lo sforzo verso il fotovoltaico.

L'adattamento ai cambiamenti climatici, riprende Solcà, «è ineluttabile, complesso e riguarda oggi almeno 11 settori. Ognuno fa già molto con le proprie leggi, ma manca una visione d'insieme su quel che si può fare». Da qui la proposta del Consiglio di Stato di «un coordinamento, di una struttura che funga anche da bacino di proposte di misure e possibili strategie. È un tema troppo grande per definirlo attraverso un documento programmatico».

Migliorano tutti i dati

La novità, si diceva, è che la politica portata avanti dal Dipartimento a livello di incentivi sembra portare frutti. Al momento della presentazione del Pecc due anni fa, infatti, in rapporto al 2008 si prevedeva uno scenario di riduzione totale dei consumi energetici al 2050 del 37% e dei consumi pro-capite del 48%. Ebbene, nel documento presentato oggi dal Dt il calo dei consumi pro-capite, coi dati aggiornati, viene stimato del 58%. Idem dicasi per quanto concerne l'evoluzione rispetto a quando è stato adottato il Pec del 2013 (allora non c'era la c di ‘climatico’): se due anni fa il confronto con il 2008 portava a un calo di consumi dell'8%, questo calo sale al 13%. Anche il calo dei consumi pro-capite dopo il Pec 2013 migliora: dal 13% di due anni fa, al 19% di oggi. Di conseguenza, qualche sorriso lo concedono anche le emissioni: sia quelle globali, sia quelle pro-capite vedono un ulteriore calo del 7% in confronto a quanto comunicato nel 2023.

Certo, «siamo ancora in un regime dove l'energia fossile la fa da padrone» spiega Solcà, ma «osserviamo che andrà a diminuire fino a quasi scomparire nel 2050, l'elettrico aumenterà maggiormente e si arriverà a questa stima di quasi il 40% di riduzione dei consumi». Essendo l'energia fossile quella che emette di più, «si conferma la tendenza ad abbattere del 90% le emissioni sia in termini assoluti sia pro-capite. Certo, se tutti faranno la loro parte».

L'importanza degli incentivi

Che la strada tracciata sia buona lo si intravede anche «dalla richiesta del fotovoltaico, che al di là delle fluttuazioni della remunerazione e delle potenziali critiche in questo ambito ormai viene considerato già parte di un edificio, è una tecnica fatta propria e che si vuole promuovere. E che soprattutto conviene, indipendentemente dalle condizioni quadro essendo l'autoconsumo un risparmio rispetto alle fatture che arrivano». Ma si osserva pure «nelle tendenze delle domande di costruzione che vedono gli impianti di produzione di calore. Abbiamo obiettivi ambiziosi, ma anche in questo caso il ricambio sembra stia strutturalmente già avvenendo». Fondamentali, in questo, le politiche di incentivi: «Con il sì del Gran Consiglio ai 100 milioni di franchi per il risanamento e la conversione degli edifici esistenti, ai 27 milioni per le reti di teleriscaldamento e il prosieguo del Fondo energie rinnovabili si conferma l'impegno del Cantone». I crediti ci sono, «bisogna smaltire la lista d'attesa che è di un migliaio di richieste ma è tutto pronto».

Le critiche alla politica...

Tutto questo in un contesto, riconosce il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, «dove non è facile occuparsi di ambiente. È un compito a lungo termine, e la politica sembra quasi del tutto incapace di farlo». Nel senso che, specifica Zali, «in una visione a lungo termine dovrebbe sorgere spontanea la domanda su cosa sia più importante della salute del nostro pianeta. Eppure oltre a del negazionismo che sentiamo qua e là, la presa di consapevolezza avviene a suon di fenomeni devastanti che si ripetono a intervalli preoccupanti». In tutto questo, «la politica sembra influenzata da eventi estemporanei come Fukushima, dove tutti diventano ecologisti, o una pandemia e delle guerre dove, per carità legittime, vengono privilegiate altre esigenze economiche con l'ambiente che prende la pagliuzza più corta e le politiche ambientali vengono rallentate». A tutto ciò il Ticino «dà una visione al 2050 con il Pecc, che però ha bisogno di risorse umane e soldi».

Le risorse umane ci sono, «ce le siamo faticosamente procurate quando il Consiglio di Stato aveva ancora la facoltà di inserire nuovi compiti», punge Zali. Più risorse che vuol dire «più compiti per essere più proattivi». Per i soldi, «bene il credito da 100 milioni passato senza colpo ferire o quasi in Gran Consiglio, ma siamo preoccupati perché abbiamo motivo di ritenere che la Confederazione con la stretta che darà alle uscite andrà a colpire questi finanziamenti che raddoppiano i budget cantonali». Ancora una volta, «con altre contingenze l'ambiente ci finisce di mezzo».

... le critiche alle banche

E se ci sono di mezzo i soldi, attacca Zali, «manca un attore al tavolo: le banche». Perché «lo Stato fa la sua parte, i privati pure, ma il sistema bancario finora a eccezione dell'ipoteca green di BancaStato è quasi totalmente mancato all'appello, non è ancora arrivato quel cambio di paradigma necessario. Se si parla di ristrutturazioni e decarbonizzazione non può essere più semplice ottenere un leasing per una Porsche...».

LA REAZIONE

Bourgoin (Verdi): ‘Dal punto di vista climatico non è ambizioso’

«È un Pecc che fa il suo lavoro, ha allargato lo spettro alle questioni climatiche, ma proprio dal punto di vista del clima non è ambizioso», commenta da noi interpellata la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin. Perché «non presenta strumenti né per la mitigazione, né per la correzione di questi fenomeni. Accadono i disastri e non ci sono soldi, come non ci sono i fondi per prevenire le calamità». Per Bourgoin «protagonista vera della buona riuscita del Pecc è la cittadinanza nel suo agire quotidiano, facendo anche capo agli incentivi che noi chiedevamo di raddoppiare. Bisogna essere meno timorosi nell'aiutare la gente. Esattamente come abbiamo chiesto di anticipare gli obiettivi al 2040 per mettere il turbo, perché parliamo di conseguenze negative future ma che viviamo già ora». Su qualcosa Zali però «ha ragione». Cioè che «la Confederazione col suo pacchetto di risparmi andrà a colpire questa voce di spesa, ed è un atteggiamento vittima di questo modo populista di far politica che promette di risparmiare quando invece i costi dell'inazione di oggi saranno moltiplicati quando la situazione sarà ancora più grave tra nemmeno troppo tempo».