Ticino

Nel 2050 obiettivo -90% di emissioni di CO² e consumi dimezzati

Il governo mette in consultazione il nuovo Piano energetico e climatico cantonale. Zali: ‘Allungare il passo, no a tasse e divieti. Sì agli incentivi’

Il Pecc in consultazione fino al 31 marzo
(Ti-Press)
1 febbraio 2023
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L’indipendenza energetica e la neutralità climatica entro il 2050, certo. E, più precisamente, in rapporto al 2008, sempre nel 2050 uno scenario che prevede una riduzione totale dei consumi energetici del 37%, dei consumi pro capite del 48% e delle emissioni di CO², totali e pro capite, del 90%.

È senza dubbio ambizioso il Piano energetico e climatico cantonale (Pecc) presentato oggi alla stampa dal Consiglio di Stato e messo in consultazione presso tutti gli attori coinvolti fino al 31 marzo. La prima differenza che balza all’occhio rispetto al precedente, licenziato nel 2013, è l’aggiunta di una ‘c’, quella di ‘climatico’. Perché, parola del presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, «il Piano precedente ha funzionato, gli indirizzi erano corretti e valgono ancora oggi. Ma pur con riscontri soddisfacenti sulla qualità dell’aria e dell’acqua, come sulla produzione fotovoltaica, dobbiamo cambiare passo e velocizzarlo». Anche perché, e torniamo alla ‘c’ aggiunta, i cambiamenti climatici incombono: «Il clima si riscalda velocemente, e questa tendenza può essere corretta con un cambio di attitudine – sottolinea Zali –. La siccità sempre più frequente è estremamente dannosa per l’ecosistema e la produzione di energia».

‘La produzione fotovoltaica deve aumentare di 17 volte’

D’accordo, ma cosa prevede questo nuovo Pecc? Innanzitutto «niente di sconvolgente, gli indirizzi presi dieci anni fa come detto sono buoni» spiega il direttore del Dt. Ma l’esigenza, ad esempio, «di aumentare di ben 17 volte l’attuale produzione fotovoltaica nei prossimi trent’anni comporterà un certo impegno». Impegno che è tradotto in questo Piano, che «riassumendo all’estremo dice che dobbiamo decarbonizzare, risparmiare energia e produrre molta più energia rinnovabile». I dettagli arriveranno poi, «definiamo degli indirizzi che la politica dovrà fare propri e tradurre in provvedimenti concreti. Inevitabilmente qualche sacrificio individuale e collettivo sarà richiesto – indica Zali –, ma non si parla di tasse né di divieti. Di incentivi sì però, soprattutto nel settore della conversione degli impianti di riscaldamento e di posa di impianti fotovoltaici, perché bisogna parlare anche di prospettive che sono enormi, vanno colte e possono portare a una nuova economia settoriale che porterà miliardi di investimenti nei prossimi anni». Un primo piccolo passo, «è la creazione di un apposito Ufficio della decarbonizzazione, grazie a uno sforzo economico da parte del Consiglio di Stato».

Vitta: ‘Idroelettrico e attenzione al settore primario e del turismo’

Collegio che, rimarca il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta, «ha lavorato bene con una buon collaborazione interdipartimentale, creando sinergie su temi strategici». Al direttore del Dfe spetta anche fornire tre obiettivi strategici, «ribaditi e rafforzati». Il primo «è far tornare il Ticino proprietario delle sue acque, con la decisione sulle riversioni la politica cantonale ha preso una decisione lungimirante». Poi, continua Vitta, «mantenere e ottimizzare le produzioni di energia idroelettrica esistenti» e «aumentare la produzione idroelettrica rinnovabile, tramite l’innalzamento dei bacini come la diga del Sambuco, e ottimizzare gli impianti con l’Azienda elettrica ticinese».

Il Pecc sarà importante anche per l’economia, soprattutto «nel settore primario e in quello del turismo». Per Vitta «l’agricoltura svolge un ruolo importante per la sicurezza alimentare e per il paesaggio, gli eventi estremi sono una minaccia. Ma ci sono dicevamo delle opportunità, come ad esempio coltivare nuove specie vegetali e l’aumento della produzione viticola». Per quanto concerne il turismo, invece, «il cambiamento climatico è una sfida, a partire dalla diminuzione delle nevicate. Ma allo stesso tempo la stagione estiva si allunga, e con una diversificazione dell’offerta si possono raggiungere dei risultati».

Bernasconi: ‘La strada tracciata è buona’

La base di partenza, a ogni modo, c’è. Lo conferma il capo della Divisione dell’ambiente Giovanni Bernasconi, ricordando come «i risultati dell’applicazione del Piano del 2013 ha portato, rispetto al 2008, una riduzione dei consumi generali dell’8% e dei consumi pro capite del 13%. La direzione è giusta, ma rimane aperto il tema della conversione dai vettori di energia di origine fossile a quelli di energia pulita: è importante portare avanti la decarbonizzazione». Anche se, pure qui, qualche passo avanti è stato fatto. Sempre rispetto al 2008, informa Bernasconi, «le emissioni sono calate del 18% globalmente, e del 23% quelle pro capite». Anche il trend della produzione fotovoltaica è positivo, anzi, «l’aumento è esponenziale». Nel senso che «nel 2021 sono stati concessi incentivi per circa mille impianti, mentre nel 2022 siamo sui tremila». Esattamente come «è davvero in crescita il dato relativo alle pompe di calore».

Inutile girarci attorno, quanto detto da Zali viene ribadito da Bernasconi: «Bisogna allungare il passo». Gli scenari attuali, illustra il capo della Divisione dell’ambiente, «parlano di 1,7 gradi in più in Ticino, e se non ci impegneremo il rischio è che si arrivi ai 2 o 3 gradi. L’obiettivo che si è posto il governo è di avviarsi verso una società al 100% rinnovabile, neutra dal profilo climatico».

Il bosco, un grande alleato

E qualcosa, però, andrà fatto non solo in tema di riduzione di emissioni. Ma anche sullo smaltimento della CO² emessa. Ed eppur si muove anche questa prospettiva: «Si investirà nella tecnologia Power-To-X, che con l’utilizzo dell’energia elettrica cattura la CO² per produrre idrogeno e, abbinato a questa cattura, produce metano». Nell’attesa, però, il Ticino potrà contare su un alleato a costo zero e a chilometro zero: il bosco. Già, perché «siamo fortunati ad avere un bosco che cresce di 5/600mila metri cubi l’anno – rimarca Bernasconi –, e che cattura mediamente 400mila tonnellate di CO². Anche così potremo arrivare a una società non solo neutra, ma con un saldo negativo di emissioni, nel 2050».

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