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Energia, Strategia 2050: con gli investimenti la bolletta salirà

Lo certifica il Consiglio federale rispondendo a un'interpellanza di Marchesi (Udc). La tariffa per l'uso della rete crescerà tra il 27 e il 70%

Il contatore gira
(Ti-Press)
17 maggio 2023
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Dal 27 al 70 per cento. È in questa forbice l’aumento delle tariffe per l’utilizzo della rete elettrica dovuto agli investimenti per l’adattamento richiesto dalla Strategia energetica 2050. È quanto si apprende dalla risposta del Consiglio federale a un’interpellanza del consigliere nazionale dell’Udc Piero Marchesi, una risposta che fa luce sui costi di adattamento della rete e sulla riversione che potrebbero avere sull’utilizzatore finale: famiglie e Piccole e medie imprese. Un salasso, benché sia messo nero su bianco che le cifre non comprendono possibili “misure di flessibilizzazione atte a ridurre i costi”. Anche se, come vedremo, non si andrà molto lontani.

Con ordine. Rispondendo a Marchesi, il Consiglio federale informa che “il 30 novembre l’Ufficio federale dell’energia (Ufe) ha pubblicato uno studio riguardante la rete di distribuzione, nel quale vengono stimati, in diversi scenari e variazioni, gli effetti sulle reti di distribuzione dell’elettrificazione nei settori riscaldamento e trasporti, nonché del forte potenziamento delle energie rinnovabili”.

Tre scenari, dai 45 agli 82 miliardi di franchi investiti per la rete

Ebbene, nello scenario ribattezzato ‘Nessuna variazione, Nv’, quindi mantenendo progetto e obiettivi così come sono, “fino al 2050 sono necessari investimenti per circa 45 miliardi di franchi per il mantenimento e il potenziamento dell’infrastruttura della rete di distribuzione”. Anche, si diceva, “senza ulteriori obiettivi di politica energetica”. Che, se venissero approntati, porterebbero al secondo scenario, ‘Zero base’, che “raggiunge l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero: in questo caso – scrive il Consiglio federale – vengono investiti 30 miliardi di franchi in più rispetto allo scenario Nv”. Tradotto: 75 miliardi di franchi. Ma mica è finita: “Secondo una variazione che tiene conto della soluzione di ampliamento del fotovoltaico approvata dal Consiglio nazionale e dal Consiglio degli Stati nel quadro della legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili (cioè, la variazione fotovoltaico, ndr), rispetto allo scenario ‘Nv’ sono necessari altri 37 miliardi di franchi di investimenti”. Aggiornamento del totale: 82 miliardi.

La distribuzione degli investimenti è suddivisa tra i vari livelli della rete, quindi “25 miliardi sulla rete ad alta tensione, 27 miliardi sulla rete a media tensione e 19 miliardi sulla rete a bassa tensione”. In più, “per quanto concerne i trasformatori, i costi per la trasformazione tra bassa, media e alta tensione sono rispettivamente di uno, quattro e sei miliardi”. In tutti gli scenari prospettati, “una parte considerevole degli investimenti totali riguarda la sostituzione di vecchi impianti e il rinnovo di quelli esistenti”. Il Consiglio federale, d’altro canto, ricorda che “la possibilità di una gestione dell’immissione in rete (controllo delle immissioni) e di un controllo del consumo al servizio della rete e del mercato (flessibilità) possono avere un effetto di riduzione; a questo proposito, lo studio prevede circa un quarto di potenziale di risparmio”.

In attesa di queste riduzioni, intanto l’aumento delle tariffe medie per l’utilizzo della rete fino al 2050 per i consumatori è da brividi. Sempre rispondendo alle domande di Marchesi, il governo infatti – citando sempre lo studio dell’Ufe e rimarcando che non sono ancora comprese le misure atte a ridurre i costi, a oggi da vedere – “nello scenario ‘Nv’ queste tariffe aumentano del 27% per i nuclei famigliari e le Pmi, nello scenario ‘Zero base’ del 63% e nella variazione fotovoltaico, stando al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati, del 70%”. Nella variazione fotovoltaico, con il meccanismo di riversamento in vigore, questo “si traduce nel 2050 in un aumento dagli attuali 9,8 centesimi per chilowattora (kWh) (valore medio) a 16,6 centesimi/kWh per le tariffe a bassa tensione. Questi valori corrispondono alla media svizzera”.

Ciò detto, “i consumatori finali con impianti fotovoltaici che coprono il loro consumo proprio sono esentati dall’aumento dei corrispettivi per l’utilizzo della rete. Pertanto i costi vengono distribuiti su un minor numero di consumatori finali”. Attuare delle misure di “flessibilizzazione” per ridurre i costi attenua in generale l’aumento delle tariffe per l’uso della rete, scrive retoricamente il governo federale. Quanto si potrebbero ridurre, però? “L’aumento medio, ad esempio della variazione fotovoltaico, è solamente del 40%”. “Solamente”.

Marchesi: ‘Decarbonizzare sì, ma con tempi e passi giusti’

E Piero Marchesi, interpellato da ‘laRegione’, quantifica – per carità, a spanne – l’aumento in bolletta: «Dipende dai chilowattora consumati ovviamente, ma considerando l’utilizzo medio di una casa unifamiliare l’incremento è variabile tra i 350 e i 450 franchi l’anno. Solo per l’utilizzo della rete, solo per quella voce in bolletta». Insomma, il consigliere nazionale Udc ribadisce come «questa ultima comunicazione del Consiglio federale conferma che la strategia di puntare tutto e subito sulle rinnovabili provocherà costi che non vengono mai menzionati né considerati nel dibattito, costi che incideranno e molto sul budget di famiglie e Pmi. E il tutto si aggiunge alle sovvenzioni pagate dai contribuenti». E Marchesi si collega alla prossima votazione del 18 giugno sulla Legge sul clima, «dove si ripete lo stesso copione: i proponenti sostengono che non ci saranno costi a carico dei cittadini, ma non è vero».

Se da un lato ci sono i costi, è altrettanto vero che l’Udc non è particolarmente incline a certi discorsi di riconversione energetica però... «Decarbonizzare è l’obiettivo a tendere – replica Marchesi –, ed è condiviso da tutti. Ma con i passi giusti e sopportabili, perché l’approvvigionamento sia garantito e perché i costi non siano talmente alti da mettere in difficoltà famiglie ed economia. Sono i tempi e i modi il problema, la neutralità climatica è prevista per il 2050 ma intanto entro il 2031 si dovranno dimezzare le emissioni... e considerando l’immigrazione e contando quante persone in più consumano e quindi inquinano sarà problematico».

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