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Votazione sulle targhe e opuscolo, ‘valutiamo il ricorso al Tf’

Dopo che il Consiglio di Stato ha respinto i due reclami sulle modifiche della Cancelleria ai testi, Centro/Ppd, Ps e Verdi pensano ai prossimi passi

I ticinesi alle urne il 30 ottobre
(Ti-Press)
8 settembre 2022
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«Si tratta di un precedente pericoloso che non ci piace, ci preoccupa e che soprattutto è poco in linea con la tradizione democratica del nostro paese». E ancora: «Dobbiamo approfondire le motivazioni appena ricevute dal governo, abbiamo 30 giorni per valutare se fare ricorso o meno… ma posso anticipare che molto probabilmente non ci fermeremo e andremo davanti ai giudici dell’Alta corte». Escono fulmini e saette dal telefono quando, poco dopo la nota governativa con cui si informa di aver respinto i due reclami sull’opuscolo informativo, raggiungiamo il primo firmatario dell’iniziativa popolare ‘Per un’imposta di circolazione più giusta’ Marco Passalia.

Iniziativa che andrà al voto popolare il 30 ottobre e che, ricordiamo, chiede un nuovo calcolo per l’imposta con un plafonamento a 80 milioni di franchi (poi diventati 85,2) e che il computo sia basato solo sulle emissioni di Co2. Ebbene, la contestazione all’opuscolo - scriveva nel ricorso l’avvocato Gianluca Padlina -, nasce dal fatto che la Cancelleria secondo i reclamanti abbia modificato una parte del loro testo, "un passaggio relativo ai motivi per votare No al controprogetto, nel senso che la differenza tra iniziativa e controprogetto sarebbe stata indicata come ‘leggermente inferiore’ e non come di circa 10 milioni di franchi (derivante dalla differenza tra 85,2 milioni dell’iniziativa e i 96,3 del controprogetto". Il giorno dopo, è arrivata pure la notizia che sarebbe stato modificato "anche un passaggio relativo ai motivi per votare Sì all’iniziativa, indicando che lo sgravio sarebbe stato quantificato in soli 15 milioni di franchi e non 25 milioni di franchi come indicato da parte degli iniziativisti (calcolati quale differenza tra i circa 110 milioni incassati negli ultimi anni e gli 85,2 milioni dell’iniziativa".

E il deputato del Centro davanti a questo pollice verso dell’Esecutivo a ripristinare il loro testo originario è «innanzitutto deluso», ma l’amarezza è tale che «pur non volendo essere polemico non posso non ricordare ancora una volta che noi con questo reclamo volevamo dare ai cittadini le stesse informazioni utilizzate nel dibattito parlamentare. I nostri numeri, le nostre cifre - rimarca Passalia - sono state fornite dal Consiglio di Stato, non ce li siamo inventati noi». Il dispiacere aumenta «perché i cittadini, gli elettori meritano un’informazione franca e oggettiva prima di esprimersi su un’iniziativa popolare». Va da sé che «trovarsi questi ostacoli davanti, uno dopo l’altro, delude molto».

Senza dimenticare che questa è solo una delle due iniziative popolari del fu Ppd e ora Centro sulle imposte di circolazione. «Ricordo a tutti - afferma infatti Passalia - che c’è un’altra iniziativa parallela, ‘I cittadini non sono bancomat’, che banalmente chiede la restituzione dell’imposta di circolazione prelevata in eccesso nel 2017 rispetto all’anno prima. L’iniziativa l’abbiamo congelata per portare avanti quella su cui la popolazione si esprimerà a fine ottobre, ma a queste condizioni credo che sia importante riconsiderarla e ricominciare a parlarne».

Respinto anche il reclamo rossoverde

Erano due i reclami, si diceva. Ed è stato respinto anche quello proveniente dal fronte rossoverde, che riguardava il proprio controprogetto che sarà opposto all’iniziativa popolare in votazione. Dal canto loro i deputati Ivo Durisch (Ps) e Samantha Bourgoin (I Verdi) contestavano la tabella esemplificativa delle emissioni e dei relativi costi dell’imposta di circolazione per le differenti categorie di veicolo contenuta della parte del fascicolo dedicata alle ragioni per votare a favore dell’iniziativa. Secondo loro, infatti, le cifre sarebbero di molto inferiori alla media della categoria stessa, rivelandosi dunque "deliberatamente fuorvianti".

Nelle motivazioni inviate ai due reclamanti, il Consiglio di Stato scrive che i dati a cui si fa riferimento "potrebbero essere corretti se si potesse risalire a dei tipi di veicoli effettivamente esistenti e venduti sul mercato, senza ricorrere all’indicazione astratta di emissioni attribuite a modelli indicati genericamente. Per contro – continua il testo – non sembra completamente precisa la frase che introduce la suddetta tabella (‘Con la presente tabella mostriamo il confronto delle tipologie di auto più diffuse in Ticino’, ndr) poiché da quelle elaborate dalla Sezione della circolazione (...) sembrerebbe trattarsi di valori piuttosto bassi per la categoria cui si riferiscono, con conseguente possibilità di ipotizzare che all’interno delle singole categorie siano stati presi come riferimento dei veicoli con emissioni di CO2 inferiori alla media" o calcolati "secondo parametri precedenti". Tuttavia, per il governo si tratta di "aspetti secondari che non inficiano la correttezza dei dati riportati nella tabella".

Da noi interpellato Durisch – riportando la posizione anche di Bourgoin – afferma che «l’elemento importante è che nel merito dell’informazione verso i cittadini il Consiglio di Stato ci dà ragione indicando che i valori pubblicati in quella tabella verosimilmente sono nella media inferiore della categoria. Da nostre verifiche in realtà sembrano essere fra le più basse della categoria. In ogni caso questo comporta che non siano rappresentativi». Sul fatto invece che per il Consiglio di Stato si tratti di aspetti secondari, Durisch replica che «la questione è grave, eccome, perché è in base alla tabella dei costi che il cittadino deciderà come votare». D’altra parte il deputato Ps accoglie con favore il fatto che, come annunciato dal governo, sul parco veicoli attualmente circolante in Ticino sono in corso delle simulazioni per valutare l’impatto che deriverebbe applicando le due proposte in votazione. «Speriamo che vengano fatti al più presto e resi accessibili a tutti i cittadini. L’obiettivo del nostro reclamo è che la popolazione voti con cognizione di causa». Quanto al ricorso, comunica Durisch, «valuteremo nei prossimi giorni».

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