Ticino

Lupo, allevatori davanti al governo: ‘Verso crisi irreversibile’

Le associazioni di allevatori e agricoltori hanno portato una lettera al Consiglio di Stato. Zali: ‘Da parte nostra chiesto un cambio di passo federale’

31 agosto 2022
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È stata messa nero su bianco la richiesta da parte del Consiglio di Stato alla Confederazione affinché «faccia un cambio di passo, perché nella situazione attuale vi è frustrazione anche da parte nostra». Esprimendosi in questi termini durante una conferenza stampa, il direttore del Dipartimento del territorio (Dt) Claudio Zali ha reso noto che il governo cantonale ha scritto una lunga lettera all’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) «lamentando in buona sostanza un’escalation oramai innegabile nel numero delle predazioni negli ultimi tempi e in particolare quest’anno». Il riferimento è agli attacchi ad animali da reddito sul territorio ticinese da parte del lupo che – ha fatto un paragone Zali – nel 2020 si conteggiavano in 22 casi, nel 2021 in 14 casi, mentre nel 2022 sono già 39 casi, ma «soprattutto 28 di questi si sono verificati tra fine giugno e fine agosto». Puntualizzazione, quest’ultima, fatta dal direttore del Dt per giustificare che «quando a maggio ne parlavamo, dopo le prime predazioni di Cerentino, i numeri assoluti erano ancora piuttosto in linea col passato, mentre ora si vede una tendenza che effettivamente richiede un cambio di paradigma».

A questo punto si attendono delle risposte da parte della Confederazione: «La prima di queste – ha detto Zali – è necessariamente una modifica del quadro legislativo nazionale che consenta una maggior autonomia e soprattutto una maggior facilità nel procedere alla regolazione di popolazioni che sono sempre più importanti o quantomeno si palesano con predazioni le cui cifre sono lì da vedere». Nella lettera è stato anche chiesto all’Ufam di affrettare i tempi degli esami del Dna «che arrivano con mesi di ritardo – ha evidenziato il presidente del Consiglio di Stato –. Ci rendiamo conto che è una missione che deve essere fatta in equilibrio tra le esigenze di protezione del lupo e i legittimi interessi dell’agricoltura di montagna, ma in questo momento tali equilibri sono compromessi».

‘Conteggio ufficiale fermo al 18 giugno’

Un paio d’ore prima, in mattinata, diversi membri di organizzazioni ticinesi preposte alla difesa dell’allevamento e dell’agricoltura si sono dati appuntamento davanti a Palazzo delle Orsoline per consegnare una lettera al governo cantonale in cui si rende conto dello stato delle predazioni da lupo quest’anno e che chiede di abbattere gli esemplari responsabili delle aggressioni. "Ci troviamo nostro malgrado a scrivere di nuovo al vostro Consiglio in quanto la situazione sul fronte predazioni, in questa estate 2022, sta assumendo proporzioni mai registrate in precedenza e sta portando a una crisi irreversibile della pastorizia in Ticino", esordisce la missiva, in cui si critica il fatto che "l’Ufficio caccia e pesca (Ucp), preposto al monitoraggio e alla comunicazione secondo le disposizioni federali, non sembra più in grado di tenere il passo e l’elenco delle predazione pubblicamente consultabile è fermo al 18 giugno 2022". Motivo per cui l’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (APTdaiGP) ha essa stessa stilato "un elenco circostanziato", basato sulle segnalazioni dell’Ucp e della Consulenza agricola (Uca), stando al quale negli ultimi otto mesi il numero di capi predati ritrovati ammonta a 197, quelli dispersi a oltre 50, mentre quelli feriti a diverse decine.

Alla luce di tali cifre, le associazioni chiedono al Consiglio di Stato di "riesaminare urgentemente tutti i casi di possibile abbattimento dei lupi che potrebbero essere soppressi sulla base delle norme in vigore". E pure che si predispongano le condizioni affinché "in tutti i casi di superamento della soglia prevista dalla legislazione federale vengano automaticamente e rapidamente esaminate le condizioni per l’abbattimento e che le conclusioni di queste verifiche vengano rese pubbliche con un comunicato ufficiale che riporti tutte le giustificazioni del caso". L’auspicio finale è che il governo "prenda coscienza della gravità della situazione, dell’inerzia fin qui dimostrata e che si agisca di conseguenza con la massima urgenza".

Illustrando i motivi della manifestazione, Armando Donati, presidente dell’APTdaiGP, ha spiegato che assieme all’Unone contadini ticinesi (Uct) «abbiamo già scritto tre lettere raccomandate al Consiglio di Stato, la prima in aprile, e altre due in luglio e agosto, senza mai ottenere risposta. Così abbiamo provato a consegnare a mano questa nuova lettera dove chiediamo di applicare finalmente la "Strategia Lupo" che contempla già ora la norma legale secondo cui se il lupo ha ucciso oltre 15 capi (10 in certi casi) si può partire con una verifica dell’abbattimento. E stando ai nostri dati ci sono 9 o 10 lupi che potrebbero essere abbattuti. Non capiamo il motivo per cui nulla si muove». La situazione dipinta da Donati è cupa: «Molti allevatori sono in profonda crisi o addirittura depressi, mentre numerosi alpi vengono abbandonati». Rispetto ai sussidi elargiti dallo Stato per implementare le misure a protezione delle greggi, Donati è convinto che non facciano la differenza: «Questi interventi sono dei cerotti che alla lunga non funzionano. Se nei prossimi 2-3 mesi si riesce a girare la situazione, qualcosa possiamo ancora salvare, altrimenti assisteremo a un triste cambio epocale».

Sulla stessa lunghezza d’onda Sem Genini, segretario agricolo cantonale, che a sua volta rimarca come sia in corso un anno «catastrofico. Lo stato delle cose è gravissimo e per noi era importante fare il reale punto della situazione sui capi predati in Ticino e consegnare al governo questo scritto per fornirgli un quadro aggiornato. Abbiamo contemporaneamente colto l’occasione per sensibilizzare i nostri parlamentari a Berna».

Deputazione ticinese alle Camere, l’incontro

Poco prima, infatti, la deputazione ticinese alle camere federali presente a Bellinzona ha ricevuto alcuni dei manifestanti per uno scambio sul tema. Incontro che, secondo Omar Pedrini, presidente Unione contadini ticinesi (Uct) «è andato bene. Abbiamo potuto esprimere i nostri sentimenti di difficoltà e di paura sulla situazione attuale, e il nostro interesse che le modifiche di legge vengano portate avanti. Il nostro sentore è che in buona parte siamo sostenuti dalla deputazione. Speriamo che l’incontro di oggi aiuti a far capire che cosa comporta la perdita dell’allevamento ovicaprino sulle nostre montagne, con tutta una serie di conseguenze indirette come la perdita di territorio, la scomparsa dei sentieri e di prodotti agroalimentari».

Consiglio federale: ‘Più margini di manovra’

Nel frattempo qualche segnale positivo per gli allevatori è arrivato da Berna. Nel pomeriggio si è appreso infatti che il Consiglio federale esprime sostegno nei confronti degli sforzi del parlamento per una regolazione efficace della popolazione del lupo in Svizzera, ritenendo che sia "opportuno estendere il margine di manovra per l’abbattimento di singoli esemplari". La Commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati aveva presentato nell’ottobre 2021 un’iniziativa parlamentare per la regolazione preventiva delle popolazioni di lupi e non solo, come oggi, in seguito a danni o grave pericolo – ricorda il Consiglio federale in una nota –, giudicando opportuno estendere il margine di manovra come richiesto. "Ciò consentirebbe ai Cantoni di eliminare i lupi che diventano pericolosi per l’uomo". Il Consiglio federale si oppone però alla partecipazione della Confederazione ai costi per il personale dei Cantoni nella gestione del lupo.

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