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Eruzione Tonga, il ‘suono’ dell’esplosione anche in Ticino

Non solo i barometri hanno registrato un’oscillazione importante, anche i sensori infrasuoni hanno captato le onde causate dal vulcano

Immagine della violenta eruzione ripresa dal satellite Giapponese Himawari-8, elaborazione CIRA RAMMB
(Meteo Svizzera)
17 gennaio 2022
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“Il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Sicuramente a molti, leggendo questa frase, saranno tornati in mente i momenti passati sui banchi di scuola quando, a fisica, il docente cercava di spiegare la teoria del caos.

Il principio per cui piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono portare a grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.

E quindi, un leggero spostamento d’aria può essere il punto d’inizio di un potente ciclone. Ma può essere vero anche il contrario: da un feroce tifone si può arrivare, man mano che ci si sposta, a un soffio di vento quasi impercettibile.

Un po’ come quanto successo sabato con l’eruzione del vulcano sottomarino di Tonga, la cui violenta esplosione ha generato un’onda d’urto così potente da espandersi in lungo e in largo per il globo, arrivando anche in Svizzera. Diversi barometri “rossocoraciati” (ma non solo) hanno infatti registrato un’oscillazione della pressione atmosferica abbastanza importante.

C’è onda e onda

Ma non solo i barometri hanno segnato un’alterazione dei flussi e pesi d’aria. Anche i sensori infrasonici, utilizzati in ambito astronomico, hanno captato delle vibrazioni, ma stavolta di tipo sonoro. A spiegarci meglio quanto accaduto un paio di giorni fa, il già professore di fisica, nonché astronomo amatoriale Stefano Sposetti.

«Come membro della Specola Solare Ticinese e della rete Fma, dispongo di un’attrezzatura a sensori infrasuono, che serve principalmente per osservare il passaggio delle meteore. In Svizzera ne abbiamo quattro. Due di questi si trovano in Ticino: uno a Locarno, appunto alla Specola e il secondo è qui, a casa mia - afferma il docente, che continua - Come funzionano? Il meccanismo è semplice: sono dei microfoni molto sensibili che riescono a captare suoni impercettibili. Si parla di microonde che viaggiano sotto i 20 hertz. Queste onde sonore vengono prodotte dai meteoriti di passaggio e attraversano la nostra atmosfera».

Ma come è possibile che un evento terrestre sia stato registrato da apparecchi che studiano fenomeni celesti?

«Perché le onde rimbalzano sulla Terra, esattamente come le loro “simili” di pressione, quelle che vengono percepite dai barometri. Mettendo a confronto i grafici (di barometri e sensori infrasuono) è impressionante constatare come due modi diversi di rilevare un fenomeno abbiano riportato valori molto simili».

Così lontani, così vicini

Un risultato questo che mostra l’unicità, quanto la potenza e violenza, di quanto successo nel Pacifico. Le onde d’urto e suono prodotte dall’esplosione hanno circumnavigato il globo, arrivando a toccare anche la nostra piccola Svizzera, distante ben 17300 km. Attorno alle otto di sera di sabato, le prime oscillazioni, che si sono protratte fino alle sette del mattino del giorno dopo.

«È molto interessante, poiché nel caso del suono, si vedono due “ondate”. La prima, in cui le vibrazioni sono rimbalzate dal Pacifico, al Polo Nord, per arrivare poi da noi. La seconda è arrivata facendo un viaggio opposto, dall’estremo Sud al continente europeo, con qualche ora di ritardo - cinque per la precisione - poiché il percorso è stato più lungo -, conferma entusiasta il docente, che conclude - Questo evento è stato straordinario. Non avevo mai visto una cosa del genere in cinque anni con queste apparecchiature. Certo, capita di percepire grandi esplosioni, come ad esempio quella di Beirut, nell’agosto del 2020. Ma così, mai».

La natura, per l’ennesima volta, ci mostra la sua potenza ricordandoci che, questo immenso pianeta tinto di blu, immenso, alla fine, non lo è mica tanto, se messo a confronto a grandi eventi. E che pure i confini, alla fine, non sono altro che un costrutto del nostro genere, segni tracciati dalla mano dell’uomo. Questo insegnamento sarebbe da applicare anche nella gestione dei cambiamenti climatici, senza confini di sorta.

Poiché, alla fine, anche il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano. Dall’altra parte del mondo.

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