Ticino

L'agente condannato per post nazisti ora minaccia un vandalo

Paventa il pestaggio dell'ignoto che ha colpito la sua auto. Fu promosso a sergente maggiore nel 2018 sebbene su Facebook inneggiasse a Hitler e Mussolini

(archivio Ti-Press)
13 aprile 2021
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Scendi nel parcheggio, trovi la tua automobile vandalizzata. Chiaro che non la prendi bene. Da lì a minacciare di pestaggio sui social l'ignoto responsabile, però, dovrebbe passarcene. Soprattutto se sei un sergente maggiore della Polizia cantonale. A maggior ragione se qualche anno fa eri stato condannato per aver postato sui social contenuti di stampo nazifascista, eppure nel frattempo ti hanno perfino promosso. Sembra invece essersi dimenticato della divisa l’agente che stasera, dopo aver scoperto i segni di vigorose sprangate sulla carrozzeria dell’auto, ha pensato bene di affidarsi a Facebook per rivolgersi a “quel succedaneo d’uomo nonché figlio di padre ignoto”. L’“omuncolo” è avvertito: “La mia auto la troverai lì spesso e se ti fa star bene puoi continuare a danneggiarla ma ti avviso: è un po’ come la roulette russa, può andare sempre bene come può anche non essere così”, al punto che il teppista rischierebbe di trovare “la Kinder sorpresa”.

L’agente poi abbandona la metafora per farsi capire meglio: se gli capiterà di incontrarlo, dice al vandalo, “ti posso assicurare su tutto ciò che ho di caro a questo mondo che per il tempo necessario dimenticherò chi sono nella vita e sarà forse l’unica volta che non vedrai l’ora che arrivino in tuo aiuto i tanti odiati sbirri! Applicherò un'antica legge non comune alle nostre latitudini...”. Suona poco raccomandabile la conclusione del post: “Ora ti lascio caro ‘amico’, sperando di incontrarti presto”.

Va detto che l'autore del post, di età attorno alla sessantina, non sa chi sia lo scellerato che gli ha fatto a pezzi la carrozzeria, anche se una mezza idea se l'è fatta: potrebbe essere colui che “da quattro anni, più precisamente dalla mia vicenda di Facebook, mi insulta e minaccia regolarmente in Messenger (naturalmente celato dietro falso nome)”. Il riferimento è al servizio di messaggistica privata di Facebook. Lo scritto prosegue: “A questi voglio dire che è entrato nella mia vita e nella mia vita non c’è democrazia! Se hai una particolare nevrosi nei miei confronti o senti di avere risentimento o rabbia, o magari invidia, ti invito ad affrontarmi a viso aperto”. 

'La soluzione per questi maiali’

Viene naturalmente da chiedersi se una persona apparentemente così irascibile sia al suo posto nel ruolo di sergente maggiore, oppure se avessero ragione coloro che nel 2018 ne deploravano la promozione riconosciuta "a fronte delle sue capacità professionali" e "in ragione del fatto che ha scontato le sanzioni comminategli, sia amministrativamente sia penalmente". D'accordo, però si trattava comunque – questa la sostanza delle obiezioni all’epoca – di qualcuno che nel 2015 aveva postato su Facebook foto di Benito Mussolini e Adolf Hitler col commento “La soluzione! L’unica per questi maiali!”. E ancora – come rivelato a suo tempo dal portale d’informazione ‘Gas social’ – “gialli con gialli, neri con neri, musulmani con musulmani! D'altronde se Dio ha creato continenti e razze un motivo c'era!”. O ancora: “A mali estremi… estrema destra”. Condannato a suo tempo a 90 aliquote pecuniarie giornaliere, sospese condizionalmente per un periodo di due anni, l’agente era stato poi pienamente reintegrato nelle sue funzioni. A contestare in seguito la promozione, tra gli altri, anche la Federazione svizzera delle comunità israelite e la Commissione federale contro il razzismo.

Interpellata sulla vicenda di stasera, la Polizia cantonale ha risposto tramite il suo portavoce Renato Pizolli, che prendendo tempo in attesa di ulteriori accertamenti ci ha detto: «Abbiamo preso atto di quanto segnalato e da parte del Comando della Polizia cantonale sono state avviate le verifiche del caso. Al momento è prematuro esprimersi oltre. Si precisa comunque che già sin d'ora la direzione della Polizia cantonale deplora i toni e i contenuti del post in questione».

 

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