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Manuele Bertoli: ‘Chiusure? Valuteremo caso per caso’

Il consigliere di Stato, responsabile della scuola, ricorda che non ha senso parlare ora di lezioni a distanza generalizzate

Manuele Bertoli, direttore del Decs (archivio Ti-Press)
17 gennaio 2021
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Le misure più restrittive, per quanto riguarda lo sport dei giovani al di sotto dei 16 anni, sono rivolte per il momento solo al distretto del Mendrisiotto. La quarantena obbligatoria e l’insegnamento a distanza vale invece solo per la scuola media di Morbio Inferiore. Dobbiamo attenderci provvedimenti analoghi anche per altre scuole del Cantone? «Non mi chieda profezie. Per ora queste misure valgono solo per il Mendrisiotto. Qualora si presentassero altri casi della variante inglese del Covid, sentite preventivamente le autorità sanitarie, decideremo puntualmente. In questo momento non ha senso fare ulteriori previsioni», afferma Manuel Bertoli, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs). «Non è saggio di fronte alla pandemia che muta costantemente fare troppe ipotesi. Se ci sarà il caso e a seconda dei numeri, vedremo come agire rispettando i protocolli che abbiamo stilato. Nel caso della scuola media di Morbio Inferiore, come Dipartimento ci siamo attivati subito per la formazione a distanza e per mettere a disposizione i computer alle famiglie che ne sono sprovviste», continua Bertoli il quale precisa che se la Confederazione deciderà di decretare l’obbligo dell’insegnamento a distanza, almeno per le scuole post-obbligatorie, il Ticino si adeguerà. «Alla Conferenza dei direttori della pubblica educazione (Cde) ho tenuto però a precisare che non siamo solo di fronte a un’emergenza sanitaria, ma anche al rischio di un buco formativo per i giovani. Altro aspetto su cui secondo me non si riflette abbastanza è che lasciando a casa i ragazzi più grandi, questi non staranno buoni buoni dentro le mura domestiche. Abbiamo visto cosa hanno fatto sabato gli adulti, con i centri commerciali presi d’assalto in prospettiva della chiusura di molti negozi di domani. I ragazzi non hanno un grado di sopportabilità delle misure restrittive più elevato degli adulti», aggiunge ancora Bertoli.

‘I ragazzi sono più al sicuro a scuola’

Della stessa idea è anche Stefan Wolter, della task force Covid della Confederazione e direttore del Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa. Per l’esperto, i ragazzi sarebbero più al sicuro a scuola che a casa. “Se gli istituti scolastici venissero chiusi, i danni per i bambini sarebbero potenzialmente enormi”, argomenta Wolter intervistato dalla Nzz am Sonntag. Rischiano infatti lacune nell’istruzione e possibili problemi psicologici. “Soprattutto per i bambini e i giovani che stanno per cambiare scuola, questo può avere un serio impatto su tutta la loro carriera successiva”, ha affermato. Pensiero condiviso anche da Manuele Bertoli.

Infine c’è il problema dei trasporti pubblici. «Questa è una cosa che la Confederazione deve risolvere cambiando i parametri in tempi di pandemia. Se in periodi normali la capienza di un mezzo è di 100 persone, questo limite va ridotto quando c’è un problema sanitario. Ma è competenza di Berna deciderlo e non delle singole aziende di trasporto».

È da quasi un anno che si parla di questo problema, ma non si è ancora presa una decisione, probabilmente per ragioni finanziarie. «Non credo che sia quello l’ostacolo, ma è certo che dalla revisione dei parametri verrebbe una risposta convincente, perché tutte le altre sono in realtà soluzioni parziali», commenta Bertoli che comunque sottolinea che «se il problema è, per la variante inglese del Covid-19, l’effetto aerosol, non è che trasportando 50 persone invece di 100, si risolve qualcosa».

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